Buonasera peccatori, oggi è ospite del blog Luca Speziani.
Benvenuto su Peccati di Penna Luca Spaziani! Quando hai scoperto la passione per la scrittura? Grazie a Voi per avermi ospitato! Ho sempre avuto una naturale predilezione per la scrittura, fin da adolescente. La tendenza ad osservare la realtà con l’idea di romanzarla poi su carta. Nel tempo ho capito che scrivere era un esercizio necessario a comprendere meglio me stesso e il mondo che mi circonda. Credo sia questa la molla che alimenta tuttora la mia passione per la scrittura.
Qual è stato il tuo primo testo?
Il mio primo testo è stato “Kolosseo”, un romanzo del 2006 (ed. Polistampa), ambientato a Roma. Un romanzo di formazione, si direbbe. Narra la storia di un adolescente che diventa uomo attraverso esperienze che lo segneranno per la vita.
Quale genere letterario ti è più affine? Quale invece non riesci a leggere e/o a scrivere?
Considero la letteratura mediamente apprezzabile, al di là del genere. Basta che sia di qualità. Sono un lettore onnivoro e passo senza problemi dalla letteratura impegnata a quella di evasione; L’importante è che un libro sia ben scritto e, fatto ancora più rilevante, racconti una bella storia. Queste due caratteristiche, dal mio punto di vista, sono sufficienti a comprare e leggere un libro. Se proprio devo buttare un genere dalla torre, butto l’Horror.
Come è stato il tuo percorso verso la pubblicazione?
La mia prima pubblicazione avvenne quasi per caso, dopo che feci leggere ad una mia cliente (intellettuale fiorentina) il manoscritto di Kolosseo. Fu lei che mi spinse a proporlo per la stampa. Dopo la pubblicazione scrisse una recensione su Il Portolano che ancora oggi mi emoziona leggere. Sul sito della mia prima casa editrice (www.polistampa.com), nella pagina che mi riguarda, è rintracciabile. Gli ultimi due romanzi “Oro Rosso” e “La Gabbia” li ho pubblicati invece con una casa editrice cui sono affezionato (www.portoseguroeditore.it), creata con l’ambizione di portare qualcosa di nuovo nel panorama culturale fiorentino. Il successo della prima edizione del festival del libro a Firenze, organizzata proprio dalla PSE ne è la prova tangibile. Tra l’altro, proprio in occasione di questo importante avvenimento ho pubblicato il mio ultimo romanzo “La Gabbia”.
Come è nata l’idea di La Gabbia? Cosa ti ha ispirato?
L’idea è nata durante un viaggio fatto in Grecia, nell’estate del 2015, insieme a due amici. Il fatto che fossimo tutti e tre coetanei, con percorsi di vita assimilabili, mi ha spinto a costruire una storia che analizzasse la c.d. “crisi dei cinquantenni”; E’ stata un’esperienza difficile, commovente, un po’ cinica, ma anche divertente. Alla fine i cinquantenni non sono troppo diversi dagli adolescenti. Vedo una marea di peter pan in giro…
È l'estate del 2015. Piero, Vanni e Marcello sono tre cinquantenni fiorentini, benestanti e amici da una vita. Sposati e padri ciascuno di un'unica figlia, sono tutti e tre in crisi esistenziale, convinti di vivere dentro una gabbia costruita da loro stessi. Mentre cercano un modo per evadere, i rispettivi matrimoni naufragano e uno dei tre, Marcello, si decide a lasciare la famiglia e il lavoro per recarsi in Grecia, in una sperduta isoletta dell'Egeo, insieme a una giovane trentenne spagnola di cui si è perdutamente innamorato. Gli altri due, incapaci di mollare tutto a loro volta, sono convinti che l'amico sia andato lì per aprire una gelateria, impresa per la quale gli hanno prestato una notevole somma di denaro. Un paio di settimane dopo la sua partenza i due scoprono che, invece della gelateria, Marcello ha comprato una barca a vela per fare il charterista nell'Egeo, insieme alla nuova fiamma. Decisi a riprendersi la somma prestata all'amico, partono a loro volta per la Grecia, ma a Mykonos, a causa dell'incontro con tre donne sconosciute, succedono alcuni fatti, imprevisti e violenti, che li porteranno a riconsiderare le loro vite.
Quanto c’è di te in questo testo?
Inevitabilmente c’è sempre qualcosa di biografico, nelle cose che si scrivono. La vera sfida è rendere la storia “universale”, appetibile al lettore. Se non ti chiami Charles Bukowski o John Fante non è consigliabile scrivere esclusivamente di se stessi. Si rischia di diventare poco interessanti, nella migliore delle ipotesi; patetici nella peggiore, e nessuno (credo) ama leggere libri patetici.
Hai mai affrontato il “blocco dello scrittore”? Come lo hai superato?
Nel mio caso parlerei più della “frustrazione dello scrittore”. Ci sono periodi nei quali “sento” molta carica espressiva nei polpastrelli, ma gli impegni di lavoro e, in generale, quelli esistenziali, rendono difficile applicarsi ad una fatica (quella letteraria) che produce qualcosa di interessante solo attraverso l’impegno costante. L’ispirazione non è tutto, ne sono persuaso. Ci vogliono anche tempo e metodo, più o meno nella stessa misura.
Cosa vuoi comunicare con il tuo La Gabbia?
Concetti noti a tutti, quanto ignorati. Come il fatto che la vita è un’occasione irripetibile e (al netto di una sfiga invincibile) dipende quasi sempre da noi renderla meravigliosa. Anche perché, nonostante gli anni volino via in fretta, alla fine (come cantava Fossati) c’è tempo, c’è tempo, c’è tempo…
Cosa pensi del Self-Publishing?
Lo ritengo più positivo che negativo. Produce cose interessanti, che sfuggono all’editoria classica, refrattaria al rischio, ma (considerato che ognuno ritiene di scrivere come Céline) si trovano spesso in giro, nell’etere, delle discrete corazzate Potëmkin (per citare il mitico Fantozzi).
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Ne ho tre, attualmente. Ho cominciato a scrivere un romanzo fantasy, che racconta la storia di un agente immobiliare che conosce Apollo e Dioniso, nel corso di una notte di Carnevale; Parallelamente sto scrivendo la storia del nipote di un petroliere di origini ebree, che vive in Liguria. A causa della scomparsa del figlio di suo nonno (suo zio) si ritrova a capo dell’impero petrolifero e ne combina più di Carlo in Francia. Infine ho in cantiere la storia di un tizio che, da basista, collabora ad una rapina straordinaria (ad un centro commerciale) e se ne va a vivere a Las Vegas col malloppo. Vediamo chi vince la gara in famiglia.
Grazie a Luca Spaziani per averci dedicato il suo tempo. In bocca al lupo e buona scrittura!
In bocca al lupo a voi, per le vostre iniziative!
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