Salve peccatori, oggi il blog ospita Elena Scigliuzzo, autrice emergente che mi ha regalato delle sorprese tra cui personaggi complicati, divertenti e un pizzico misteriosi.
Elena Scigliuzzo
Ama l’archeologia, il Vicino Oriente, le cose antiche nei musei, la musica altrettanto vecchia. Si sente a casa tra le pagine di Conrad, Fenoglio e Tolstoj, ma è molto curiosa delle tante forme del romanzo contemporaneo. E naturalmente ama scrivere, toccando generi diversi, una passione tenuta faticosamente in disparte per dedicarsi agli studi e alla ricerca, finché la scrittura ha deciso di imporsi da sé.
Ama l’archeologia, il Vicino Oriente, le cose antiche nei musei, la musica altrettanto vecchia. Si sente a casa tra le pagine di Conrad, Fenoglio e Tolstoj, ma è molto curiosa delle tante forme del romanzo contemporaneo. E naturalmente ama scrivere, toccando generi diversi, una passione tenuta faticosamente in disparte per dedicarsi agli studi e alla ricerca, finché la scrittura ha deciso di imporsi da sé.
Ciao e grazie mille per il tuo invito, sei stata molto
gentile. Ti ringrazio anche per aver letto il libro.
Quando è nata la passione della scrittura?
Da prima di imparare a scrivere. Chiesi ai miei di
anticipare la scuola di un anno per poter usare quello strumento magico che mi
affascinava come niente altro. Poi però non l'ho lasciato libero di far parte
della mia vita fino in fondo, nonostante le parole scritte mi ricordassero
continuamente che erano mie fedeli amiche. Sono stata sempre paurosamente
critica con me stessa e l'idea di scrivere mi sembrava (e mi sembra) un
pensiero arrogante, da guardare con diffidenza per rispetto verso i bei libri.
Mi sono dedicata per anni soprattutto allo studio, all'archeologia e alla
ricerca in ambito accademico. Nel frattempo mi sono successe molte cose e ho
capito che non potevo continuare a fingere che non ci fosse anche una Elena che
voleva scrivere storie. Cercare di essere un quadrato quando si è un cerchio è
uno sforzo inutile.
Recensione è qui. |
Sì, per anni ho ragionato e scritto su due piani diversi.
Mi sono allenata scrivendo per vari generi, senza uno scopo e senza pretese,
solo per divertirmi. Ma intanto ho lavorato su un romanzo “segreto” molto
complesso, e quello era qualcosa che mi bruciava moltissimo, così tanto che non
riuscivo a dargli mai una forma. Tempo fa l'ho distrutto per motivi troppo
complicati da spiegare (è un romanzo legato a fatti di attualità e personali
che ho vissuto molto dolorosamente), ma da un po' l'ho ricominciato, cambiando
completamente la trama e eliminando i motivi per cui non avevo più voluto
scriverlo.
Comunque non m'interessava la pubblicazione. L'idea di
dire “ho pubblicato un libro” come se fosse una conquista in sé non mi
attirava, anche perché oggi spesso è qualcosa che si ottiene indipendentemente
dal talento e dalla cultura. Credo che chi ama davvero la scrittura sia
interessato soprattutto a compiere un determinato percorso. A volte però si
rischia di chiudersi, di inseguire qualcosa che in realtà è sempre in divenire.
Allora è arrivata Centauria: mi ha dato uno scossone con la proposta di
pubblicare Il giardino di Penelope, qualcosa che avevo scritto senza pensare a
una vera pubblicazione, ma in cui mi ha convinto a credere. Questo mi ha spinto
a guardare anche possibilità diverse, a essere meno intimorita dal percorso
verso la pubblicazione, e non finirò mai di ringraziare chi mi ha offerto di
mandare in stampa Il giardino già solo per questo.
Che genere di libri preferisci leggere?
Narrativa letteraria. Non mi basta leggere una storia, ho
bisogno di sentire che quella storia contiene un'idea della realtà e uno stile
meditato. Poi però mi piace alternare libri più elaborati con libri leggeri, e
allora se capita preferisco il noir oppure il romanzo storico. Basta che siano
scritti davvero bene, da persone intelligenti, altrimenti mi annoio.
Ci sono autori che ti hanno ispirata o influenzata?
Per me storia romantica è soprattutto sinonimo di film,
le vecchie commedie brillanti in bianco e nero con le atmosfere sofisticate e i
dialoghi brillanti, le screwball comedies americane. Ne ho viste davvero una
quantità pazzesca. Per la scrittura in generale il discorso su influenze e
stile è un po' complicato, anche perché leggo poca narrativa di genere. Passo
la domanda al prossimo libro!
Dove è scaturita la scintilla per la storia di Sofia e
Daniele?
La scintilla è stata l'idea di mettere insieme uno
scrittore (Daniele) e la sua editor (Sofia), quindi due persone accomunate
dalla passione per i libri e che comunicano attraverso il romanzo che sta
nascendo. Lei infatti lavora per la casa editrice con cui Daniele sta
pubblicando il libro. Naturalmente Daniele li fa impazzire tutti. Volevo
soprattutto giocare col romance e con i suoi cliché, quindi con l'uomo in un
ruolo “tirannico” e la donna nel ruolo di quella che deve lottare col suo
caratteraccio, insomma lo schema della Bella e la Bestia ecc. In realtà
leggendo la storia è chiaro che il caratteraccio, la persona ostica da cambiare
non è il protagonista maschile, ma Sofia. Nonostante le apparenze e ciò che si
legge nei primi capitoli, la vera irregolare della storia è lei, non lui.
Il romanzo è diventato anche un piccolo atto d'amore
verso i libri, soprattutto quelli che hanno il potere di cambiare la vita. In
fondo il vero tema della storia è questo. Come ho detto, per me è importante
che un libro, di qualsiasi genere sia, abbia abbastanza sfumature per
trasmettere altri livelli di partecipazione oltre la trama. Amo i lettori
capaci di apprezzare un pensiero o una bella frase anche in un romanzo d'amore
e che hanno la sensibilità di percepire qualcosa oltre la storia, che sanno
cogliere anche quello che non è raccontato in modo troppo esplicito. Per
esempio, qui il giardino che dà il titolo alla storia è un simbolo della
scrittura, ci sono immagini collegate ad alcuni temi – la paura di vivere,
l'amore per le parole - da leggere in trasparenza. Insomma si può leggere il
libro come una storia romantica ma anche come qualcosa di più.
Di tutti i lavori ingrati e bastardi, questo è senza dubbio il peggiore. Sofia è furibonda. Daniele Treves, scrittore bestseller, per ignoti motivi vuole pubblicare il suo prossimo romanzo con la piccola ma raffinata casa editrice Dionea, per cui lei lavora. A una condizione: per tutto il tempo che gli servirà a finire di scriverlo, vuole un editor a sua disposizione nella villa di Roma, pronto a leggere, correggere, commentare e persino a fargli da autista. E Roberto, l’editore, ha scelto proprio lei. Che non chiedeva di meglio – in fondo, a quindici anni, un romanzo di Treves le ha cambiato la vita – fino a che non ha scoperto che il suo eroe è un uomo riottoso e lunatico, in una parola insopportabile… E irresistibile.
Non ci vuole molto prima che le necessità professionali entrino in conflitto con gli impulsi del cuore, un sentimento che minaccia di travolgerla e contro cui Sofia si ritrova a lottare fino a graffiarsi l’anima. Mentre le ombre del passato, suo e di Daniele, si addensano minacciando di cancellare il futuro…
Questo romanzo di risate e malinconie, rabbia e batticuore è la storia di una donna che crede di volere la pace e vuole la passione. Di un uomo che cerca una parte perduta del suo cuore. Di molte trame in un eterno giardino, un Eden abitato dai profumi dell’estasi e dal serpente della sofferenza. E di un libro, naturalmente: perché solo il potere delle parole è capace di ricomporre le schegge impazzite di due vite nella luminosa armonia di un amore.
Quanto c’è di te o della tua vita ne Il giardino di
Penelope?
Questa cosa mi ha spiazzato, perché non ho scritto questa
storia pensando di esprimere chi sa cosa di me stessa. Un po' perché il
percorso della pubblicazione è cominciato in modo imprevisto, un po' perché è
stato troppo rapido, ho cercato di prendere questa esperienza con distacco.
Insomma, non sapevo che cosa stesse succedendo. Ovviamente le mie erano difese
inutili, perché quando scrivi qualcosa è inevitabile che in modo più o meno
diretto ci finisca dentro anche tu. E così i miei amici hanno detto che nel
romanzo hanno visto proprio me, l'ironia, la malinconia, la mia passione per la
musica e le cose belle. Ci sono angoli di Roma che sono legati a tanti ricordi.
Ma è vero che io sono tanto in Daniele, il protagonista.
Lui è un po' randagio, non riesce a sentirsi a casa in nessun posto, soffre di
insonnia, non sa guidare, è solitario e ha un trauma molto forte alle spalle
che ha dato un'impronta alla sua vita. In realtà sono tutte cose che abbiamo in
comune, anche se io non sono un affascinante bruno con un talento stellare!
Però alla fine lui non è me neanche lontanamente, è solo un personaggio al quale
ho dato alcune cose che potevamo condividere. Di Sofia invece penso di avere la
rabbia e l'indipendenza e di Roberto la timidezza.
Ma nel romanzo c'è soprattutto il mio rapporto con i
libri. I personaggi di questa storia li leggono e li scrivono per sopravvivere
alla bruttezza della vita e cercare un senso delle cose, e anche io in effetti
leggo per cercare esperienze, confronti, per vedere l'esistenza da prospettive
diverse in un modo che solo le parole sanno costruire.
Come immagini nella realtà i tuoi protagonisti, hai
modelli di riferimento (attori, cantanti, etc.)?
No. Posso dire che Sofia forse somiglia a Anne Hathaway e
Daniele è alto e bruno come Michiel Huisman, ma non ho mai pensato a nessun
personaggio famoso e reale mentre scrivevo di loro.
Hai mai pensato a uno spin-off per Roberto e Jama, magari
un racconto o una novella? Sono due personaggi che, a modo loro, conquistano,
come sono nati?
Per una vecchia tradizione della commedia alla coppia
“seria” e tormentata si accompagna una coppia leggera e spensierata. Loro due
sono questo. Sono gay ma anche quelli che non si fanno troppi problemi a
lasciarsi andare ai sentimenti. Li immagini sistemati in una tranquilla vita di
coppia: insomma, era un modo leggero per dire che una coppia gay (da sempre
ingiustamente considerata “irregolare”) può essere serena e regolare quanto una
eterosessuale (anzi in questo caso lo è molto di più!). Per lo spin-off,
sarebbe divertente, ma non credo di riuscire a scriverlo.
Ai lettori che ancora devono leggere il tuo romanzo, ti
va di spiegare la particolarità del titolo?
Ci provo, ma è impossibile non fare spoiler!
Al centro della storia c'è un giardino, quello della
villa in cui vive Daniele, ospite di una ricca e anziana signora: è un giardino
rigoglioso ma un po' selvatico, dove lui si rintana come la Bestia nel suo
castello, perché per me rappresenta anche la scrittura dentro cui vive e di cui
è quasi prigioniero.
Daniele sta scrivendo un romanzo che ha nel titolo il
nome di Penelope, la regina di Itaca moglie di Ulisse, perché è dedicato a una
donna che invece di aspettare il suo uomo a casa, come la regina Penelope,
decide di scappare e di esplorare il mondo per conto suo. Sofia ricorda quella
donna, perché non vuole legarsi a nessuno.
Il titolo quindi vuol dire tante cose: allude al romanzo
di Daniele, al fatto che Sofia e Daniele si innamorano in questo giardino che
rappresenta anche la scrittura; ma è collegato anche al fatto che in questa
storia è difficile dare dei ruoli, che non si sa chi sia Penelope e chi Ulisse,
chi aspetta l'altro. Paradossalmente anzi tra loro due quello più simile alla
Penelope del mito è proprio Daniele, che tesse la tela del suo racconto mentre
aspetta l'amore della vita.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Sto scrivendo un nuovo romanzo. C'è una storia d'amore
complicata, ma non è al centro della trama, che tocca tanti temi: il rimorso,
la mia generazione, il modo in cui viviamo il nostro tempo. Racconta cose che
mi stanno profondamente a cuore. È
ambientato tra il Medio Oriente e l'Europa in momenti storici diversi.
Grazie per avermi ospitato. Approfitto per augurare a te
e ai lettori buone feste!
Cari peccatori, se volete conoscere il mio parere su Il giardino di Penelope la recensione è qui.
Alla prossima e leggete, leggete, leggete.
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