Oggi vi parlerò della mia prima esperienza in Scozia grazie alla quale ho potuto visitare il celeberrimo lago di Loch Ness e riempirmi gli occhi della genuinità e del fascino dei paesini nei paraggi.
Appena giunta a Invergordon sono stata accolta dalla nebbia, non si vedeva nulla, la terra sembrava esser stata inghiottita dal grigio e quando finalmente si è cominciato a scorgere qualcosa, nonostante il cielo coperto, non ho potuto fare a meno di notare il verde dell'erba. Ma quanto è verde???
Durante il tragitto verso Loch Ness immaginavo di trovarmi avanti un luogo magico, capace di ispirare storie, ma devo dire che non è andata proprio così. Ho trovato un albergo, un negozio e un punto ristoro. Siamo stati condotti su una piccola porzione di riva da cui poter scattare foto e guardare il lago. Loch Ness è una macchia nera e profonda che si appoggia su una legenda più che sul fascino indiscusso, e vissuto dal vivo non mi ha trasmesso molta magia, mancava qualcosa e ci sono rimasta male... forse avevo aspettative troppo alte, pero posso dire: Ehi, sono stata a Loch Ness.
Vi ho già parlato del verde? Delle casette in mattoni e pietra? Dei cimiteri che hanno un'aria terribilmente fantasy? Beh, magari i posti più ignoti e sperduti non hanno "fama" ma quanto sono belli? In Scozia tengono molto alle tradizioni e a una certa armonia estetica, vogliono mantenere la loro unicità, riuscire a far sì che i loro luoghi restino loro. Fantastico!
Per alcuni sarà macabro ma ho trovato immensamente suggestivo il cimitero con le lapidi di pietra circondate dall'erba, solcate da crepe e dipinte dal muschio. Confesso di essermi sentita un po' strana nello scattare foto e nel passeggiare tra le tombe ma è stata anche un'esperienza unica.
Invergordon non ha punti forti per il turismo ma a volte sono le persone a rendere speciale un luogo e a forgiare bei ricordi.
Nel mio caso, sono entrata in una chiesetta molto graziosa all'esterno e, colui che sembrava essere il parroco, mi ha accolto con immensa cortesia dandomi anche una preghiera nella mia lingua. L'interno della chiesa era molto semplice, quasi spoglio, ma c'era posto per tutti, si offrivano bevande ed erano incentivate le foto. Mi sono sentita la benvenuta ed è un valore aggiunto non indifferente. Mi è capitato, anche in Italia, di entrare in una chiesa con la fotocamera e di essere linciata anche senza aver scattato una foto.
Concludo con le cornamuse e spero di ritrovarvi nel prossimo post dedicato a Edimburgo.
Nessun commento:
Posta un commento
I vostri commenti sono la linfa vitale del blog, lasciate un segno ツ