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17 dicembre 2020

RECENSIONE - La classe di Christina Dalcher | Nord

Avendo apprezzato Vox mi sono lanciata su La classe... sarà andata altrettanto bene?

La classe di Christina Dalcher dovrebbe mettere al centro il tema dell’educazione dei bambini, di come è cambiata e come tramite essa si voglia ottenere un genere umano migliore... e questa è solo la punta dell’iceberg perché non si punta solo a questo ma alla classificazione e a “eliminare” quella parte di umanità definita "anormale" richiamando concetti già visti anche nella realtà. 

La trama si presentava interessante ma è stata sviluppata in modo abbastanza noioso, la protagonista è una madre di famiglia e per il 70/80% del romanzo noi subiamo i problemi famigliari di questa donna sposata a uno degli artefici della classificazione scolastica (e non solo) e subiamo anche il suo passato perché ogni tanto sbuca un capitolo dedicato al suo prima

Tutto si aggira intorno ai problemi di Elena con una figlia super dotata e una dalle scarse capacità, capacità che nel romanzo sono calcolate tramite il Q. La parte più interessante della storia che doveva svolgersi proprio nelle scuole di livello più basso (come annuncia anche la trama) con i bambini e ragazzi-scarto degli altri istituti in realtà dura pochissimo, non viviamo con gli studenti e gli insegnanti delle scuole di serie C ma le guardiamo di sfuggita, alla fine tutto e veicolato sempre dalla situazione famigliare di Elena. Per qualche pagina abbiamo anche due nuovi personaggi femminili introdotti solo per raggiungere il finale perché di fatto sono solo funzionali, anche loro fuggevoli.  

L’epilogo è giusto, non si vuole andare sul leggero, ma si asseconda la gravità delle vicende.

Concludendo, ho trovato il romanzo inappagante, La classe di Christina Dalcher si lascia leggere ma personalmente non è riuscito ad appassionarmi come immaginavo, con uno sviluppo della storia più focalizzato sulla società e le dinamiche scolastiche e meno sulla famiglia del personaggio principale, forse, la lettura mi sarebbe piaciuta maggiormente.


Immagina una scuola in cui non c'è spazio per i favoritismi e tutti sono giudicati in base ai risultati. Una scuola in cui gli studenti migliori non vengono rallentati dai mediocri o presi in giro dai bulli. In America, tutto questo è diventato realtà grazie al Q, un quoziente calcolato sulla base di test e sulla condotta, che determina l'istituto da frequentare: gli alunni più brillanti vengono ammessi nelle impegnative Scuole Argento, che assicurano l'ingresso ai college più esclusivi, mentre gli studenti normali rimangono nelle Scuole Verdi. Le «mele marce», invece, sono allontanate dalle famiglie e portate nelle Scuole Gialle, delle strutture isolate dove imparano le materie di base e la disciplina. E per fare in modo che nessuno rinunci a migliorarsi o si sieda sugli allori, i test Q vengono ripetuti ogni mese. Elena Fairchild ha partecipato alla creazione del sistema Q e lo riteneva la chiave per una società più equa, più giusta. Adesso però, dopo alcuni anni come insegnante in una Scuola Argento, è tormentata dai dubbi: sebbene abbia accolto diversi alunni provenienti dalle Scuole Verdi, non ha mai visto qualcuno tornare dalle Scuole Gialle. I genitori ormai temono quel pullmino che passa di casa in casa il giorno successivo all'esame. E ora anche lei è una di quei genitori: sua figlia Freddie ha ottenuto un risultato troppo basso e le verrà portata via. Senza esitare, Elena si fa bocciare al test Q per insegnanti e viene trasferita nella stessa Scuola Gialla della figlia. E lì scoprirà che, quando le persone sono ridotte a numeri, non c'è limite a quello che può succedere a chi non conta più nulla...



Testo fornito dall'editore

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