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29 giugno 2020

RECENSIONE - La città di ottone (Trilogia Daevabad Vol. 1) di S. A. Chakraborty | Mondadori

Avevo grandi aspettative per La città di ottone di A. Chakraborty ma alla fine non posso che restare in bilico con la valutazione e adesso vi spiegherò il perché andando per pro e contro, così che possiate valutare voi stessi l'affinità con la lettura.

Pro: ambientazione originale: il Cairo, con cultura annessa, una bella novità. 

Creature particolari, inusuali, lontane da quelle occidentali o a che siamo abituati, che attingono proprio a una cultura diversa e ricca di spunti. Questa è la forza del romanzo, interessante e avvincente, ma, purtroppo, difficile da seguire (vedi i contro).
L'ambientazione apre lo sguardo su nuovi scenari: deserti, oasi, città e magia. Un testo abbastanza descrittivo.

Passiamo ai contro: a volte ci si trova di fronte a un concentrato di informazioni difficile da assimilare a partire dalla difficoltà nel memorizzare i nomi delle creature, delle persone e dei luoghi che hanno un "suono" diverso e per me più complesso da ricordare, non so come spiegarvi, ma è come quando nei libri fantasy ci sono personaggi dai nomi strani e ogni volta ricordarli e distinguerli diventa un'impresa. Ci sono molti esseri da appuntare nella mente per capire e seguire l’intreccio e non avere nomi semplici crea degli ostacoli. Sicuramente non sarà così per tutti ma per me...


La narrazione in terza persona procede per doppio POV, Nahri e Ali, utile, ma non ho avuto lo stesso rapporto con entrambi i protagonisti, uno dei due non mi ha fatto impazzire. 

Ho preferito seguire il POV di Nahri forse anche per la presenza di Dara. Ali non mi ha proprio preso, se il romanzo avesse seguito solo Nahri probabilmente non ne avrei sentito la mancanza, però per chi apprezza entrambi i personaggi il doppio POV è sicuramente un punto a favore.
Nahri, da un lato la apprezzo per l'indipendenza, dall'altro mi turba il suo non credere alla magia quando lei è consapevole di avere un dono.  
Dara l'ho trovato un personaggio al principio molto particolare, mi piaceva il suo essere scostante, il suo tormento, la sua storia... quando però Nahri e Dara si avvicinano qualcosa si perde... forse si entra nel cliché dei paranormal romance dove l'avvicinamento sembra essere forzato anche se poi nel romanzo, almeno in questo caso, vi è un lasso di tempo utile alla conoscenza reciproca, solo che al lettore non arriva.

Il ritmo delle vicende è piuttosto lento, questo è dovuto anche alla presenza del doppio POV.

Io ammiro tantissimo
La città di ottone come prodotto editoriale perché è un fantasy elaborato e ben scritto, ma a causa di alcune difficoltà, a causa di una scarsa immediatezza (limite mio che a memorizzare termini e nomi poco comuni faccio fatica), non sono riuscita a lasciarmi coinvolgere, ero sempre lì a cercare di ricordare qualcosa per non perdere il filo. Con La città di ottone speravo di trovare un libro diverso, ed effettivamente l’ho trovato, non è stato amore a prima vista, ma devo riconoscere un testo notevole, seppur non completamente nelle mie corde, e io ve lo consiglio se volete approcciare a un fantasy esotico, da mille e una notte... (quelle che ci ho messo io a finirlo perché leggo sul tardi e me cala sempre un po' la palpebra) XD


EGITTO, XVIII SECOLO. Nahri non ha mai creduto davvero nella magia, anche se millanta poteri straordinari, legge il destino scritto nelle mani, sostiene di essere un'abile guaritrice e di saper condurre l'antico rito della zar. Ma è solo una piccola truffatrice di talento: i suoi sono tutti giochetti per spillare soldi ai nobili ottomani, un modo come un altro per sbarcare il lunario in attesa di tempi migliori. Quando però la sua strada si incrocia accidentalmente con quella di Dara, un misterioso jinn guerriero, la ragazza deve rivedere le sue convinzioni. Costretta a fuggire dal Cairo, insieme a Dara attraversa sabbie calde e spazzate dal vento che pullulano di creature di fuoco, fiumi in cui dormono i mitici marid, rovine di città un tempo maestose e montagne popolate di uccelli rapaci che non sono ciò che sembrano. Oltre tutto ciò si trova Daevabad, la leggendaria città di ottone. Nahri non lo sa ancora, ma il suo destino è indissolubilmente legato a quello di Daevabad, una città in cui, all'interno di mura metalliche intrise di incantesimi, il sangue può essere pericoloso come la più potente magia. Dietro le Porte delle sei tribù di jinn, vecchi risentimenti ribollono in profondità e attendono solo di poter emergere. L'arrivo di Nahri in questo mondo rischia di scatenare una guerra che era stata tenuta a freno per molti secoli.



Testo fornito dall'editore

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