La notte della strige secondo me è un racconto dove colpiscono più gli eventi che i protagonisti di cui si conosce il minimo indispensabile.
La storia inizia con un personaggio maschile e la sua narrazione è in prima persona al passato, si affianca un personaggio femminile, Sara, la cui narrazione è in terza persona. La conclusione è anch’essa in terza persona.
Il pregio della scrittura dell’autore è quello di riuscire a trasmettere il malessere provato dai personaggi, uno stato di angoscia e terrore, non mi è piaciuto però lo stratagemma di usare un personaggio come fonte di informazioni, o meglio di spiegone sulla figura della strige e affini.
Mentre la prima parte del romanzo ha un suo sviluppo solenne, lascia percepire lo stato dei personaggi e assaporare l’orrore, la parte finale lascia troppo alla libera interpretazione del lettore e questo mi è piaciuto meno perché mi ha lasciato un senso di insoddisfazione, come se ci fosse un’apertura su qualcosa di più grande e apocalittico.
Lo stile dell’autore è descrittivo e immersivo, è riuscito a trascinarmi nella storia e nel disagio dei protagonisti, nonostante non sia una prima persona al presente. Lambientazione è urbana e onirica, con un, presumo, legame con l’aldilà.
Nel complesso è una lettura che ho apprezzato perché è un racconto che riesce nel suo scopo, impressionare e trasmette sensazioni pesanti e negative.
Un uomo, vittima di paralisi notturne, riprende conoscenza in un pronto soccorso. Non ricorda nulla di ciò che è successo quella notte. È ossessionato dall’immagine di una donna dagli occhi dorati. Non sa chi sia, né se appartenga alla realtà onirica. È l’inizio di un incubo senza fine…
Testo fornito dall'editore
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