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20 dicembre 2016

INTERVISTA - Elena Scigliuzzo e Il giardino di Penelope

Salve peccatori, oggi il blog ospita Elena Scigliuzzo, autrice emergente che mi ha regalato delle sorprese tra cui personaggi complicati, divertenti e un pizzico misteriosi.

Elena Scigliuzzo
Ama l’archeologia, il Vicino Oriente, le cose antiche nei musei, la musica altrettanto vecchia. Si sente a casa tra le pagine di Conrad, Fenoglio e Tolstoj, ma è molto curiosa delle tante forme del romanzo contemporaneo. E naturalmente ama scrivere, toccando generi diversi, una passione tenuta faticosamente in disparte per dedicarsi agli studi e alla ricerca, finché la scrittura ha deciso di imporsi da sé.



Ciao Elena, benvenuta su Peccati di Penna.
Ciao e grazie mille per il tuo invito, sei stata molto gentile. Ti ringrazio anche per aver letto il libro.

Quando è nata la passione della scrittura?
Da prima di imparare a scrivere. Chiesi ai miei di anticipare la scuola di un anno per poter usare quello strumento magico che mi affascinava come niente altro. Poi però non l'ho lasciato libero di far parte della mia vita fino in fondo, nonostante le parole scritte mi ricordassero continuamente che erano mie fedeli amiche. Sono stata sempre paurosamente critica con me stessa e l'idea di scrivere mi sembrava (e mi sembra) un pensiero arrogante, da guardare con diffidenza per rispetto verso i bei libri. Mi sono dedicata per anni soprattutto allo studio, all'archeologia e alla ricerca in ambito accademico. Nel frattempo mi sono successe molte cose e ho capito che non potevo continuare a fingere che non ci fosse anche una Elena che voleva scrivere storie. Cercare di essere un quadrato quando si è un cerchio è uno sforzo inutile.

Recensione è qui.
Avevi mai pensato di pubblicare un libro prima del tuo esordio?
Sì, per anni ho ragionato e scritto su due piani diversi. Mi sono allenata scrivendo per vari generi, senza uno scopo e senza pretese, solo per divertirmi. Ma intanto ho lavorato su un romanzo “segreto” molto complesso, e quello era qualcosa che mi bruciava moltissimo, così tanto che non riuscivo a dargli mai una forma. Tempo fa l'ho distrutto per motivi troppo complicati da spiegare (è un romanzo legato a fatti di attualità e personali che ho vissuto molto dolorosamente), ma da un po' l'ho ricominciato, cambiando completamente la trama e eliminando i motivi per cui non avevo più voluto scriverlo.
Comunque non m'interessava la pubblicazione. L'idea di dire “ho pubblicato un libro” come se fosse una conquista in sé non mi attirava, anche perché oggi spesso è qualcosa che si ottiene indipendentemente dal talento e dalla cultura. Credo che chi ama davvero la scrittura sia interessato soprattutto a compiere un determinato percorso. A volte però si rischia di chiudersi, di inseguire qualcosa che in realtà è sempre in divenire. Allora è arrivata Centauria: mi ha dato uno scossone con la proposta di pubblicare Il giardino di Penelope, qualcosa che avevo scritto senza pensare a una vera pubblicazione, ma in cui mi ha convinto a credere. Questo mi ha spinto a guardare anche possibilità diverse, a essere meno intimorita dal percorso verso la pubblicazione, e non finirò mai di ringraziare chi mi ha offerto di mandare in stampa Il giardino già solo per questo.

Che genere di libri preferisci leggere?
Narrativa letteraria. Non mi basta leggere una storia, ho bisogno di sentire che quella storia contiene un'idea della realtà e uno stile meditato. Poi però mi piace alternare libri più elaborati con libri leggeri, e allora se capita preferisco il noir oppure il romanzo storico. Basta che siano scritti davvero bene, da persone intelligenti, altrimenti mi annoio. 

Ci sono autori che ti hanno ispirata o influenzata?
Per me storia romantica è soprattutto sinonimo di film, le vecchie commedie brillanti in bianco e nero con le atmosfere sofisticate e i dialoghi brillanti, le screwball comedies americane. Ne ho viste davvero una quantità pazzesca. Per la scrittura in generale il discorso su influenze e stile è un po' complicato, anche perché leggo poca narrativa di genere. Passo la domanda al prossimo libro!

Dove è scaturita la scintilla per la storia di Sofia e Daniele?
La scintilla è stata l'idea di mettere insieme uno scrittore (Daniele) e la sua editor (Sofia), quindi due persone accomunate dalla passione per i libri e che comunicano attraverso il romanzo che sta nascendo. Lei infatti lavora per la casa editrice con cui Daniele sta pubblicando il libro. Naturalmente Daniele li fa impazzire tutti. Volevo soprattutto giocare col romance e con i suoi cliché, quindi con l'uomo in un ruolo “tirannico” e la donna nel ruolo di quella che deve lottare col suo caratteraccio, insomma lo schema della Bella e la Bestia ecc. In realtà leggendo la storia è chiaro che il caratteraccio, la persona ostica da cambiare non è il protagonista maschile, ma Sofia. Nonostante le apparenze e ciò che si legge nei primi capitoli, la vera irregolare della storia è lei, non lui.
Il romanzo è diventato anche un piccolo atto d'amore verso i libri, soprattutto quelli che hanno il potere di cambiare la vita. In fondo il vero tema della storia è questo. Come ho detto, per me è importante che un libro, di qualsiasi genere sia, abbia abbastanza sfumature per trasmettere altri livelli di partecipazione oltre la trama. Amo i lettori capaci di apprezzare un pensiero o una bella frase anche in un romanzo d'amore e che hanno la sensibilità di percepire qualcosa oltre la storia, che sanno cogliere anche quello che non è raccontato in modo troppo esplicito. Per esempio, qui il giardino che dà il titolo alla storia è un simbolo della scrittura, ci sono immagini collegate ad alcuni temi – la paura di vivere, l'amore per le parole - da leggere in trasparenza. Insomma si può leggere il libro come una storia romantica ma anche come qualcosa di più.
 Di tutti i lavori ingrati e bastardi, questo è senza dubbio il peggiore. Sofia è furibonda. Daniele Treves, scrittore bestseller, per ignoti motivi vuole pubblicare il suo prossimo romanzo con la piccola ma raffinata casa editrice Dionea, per cui lei lavora. A una condizione: per tutto il tempo che gli servirà a finire di scriverlo, vuole un editor a sua disposizione nella villa di Roma, pronto a leggere, correggere, commentare e persino a fargli da autista. E Roberto, l’editore, ha scelto proprio lei. Che non chiedeva di meglio – in fondo, a quindici anni, un romanzo di Treves le ha cambiato la vita – fino a che non ha scoperto che il suo eroe è un uomo riottoso e lunatico, in una parola insopportabile… E irresistibile.

Non ci vuole molto prima che le necessità professionali entrino in conflitto con gli impulsi del cuore, un sentimento che minaccia di travolgerla e contro cui Sofia si ritrova a lottare fino a graffiarsi l’anima. Mentre le ombre del passato, suo e di Daniele, si addensano minacciando di cancellare il futuro…
Questo romanzo di risate e malinconie, rabbia e batticuore è la storia di una donna che crede di volere la pace e vuole la passione. Di un uomo che cerca una parte perduta del suo cuore. Di molte trame in un eterno giardino, un Eden abitato dai profumi dell’estasi e dal serpente della sofferenza. E di un libro, naturalmente: perché solo il potere delle parole è capace di ricomporre le schegge impazzite di due vite nella luminosa armonia di un amore.
Quanto c’è di te o della tua vita ne Il giardino di Penelope?
Questa cosa mi ha spiazzato, perché non ho scritto questa storia pensando di esprimere chi sa cosa di me stessa. Un po' perché il percorso della pubblicazione è cominciato in modo imprevisto, un po' perché è stato troppo rapido, ho cercato di prendere questa esperienza con distacco. Insomma, non sapevo che cosa stesse succedendo. Ovviamente le mie erano difese inutili, perché quando scrivi qualcosa è inevitabile che in modo più o meno diretto ci finisca dentro anche tu. E così i miei amici hanno detto che nel romanzo hanno visto proprio me, l'ironia, la malinconia, la mia passione per la musica e le cose belle. Ci sono angoli di Roma che sono legati a tanti ricordi.
Ma è vero che io sono tanto in Daniele, il protagonista. Lui è un po' randagio, non riesce a sentirsi a casa in nessun posto, soffre di insonnia, non sa guidare, è solitario e ha un trauma molto forte alle spalle che ha dato un'impronta alla sua vita. In realtà sono tutte cose che abbiamo in comune, anche se io non sono un affascinante bruno con un talento stellare! Però alla fine lui non è me neanche lontanamente, è solo un personaggio al quale ho dato alcune cose che potevamo condividere. Di Sofia invece penso di avere la rabbia e l'indipendenza e di Roberto la timidezza.
Ma nel romanzo c'è soprattutto il mio rapporto con i libri. I personaggi di questa storia li leggono e li scrivono per sopravvivere alla bruttezza della vita e cercare un senso delle cose, e anche io in effetti leggo per cercare esperienze, confronti, per vedere l'esistenza da prospettive diverse in un modo che solo le parole sanno costruire.

 : Come immagini nella realtà i tuoi protagonisti, hai modelli di riferimento (attori, cantanti, etc.)?
No. Posso dire che Sofia forse somiglia a Anne Hathaway e Daniele è alto e bruno come Michiel Huisman, ma non ho mai pensato a nessun personaggio famoso e reale mentre scrivevo di loro.

Hai mai pensato a uno spin-off per Roberto e Jama, magari un racconto o una novella? Sono due personaggi che, a modo loro, conquistano, come sono nati?
Per una vecchia tradizione della commedia alla coppia “seria” e tormentata si accompagna una coppia leggera e spensierata. Loro due sono questo. Sono gay ma anche quelli che non si fanno troppi problemi a lasciarsi andare ai sentimenti. Li immagini sistemati in una tranquilla vita di coppia: insomma, era un modo leggero per dire che una coppia gay (da sempre ingiustamente considerata “irregolare”) può essere serena e regolare quanto una eterosessuale (anzi in questo caso lo è molto di più!). Per lo spin-off, sarebbe divertente, ma non credo di riuscire a scriverlo.

Ai lettori che ancora devono leggere il tuo romanzo, ti va di spiegare la particolarità del titolo?
Ci provo, ma è impossibile non fare spoiler!
Al centro della storia c'è un giardino, quello della villa in cui vive Daniele, ospite di una ricca e anziana signora: è un giardino rigoglioso ma un po' selvatico, dove lui si rintana come la Bestia nel suo castello, perché per me rappresenta anche la scrittura dentro cui vive e di cui è quasi prigioniero.
Daniele sta scrivendo un romanzo che ha nel titolo il nome di Penelope, la regina di Itaca moglie di Ulisse, perché è dedicato a una donna che invece di aspettare il suo uomo a casa, come la regina Penelope, decide di scappare e di esplorare il mondo per conto suo. Sofia ricorda quella donna, perché non vuole legarsi a nessuno.
Il titolo quindi vuol dire tante cose: allude al romanzo di Daniele, al fatto che Sofia e Daniele si innamorano in questo giardino che rappresenta anche la scrittura; ma è collegato anche al fatto che in questa storia è difficile dare dei ruoli, che non si sa chi sia Penelope e chi Ulisse, chi aspetta l'altro. Paradossalmente anzi tra loro due quello più simile alla Penelope del mito è proprio Daniele, che tesse la tela del suo racconto mentre aspetta l'amore della vita.

Quali sono i tuoi progetti futuri?
Sto scrivendo un nuovo romanzo. C'è una storia d'amore complicata, ma non è al centro della trama, che tocca tanti temi: il rimorso, la mia generazione, il modo in cui viviamo il nostro tempo. Racconta cose che mi stanno profondamente a cuore. È ambientato tra il Medio Oriente e l'Europa in momenti storici diversi.

Grazie mille per la disponibilità, Elena. In bocca al lupo e buona scrittura.
Grazie per avermi ospitato. Approfitto per augurare a te e ai lettori buone feste!

Cari peccatori, se volete conoscere il mio parere su Il giardino di Penelope la recensione è qui.
Alla prossima e leggete, leggete, leggete.

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