TRAMA
Il 10 giugno del 1940 l'Italia fascista entrava in guerra, persuasa da un'illusione storica e da calcoli politico-militari totalmente errati.
A Napoli, diventata uno strategico trampolino di lancio verso il Mediterraneo, la guerra portò enormi disastri, inghiottendo non
solo più di ventimila civili innocenti, ma danneggiando e devastando per sempre una grande fetta del patrimonio storico, artistico e
culturale della città. La stessa sorte, seppur in misura minore rispetto alle tragedie della problematica città partenopea, toccò ad
altre zone della regione. Numerosi centri furono prima bombardati dagli angloamericani, poi colpiti dai nazisti in ritirata, e
successivamente usati e violentati dall'occupazione degli Alleati. Questi ultimi, inizialmente definiti "liberatori", alla fine agirono
ugualmente come un esercito d'occupazione feroce e non meno odioso del nemico in ritirata. Gli anni della guerra, in Campania,
furono tre volte più devastanti che nel resto d'Italia. Non caddero solo militari e civili. Caddero anche le pietre angolari della nostra
cultura.
CITAZIONE
«...Un palazzo del 1600, con una storia di circa 350 anni, era stato quindi riorganizzato con sale destinate a
‘wine bar’, come nel Salone degli Ambasciatori, in un perverso percorso di trasformazioni e violenze alla
storia, all'arte e alla stessa cultura partenopea. Nel corso dei lavori di trasformazione, i tecnici militari
bucarono, ad esempio, le volte di vari ambienti per attrezzarli ed installare tubature a soffitto, deturpando i
‘Passetti della Regina’ dipinti da Domenico Antonio Vaccaro, e sfregiando anche i pavimenti di antica
maiolica per creare le canalizzazioni di terra dei servizi, come segnalato in una relazione dello stesso Bruno
Molajoli. Ma uno dei peggiori danni fu fatto nella Sala di Maria Cristina, dove il soffitto fu addirittura
imbiancato (scialbatura), facendo sparire l'affresco della ‘Aurora’ del De Mura, un'opera della seconda metà
del 1700 realizzata per Ferdinando IV di Borbone, nella stanza che sarebbe stata riconvertita in sala di
vestizione del Re..»
NOTIZIE SULL'AUTORE
Giuseppe Russo, classe '72, amante della storia e delle tradizioni locali italiane ed europee, tecnico informatico, web
master, scrittore di testi tecnici e dottore in scienze del turismo per i beni culturali cum laude, si dedica da anni alla ricerca storica
sulle deturpazioni culturali subite durante i periodi bellici del '900. Proprio a seguito di questa passione, termina il percorso
universitario con una tesi che oggi rappresenta la base fondante del suo progetto personale: il recupero dei beni culturali e delle
tradizioni locali perse o deturpate durante la Seconda Guerra Mondiale.
Impegnato da tempo nel sociale, ha in corso progetti legati alla tutela dell'infanzia che stanno per concretizzarsi in una collana di
favole che permetteranno, attraverso la completa donazione dei proventi, la messa in sicurezza di istituti scolastici e strutture di
accoglienza per bambini. La sua filosofia è semplice: ricordare il passato per costruire un futuro migliore. Su questo motto continua
giornalmente ad impegnarsi per contribuire culturalmente, e anche come volontario di diverse associazioni nazionali, alla rinascita
del territorio e dei beni culturali italiani.
Sito Ufficiale: www.icadutidipietra.it
Twitter: @cadutidipietra
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