Jo Rebel è una giornalista italiana specializzata in automobilismo di cui ha seguito
sia il settore industriale sia quello sportivo, arrivando a lavorare in Formula 1. Si è
poi occupata di grandi eventi, tra cui i Giochi Olimpici. Da sempre appassionata
lettrice, l’opera della svolta per lei è stata “Orgoglio e Pregiudizio” di Jane Austen.
Si augura che una briciola di Mr. Darcy (carismatico e arrogante, ma al tempo
stesso coerente, onesto, incredibilmente sexy e capace di un amore destinato a
pochi) possa entrare in ognuno dei suoi personaggi maschili. Adora viaggiare, sia in
aereo sia con la fantasia. Vive a Torino con Mya, una dolce gatta tigrata, e non
potrebbe mai rinunciare al computer, alle bibite gassate, e alla sua collezione di
album dei Bon Jovi. “Craving” è il suo primo romanzo urban fantasy.
Benvenuta su Peccati di Penna Jo Rebel! Quando hai scoperto la passione per la scrittura?
Ho sempre amato scrivere. Come molte mie coetanee, da
ragazzina avevo un diario su cui annotavo pensieri e poesie brevi, poi
all’università ho collaborato con il giornale dell’ateneo e da allora non mi
sono più fermata. Prima come giornalista, oggi anche come scrittrice di
romanzi. Anche se faccio ancora fatica a vederti in quest’ultima veste, mi
piace dire che sono una “scritt-ora”, cioè una che ora scrive, domani chissà
cosa succederà… :-D
Qual è stato il tuo primo testo?
Se intendi il mio primo testo pubblicato allora è stato
un articolo durante il periodo universitario. Lo ricordo bene perché era su
Ayrton Senna, il campione brasiliano di F1 scomparso il 1 maggio 1994 a Imola a
causa di un terribile incidente alla curva del Tamburello, durante il GP. Le
corse sono la mia grande passione, fin da piccola, e Ayrton è stato per me un
esempio, come uomo e come pilota. Se invece ti riferisci a un romanzo, in
questo caso il mio primo è stato “Craving”, urban fantasy uscito a fine 2015
per la Golem Edizioni.
Quale genere letterario ti è più affine? Quale invece non
riesci a leggere e/o a scrivere?
Amo il fantasy, non tanto quello classico quanto
piuttosto l’urban, il dark e il paranormal romance. Non vado molto d’accordo invece
con i gialli e i romanzi storici, anche se mi contraddico dal momento che uno
dei miei libri preferiti è “Vento di Guerra” di Herman Wouk dove, durante la
seconda guerra, il mondo fa da sfondo a un’intricata e appassionante storia
familiare.
Come è stato il tuo percorso verso la pubblicazione?
La stesura di “Craving” ha richiesto circa tre anni, la
pubblicazione molto meno. Sono stata fortunata. Poi ho compreso che essere
pubblicati da una CE è solo il primo passo, il difficile arriva dopo, quando
cerchi di far conoscere la storia dei tuoi personaggi ai lettori. Raggiungerli
non è per nulla semplice. L’editoria è davvero un vasto oceano di opere
pubblicate…
Come è nata l’idea di Craving?
Cosa ti ha ispirato?
Il primo libro che ho letto con protagonisti i vampiri è
stato “Intervista col Vampiro” di Anne Rice. Ne sono rimasta folgorata. La Rice
è un’autrice intensa, che sviscera i suoi personaggi fin nel profondo. Li
analizza, li giudica, li mette a nudo, e permette al lettore di fare lo stesso.
Attenta alle descrizioni e ai particolari, nelle sue opere nulla è lasciato al
caso. Da quel giorno, e si parla di parecchi anni fa, il vampiro è entrato a
far parte della mia immaginazione, dei miei sogni, diventando la figura amara e
romantica per eccellenza di quello che è “il mio mondo fantastico”, cioè
parallelo e opposto alla realtà del quotidiano. Un mondo in cui adoro
trasferirmi ogni volta che ho il tempo (tanto o poco) per farlo. Penso perciò che
non sia l’autore a scegliere un genere, quanto il genere stesso a scegliere lui
- o lei - nel momento in cui si mette davanti a un foglio bianco, o a una
pagina word. Almeno nel mio caso è stato così.
«Greg, tu davvero avresti potuto continuare a vivere?»
«Sì. Io sì… Io ho scelto di diventare un vampiro.»
«Sì. Io sì… Io ho scelto di diventare un vampiro.»
Quanto c’è di te in questo testo?
Tutto e niente. Essendo i protagonisti degli immortali
verrebbe da dire molto poco, ma in verità c’è la mia Torino e la campagna
astigiana che tanto amo, c’è parte della mia musica preferita, e soprattutto
c’è il mio ideale di uomo, anche se in “Craving” viene descritto coi canini
affilati, parecchio bastardo, e perennemente giovane ;-)
Hai mai affrontato il “blocco dello scrittore”? Come lo
hai superato?
Sì, è successo. Bruttissima cosa. Una volta pubblicato
“Craving” ho cominciato a scrivere il seguito. All’inizio volevo fare una
trilogia, ma poi ho compreso che una duologia era più congeniale alla storia,
perciò ho rivoluzionato lo schema di partenza e forse questo mi ha un po’
frastornata. Facevo fatica, non riuscivo a trovare il ritmo, quindi ho
semplicemente chiuso il file e deciso di aspettare un po’. “Craving” non è mai
stata una scrittura sforzata, è arrivato spontaneamente, le pagine sono nate notte
dopo notte, quindi per il sequel si trattava solo di aspettare il momento
giusto senza farsi prendere dal panico. Nel frattempo, siccome non sto mai
troppo lontana dalla tastiera, ho scritto un altro romanzo, un romance questa volta, dove amore e
sensualità di fondono e si confondono, dove il dolore quando arriva ti toglie
il respiro e la fine non è così scontata. Quando ho iniziato questa nuova opera
non pensavo che ne venisse fuori un libro, magari una novella… Invece dopo i
primi capitoli ho capito che i protagonisti avevano una storia ben più lunga da
raccontare rispetto a quello che doveva essere solo un “esercizio per
mantenermi allenata” - un “esperimento” in un genere che leggo ma che non avevo
ancora affrontato nella scrittura - prima di ritrovare il giusto flusso con il
seguito di “Craving”. Niente panico quindi, tutto arriva al momento giusto.
Cosa vuoi comunicare con Craving?
È una storia che ho amato molto scrivere. Due fratelli di
sangue divenuti immortali in una notte segnata dalla tragedia. Due stirpi in
eterno conflitto… Tradimento, rabbia, amicizia, amore. Sono tanti gli
ingredienti di questo romanzo e ho scelto di mixarli mettendo le parole nero su
bianco dal punto di vista di entrambi i protagonisti, a capitoli alterni. Scrivendo
mi sono emozionata, arrabbiata, commossa, divertita. Se chi sceglie di leggere
“Craving” prova le stesse emozioni che ho sentito io mentre battevo le dita
sulla tastiera, allora posso ritenermi soddisfatta.
Cosa pensi del Self-Publishing?
Penso che sia un’ottima opportunità che va utilizzata con
criterio. Ognuno è libero di fare ciò che desidera ma reputo che ogni opera
debba essere almeno corretta, editata e ben curata. Purtroppo ho notato pubblicazioni
self condite di errori e senza un buon ritmo narrativo. Questo non aiuta chi
invece prende il self-publishing molto seriamente. Può essere una concreta
alternativa alla CE, soprattutto se si è pubblicato con un editore e non si è
rimasti soddisfatti, oppure se la tua opera non trova spazio tra gli editori
italiani (troppo spesso alla ricerca del grande nome… e ancor di più alla
ricerca del grande nome straniero). Prima ho affermato di aver letto romanzi
self che non mi hanno entusiasmato, ma devo anche dire che ne ho letti invece
di veramente buoni, sia a livello narrativo che a livello di cura dell’opera, e
quasi tutti erano di autrici italiane. Una gran bella soddisfazione.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
In questi giorni sto preparando la partecipazione al
Salone Internazionale del Libro di Torino (dove sarò presente per incontrare i
lettori e per un firma copie sabato 14 maggio allo stand Golem Edizioni),
verificando le ultime correzioni di editing del nuovo romanzo (che dovrebbe
uscire per luglio 2016), e ho ricominciato a scrivere il seguito di “Craving”. In
futuro mi auguro di trovare sempre una nuova storia da raccontare, perché non
esiste cosa più bella che lasciare il quotidiano per volare altrove con la
fantasia.
Grazie a Jo Rebel per
averci dedicato il suo tempo. Spero di poter leggere Craving prima o poi. In bocca al lupo Jo, e buona scrittura!
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