Quanto mi è piaciuto Il giardino delle farfalle di Dot Hutchison? Molto, davvero molto, perché non segue i cliché dell'investigazione ma presenta una situazione davvero allucinante che quasi potrebbe far pensare a un dark fantasy!
Un uomo ossessionato dalle farfalle, "il giardiniere", rapisce e imprigiona giovani di bell'aspetto come se fossero insetti da esposizione rendendo la loro vita un incubo, un abuso sotto ogni punto di vista.
I tempi della storia sono tre, presente, passato e passato più remoto. Il lettore si destreggia tra l'agente che interroga Maya, una delle sopravvissute alla "collezione di farfalle", e la sopracitata ragazza che ci fa davvero penare per arrivare al nocciolo della questione.
Maya racconta della sua esistenza prima del rapimento, della prigionia e delle costrizioni, degli obblighi e della goccia che fa traboccare il vaso. Eppure, al quadro sembra mancare sempre qualcosa, e gli agenti dell'FBI Victor Hanoverian e Brandon Eddison non si danno pace per capire cosa tenti di nascondere la giovane. Mentre Victor Hanoverian è più paziente e paterno, non si può dire che il collega sia sulla stessa linea di comportamento, anzi, lui tende a scattare e a essere impulsivo.
Nonostante gli orrori raccontati da Maya, emergono anche legami e affinità, c'è un filo invisibile che unisce le ragazze prigioniere in un modo unico e devastante.
Il giardino delle farfalle di Dot Hutchison mi ha fatto provare rabbia, disgusto e tristezza, e mi ha tenuta incollata alle pagine. La scrittura scorre bene, a volte alcuni momenti si dilatano e sembrano andare fuori tema, ma sul finale tutto torna, l'intero flusso di informazioni assume un significato, ma devo anche ammettere che il finale è stato affrettato, sì inaspettato, ma alcuni elementi andavano o approfonditi o evitati, a mio parere, perché l'epilogo appare campato un po' per aria a un certo punto. Ma sapete cosa? Nonostante questa pecca, il romanzo ha saputo prendermi come pochi e ho apprezzato che fosse estremo, mi ha colpito la mente distorta del "giardiniere" e il suo modo malato di amare e apprezzare la bellezza; in questa morbosità vi ho trovato una nota originale che ha reso il thriller diverso da altri letti fino a ora.
Una lettura che mi ha stupita ed entusiasmata.
Un uomo ossessionato dalle farfalle, "il giardiniere", rapisce e imprigiona giovani di bell'aspetto come se fossero insetti da esposizione rendendo la loro vita un incubo, un abuso sotto ogni punto di vista.
I tempi della storia sono tre, presente, passato e passato più remoto. Il lettore si destreggia tra l'agente che interroga Maya, una delle sopravvissute alla "collezione di farfalle", e la sopracitata ragazza che ci fa davvero penare per arrivare al nocciolo della questione.
Maya racconta della sua esistenza prima del rapimento, della prigionia e delle costrizioni, degli obblighi e della goccia che fa traboccare il vaso. Eppure, al quadro sembra mancare sempre qualcosa, e gli agenti dell'FBI Victor Hanoverian e Brandon Eddison non si danno pace per capire cosa tenti di nascondere la giovane. Mentre Victor Hanoverian è più paziente e paterno, non si può dire che il collega sia sulla stessa linea di comportamento, anzi, lui tende a scattare e a essere impulsivo.
Nonostante gli orrori raccontati da Maya, emergono anche legami e affinità, c'è un filo invisibile che unisce le ragazze prigioniere in un modo unico e devastante.
Il giardino delle farfalle di Dot Hutchison mi ha fatto provare rabbia, disgusto e tristezza, e mi ha tenuta incollata alle pagine. La scrittura scorre bene, a volte alcuni momenti si dilatano e sembrano andare fuori tema, ma sul finale tutto torna, l'intero flusso di informazioni assume un significato, ma devo anche ammettere che il finale è stato affrettato, sì inaspettato, ma alcuni elementi andavano o approfonditi o evitati, a mio parere, perché l'epilogo appare campato un po' per aria a un certo punto. Ma sapete cosa? Nonostante questa pecca, il romanzo ha saputo prendermi come pochi e ho apprezzato che fosse estremo, mi ha colpito la mente distorta del "giardiniere" e il suo modo malato di amare e apprezzare la bellezza; in questa morbosità vi ho trovato una nota originale che ha reso il thriller diverso da altri letti fino a ora.
Una lettura che mi ha stupita ed entusiasmata.
TRAMA
Vicino a una villa isolata c’è un bellissimo giardino dove è possibile trovare fiori lussureggianti, alberi che regalano un’ombra gentile e... una collezione di preziose “farfalle”: giovani donne rapite e tatuate in modo da farle assomigliare a dei veri lepidotteri. A guardia di questo posto da brividi c’è il Giardiniere, un uomo contorto, ossessionato dalla cattura e dalla conservazione dei suoi esemplari unici. Quando il giardino viene scoperto dalla polizia, una delle sopravvissute viene portata via per essere interrogata. Gli agenti dell’FBI Victor Hanoverian e Brandon Eddison hanno il compito di mettere insieme i pezzi di uno dei più complicati rompicapo della loro carriera. La ragazza, che si fa chiamare Maya, è ancora sotto shock e la sua testimonianza è ricca di episodi sconvolgenti al limite del credibile. Torture, ogni forma di crudeltà e privazione sembravano essere all’ordine del giorno in quella serra degli orrori, ma nella deposizione della giovane donna, che ha delle ali di farfalla tatuate sulla schiena, non mancano buchi e reticenze... Più Maya va avanti con il suo terrificante racconto, più Victor e Brandon si chiedono chi o cosa la ragazza stia cercando di nascondere...
Nessun commento:
Posta un commento
I vostri commenti sono la linfa vitale del blog, lasciate un segno ツ