Quando ho notato questo libro mi sono chiesta: ma come, non l'ho visto prima? Da amante dei distopici non potevo non leggerlo.
Dunque, Vox di Christina Dalcher parla di libertà negate, di un paese assoggettato a una religione estremista che vede le donne come un accessorio dell'uomo genera figli e accudisci casa, una visione che per me non comprende il valore dell'amore. Se ami, come puoi nuocere alla tua partner?
Come in altre storie simili, alle donne è vietato leggere, scrivere, lavorare e anche parlare, imponendo loro 100 parole al giorno o una punizione che aumenta di grado ogni parola in più.
Immaginate madri che non possono parlare con i figli, amiche che non possono sostenersi, sorelle che non possono confessarsi, amori veri che non possono rapportarsi. Un mondo del genere è un abominio, eppure alcuni uomini sono convinti sia giusto.
Come ogni romanzo di questo genere c'è una base che spinge alla riflessione.
Vox di Christina Dalcher parte da una situazione famigliare complicata dove la protagonista, Jean, non sa più se ama o odia suo marito e i suoi figli, i maschi della sua vita, per la condizione in cui versa. Normale chiedersi perché nessuno faccia niente, soprattutto il proprio amato o il sangue del proprio sangue. Oltre al danno imposto dall'esterno c'è anche un malessere interiore, una lotta interna tra la mamma e la donna.
Jean non è una eroina, ma una donna intelligente non priva di difetti, difetti che la farebbero additare in malo modo, ma ho apprezzato questa scelta dell'autrice di rendere la protagonista fallibile in quanto fa capire che ogni persona nonostante i difetti e gli sbagli merita di parlare, difendersi, di non essere schiavizzata o maltrattata, in altre parole si richiama un po' la classica situazione del: se l'è cercata.
Questa assurda disparità tra uomo e donna si nota anche in un preciso momento del romanzo dove un ragazzo e una ragazza compiono lo stesso errore ma è solo lei ad essere aspramente punita. Pena e colpa non sono ben bilanciati, al di là della differenza di sesso. Si vive un paese totalmente ostile per le donne.
Devo ammettere che ci vuole un certo stomaco per leggere di queste tematiche, soprattutto quando ogni giorno si possono leggere e sentire sentenze del genere.
Tornando a Vox, la narrazione è in prima persona al presente, siamo quindi al fianco della protagonista. La storia procede con un buon ritmo fino a che non si entra nell'epilogo che sembra scritto di fretta e furia giusto per concludere il romanzo. Il finale ci è stato raccontato e non ci è fatto vivere, un paio di capitoli in più dove vivere l'azione ci sarebbero stati bene, invece il testo si conclude abbastanza bruscamente nuocendo un po' al romanzo.
Consiglio Vox di Christina Dalcher perché una bella lettura per gli amanti del genere.
E sì, io le 100 parole le ho abbondantemente superate.
Dunque, Vox di Christina Dalcher parla di libertà negate, di un paese assoggettato a una religione estremista che vede le donne come un accessorio dell'uomo genera figli e accudisci casa, una visione che per me non comprende il valore dell'amore. Se ami, come puoi nuocere alla tua partner?
Come in altre storie simili, alle donne è vietato leggere, scrivere, lavorare e anche parlare, imponendo loro 100 parole al giorno o una punizione che aumenta di grado ogni parola in più.
Immaginate madri che non possono parlare con i figli, amiche che non possono sostenersi, sorelle che non possono confessarsi, amori veri che non possono rapportarsi. Un mondo del genere è un abominio, eppure alcuni uomini sono convinti sia giusto.
Come ogni romanzo di questo genere c'è una base che spinge alla riflessione.
Vox di Christina Dalcher parte da una situazione famigliare complicata dove la protagonista, Jean, non sa più se ama o odia suo marito e i suoi figli, i maschi della sua vita, per la condizione in cui versa. Normale chiedersi perché nessuno faccia niente, soprattutto il proprio amato o il sangue del proprio sangue. Oltre al danno imposto dall'esterno c'è anche un malessere interiore, una lotta interna tra la mamma e la donna.
Jean non è una eroina, ma una donna intelligente non priva di difetti, difetti che la farebbero additare in malo modo, ma ho apprezzato questa scelta dell'autrice di rendere la protagonista fallibile in quanto fa capire che ogni persona nonostante i difetti e gli sbagli merita di parlare, difendersi, di non essere schiavizzata o maltrattata, in altre parole si richiama un po' la classica situazione del: se l'è cercata.
Questa assurda disparità tra uomo e donna si nota anche in un preciso momento del romanzo dove un ragazzo e una ragazza compiono lo stesso errore ma è solo lei ad essere aspramente punita. Pena e colpa non sono ben bilanciati, al di là della differenza di sesso. Si vive un paese totalmente ostile per le donne.
Devo ammettere che ci vuole un certo stomaco per leggere di queste tematiche, soprattutto quando ogni giorno si possono leggere e sentire sentenze del genere.
Tornando a Vox, la narrazione è in prima persona al presente, siamo quindi al fianco della protagonista. La storia procede con un buon ritmo fino a che non si entra nell'epilogo che sembra scritto di fretta e furia giusto per concludere il romanzo. Il finale ci è stato raccontato e non ci è fatto vivere, un paio di capitoli in più dove vivere l'azione ci sarebbero stati bene, invece il testo si conclude abbastanza bruscamente nuocendo un po' al romanzo.
Consiglio Vox di Christina Dalcher perché una bella lettura per gli amanti del genere.
E sì, io le 100 parole le ho abbondantemente superate.
Jean McClellan è diventata una donna di poche parole. Ma non per sua scelta. Può pronunciarne solo cento al giorno, non una di più. Anche sua figlia di sei anni porta il braccialetto conta parole, e le è proibito imparare a leggere e a scrivere. Perché, con il nuovo governo al potere, in America è cambiato tutto. Jean è solo una dei milioni di donne che, oltre alla voce, hanno dovuto rinunciare al passaporto, al conto in banca, al lavoro. Ma è l’unica che ora ha la possibilità di ribellarsi. Per se stessa, per sua figlia, per tutte le donne.
[Limite di 100 parole raggiunto]
OGNI GIORNO PRONUNCIAMO IN MEDIA 16.000 PAROLE
[Limite di 100 parole raggiunto]
OGNI GIORNO PRONUNCIAMO IN MEDIA 16.000 PAROLE
Testo fornito dall'editore
Ci vuole sì molto stomaco per entrare in certe questioni, eppure è necessario leggere queste tematiche per conoscere, riflettere e cercare di fare qualcosa nel proprio piccolo ogni giorno. Bellissima recensione! Lo voglio leggere anche io:)
RispondiEliminaGrazie *__*
Elimina