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22 marzo 2019

BLOGTOUR - La donna scomparsa di Sara Blaedel | Commentiamo le citazioni dal romanzo

Buongiorno e benvenuti in questa tappa un po' ciarliera dove commenterò alcune citazioni tratte da La donna scomparsa di Sara Blaedel che tra i romanzi dell'autrice dedicati alla detective Louise Rick, devo dire, è quello che mi ha appassionata maggiormente.


Uno dei punti fondamentali di questo romanzo è la svolta privata che prende la vita di Louise Rick e che coinvolge il collega Eik.
Lo disse con una leggerezza che spinse Louise ad abbassare lo sguardo sulla scrivania. D’un tratto, dentro di lei, ogni cosa si era fermata. Non voleva stare senza di lui. Abitare con Eik le dava un senso di sicurezza, di naturalezza.
«Ma va’!», esclamò lui, avvicinandosi e baciandole il collo. «Di me non ti liberi mica, sai? Dobbiamo solo decidere se tenere l’appartamento di Sydhavnen, nell’eventualità che un giorno vada ad abitarci Jonas, oppure sbarazzarcene. Ma conservarlo non ci costerebbe quasi niente».
Louise sentì un nodo sciogliersi dentro di lei. Si alzò e accolse smaniosamente il bacio che lui le diede, girando la sedia. La sensazione di averlo perso e dopo un solo istante riavuto la spinse a stringerlo forte a sé, ad aggrapparsi, mentre le mani di lui le tiravano su la camicetta. Inspirando sentì l’odore di cuoio, sigarette e gel, misto all’aroma indefinibile e inconfondibile che apparteneva solo a lui. Gli passò le mani fra la chioma lunga e nera, ricambiando il bacio.
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Mi è piaciuto molto questo passo perché c'è ottimismo, sentimento, leggerezza, uno spaccato che non è sempre concesso alla protagonista.
Mentre salivano la scala, d’un tratto Louise si sentì sopraffare da una violenta tristezza. Aveva appena cominciato a credere di conoscere Eik, e ora saltava fuori che lui viveva nell’infelicità. Si sentiva sconfitta a non essere in grado di renderlo felice e fargli dimenticare la perdita della fidanzata, se il suo fantasma era quello. Era esattamente lo stesso fardello che lei aveva portato per tanto tempo – il lutto per la morte di Klaus – ma nell’ultimo anno era finalmente riuscita a venirne a capo.
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Qui è il punto in cui arriva la ventata di mistero, che unisce passato, presente e futuro (?) della nostra Louise. Chi ha letto i romanzi sa che Klaus è stato un personaggio importante per la protagonista.
Adesso ti dico una cosa», ruggì Louise, girandosi verso di lui. «Non abbiamo un’indagine. Ho un’indagine. E tu ne stai fuori. Intesi?».
Lui fece per dire qualcosa, ma si trattenne, e nessuno dei due aprì bocca per tutto il resto della trasvolata. Il silenzio proseguì anche durante il tragitto in taxi fino a Frederiksberg.
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In questi brevi stralci emerge tutta la grinta, la rabbia, la forza e la professionalità di Louise Rick: donna, madre, compagna e detective. Vorrei potervi inserire di più, condividere con voi lo scambio di battute, ma non vorrei rovinarvi la lettura.
Dopo dieci minuti di tragitto in silenzio, Louise sbottò. «Cosa cazzo mi rappresenta questo tuo comportamento? Cos’hai nella testa?», esplose, tanto da far sussultare il giovane assistente di polizia che era stato incaricato di accompagnarli in macchina all’aeroporto. «Sei completamente uscito di cervello?»
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Io ho adorato la detective in queste pagine, una vera boss.
Aprì la porta, e quando il pastore tedesco si avvicinò a lei scodinzolando, gli accarezzò la testa mormorando frasette affettuose. La scrivania era libera, lo schermo del computer era spento. Sullo schienale della sedia non c’era la giacca di Eik. Aveva chiuso tutto e se n’era andato dal­l’ufficio senza prendere il cane con sé.
Per un lungo istante, Louise rimase lì a guardarsi intorno, poi prese il guinzaglio dal gancio dietro la porta, per portare a casa Charlie.
Mentre andava verso l’auto, sentì squillare il cellulare. Era talmente furiosa che ebbe l’impulso di rifiutare la chiamata, ma poi le venne in mente che poteva essere Jonas, appena arrivato all’appartamento. Sfilò di tasca il telefono e ne ebbe conferma.
«Ciao, tu!», gli disse, ma si fermò sentendo che all’altro capo c’era una voce che non riconosceva: quella di una donna, che in tono asciutto si presentò come Bente, la signora del pianterreno.
«Suo figlio mi ha pregata di telefonarle», spiegò.
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Come potete notare, la vita di Louise è molto movimentata anche nel privato. Si possono anche rilevare le descrizioni che accompagnano azioni e dialoghi, e come tutto appari naturale e ricrei perfettamente la quotidianità evidenziando piccoli gesti come "lo sfilare il cellulare dalla tasca".
Sabato pomeriggio, una donna di nome Sofie Parker è stata uccisa con un’arma da fuoco in casa sua, appena fuori Nailsea. Lo sparo è partito dal giardino, ma non c’è traccia dell’assassino... e, come dicevamo, nemmeno dell’arma. La polizia di Bristol sta compiendo gli esami balistici, gli esiti arriveranno in settimana. Con ogni probabilità si tratta di un fucile da caccia».
«Ma cosa c’entra Eik Nordstrøm?», la interruppe Louise. Il nome della vittima le suonava nuovo, e non ricordava che al dipartimento ci fossero casi legati a queste regioni.
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Il privato si mescola sapientemente al lato professionale. Un triangolo tra lui, lei e omicidio.
Con questo vi saluto, ho tante citazioni a portata di mano, ma non voglio rivelarvi troppo. Spero di avervi incuriosito. Vi lascio alle prossime tappe. Buon tour!


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