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11 marzo 2016

INTERVISTA - Laura Caterina Benedetti e La zia suora

Buonasera, nuova intervista! Conosciamo Laura Maria Caterina e La zia suora, la sua pubblicazione non davvero la zia :p

http://peccati-di-penna.blogspot.it/2016/03/intervista-laura-caterina-benedetti-e.htmlMi chiamo Laura Maria Caterina, ma nella vita di tutti i giorni sono solo Laura: ho scelto di usare il mio terzo nome per le mie storie.
Ho due passioni principali, cioè leggere e scrivere, seguite in ordine sparso da: camminare, ascoltare musica, i videogiochi, l'inglese, e tante altre cose.
Esploro generi diversi, sempre seguendo il cuore e mai la moda: mi definisco "lettrice vintage" e considero i libri che leggo il carburante per riempire la mia vena creativa. Amo e ho preso a modelli Dumas, Sabatini, Verga, Du Maurier, Capuana, Stevenson, Salgari, Fogazzaro, Tarchetti e altri, sperando di trarre il meglio da ciò che leggo di loro... e per il resto mi affido al mio istinto: anche se mi piacciono i libri vintage e il loro stile di scrittura riesco a passare, secondo l'estro del momento, da un romanzo in costume medievale a un chick lit!
Ho una laurea triennale in Lettere con una tesi sui videogiochi analizzati alla luce della Storia delle Religioni; ho scelto di iniziare l'avventura dell'autopubblicazione nel 2012 con il rosa "Non ti sposo!", che è stato inserito per due anni consecutivi nel "Best of Kobo Next" (ossia per il 2014 e il 2015).
Sono self in (quasi) tutto, dalla creazione delle cover alla pubblicità, ma ho un'editor di fiducia, molto severo e puntiglioso; ho fatto la mia prima esperienza con casa editrice tra il 2014 e il 2015, con il noir "Katriona" edito dalla Genesis Publishing.


Benvenuta su Peccati di Penna, Laura Caterina! Quando hai scoperto la passione per la scrittura?
Ciao a tutti e grazie a te, Ornella, di avermi ospitata sul tuo blog!
Ho scoperto la passione per la scrittura a 14 anni, quando ho avuto il mio primo computer: si vede che la tastiera mi ha tirato fuori la vena creativa, perché una volta che ho incominciato non ho più smesso. Paradossalmente, anche se mi piace avere davanti carta e penna, non ho mai scritto a mano nessuna delle mie storie, a parte appunti volanti che mi segno quando magari non ho il pc a portata.

Qual è stato il tuo primo testo?
È stato la rielaborazione di un tema, alle medie: a scuola ci avevano assegnato il compito di inventare una storia (quindi scrittura creativa, non un testo in cui dovevamo dare delle opinioni su qualche cosa): io ne avevo scritta una un po' gotica, con castelli, notti tempestose e fantasmi vaganti. Adesso ne sorriderei, probabilmente, se mi capitasse di rileggerla, ma allora, riscrivendola interamente sul mio computer nuovo di zecca, è stata la molla che ha messo in moto il meccanismo.

Quale genere letterario ti è più affine? Quale invece non riesci a leggere e/o a scrivere?
Come autrice, mi trovo bene soprattutto con i rosa classici ("Non ti sposo!", "Ombra di passione", "Sul finire d'agosto") e la narrativa generale (ad es. il mio nuovo titolo "La zia suora", a cui non saprei dare un genere preciso al di là del chiamarlo "romanzo"), anche se mi spiace spaziare (ho pubblicato delle storie in costume, un chick lit, un noir). Non mi piacerebbe scrivere un erotico, dove per erotismo intendo linguaggio troppo esplicito e/o scene vietate ai minori, un giallo (mi piacciono i telefilm polizieschi e i gialli ma non mi sento di voler provare a scriverne uno), un fantasy (ho amato il Signore degli Anelli e uno dei cicli di Shannara, ma a me non viene di scrivere di elfi, gnomi e viaggi epici in mondi inventati), un paranormale (mi dispiace, ma tra me e i demoni, le streghe, i licantropi e le altre creature similari non c'è feeling).
Come lettrice la faccenda cambia: mi definisco "vintage" perché i miei scaffali sono pieni di Dumas, Salgari, Verga, Fogazzaro, le sorelle Bronte, storie di mare, di cappa e spada, di guerra... non leggo quasi nessun romance contemporaneo, eppure mi piace scriverli.

Come è stato il tuo percorso verso la pubblicazione?
Nel 2012, in un momento di crisi esistenziale e grazie a un incontro casuale in cui ho sentito parlare del selfpublishing, ho deciso di provarci... e sono stata contentissima di averlo fatto!
La mia gelosia innata mi fa sentire contenta di avere tutto sotto controllo, dalle riletture alle modifiche, dalla creazione delle cover ai prezzi (pur facendo tesoro di molti consigli e suggerimenti); ho imparato da sola tante cose utili, ad es. come convertire i vari formati degli e-book con nuovi programmi e il modo migliore per impaginarli, diverse funzioni di Word, la creazione di immagini personalizzate pur non possedendo molte nozioni di grafica, etc...
Per quanto riguarda la pubblicazione con casa editrice, sono stata con la Genesis Publishing tra il 2014 e il 2015: il mio noir "Katriona", quando è uscito, è stato uno dei primi ebook sul loro catalogo. Il contratto è scaduto a dicembre 2015, ma posso dire che è stata un'esperienza molto istruttiva che sono contenta di aver fatto.
Disponibile su amazon.
Come è nata l’idea di La zia suora? Cosa ti ha ispirato?
È nata da alcune confidenze ricevute in seguito alla morte di una delle mie prozie, suora domenicana.

Quanto c’è di te in questo testo?
Molto, perché, come ho detto sopra, questo romanzo si basa su qualcosa che è avvenuto nella mia famiglia. L'episodio di cui sono venuta a conoscenza mi ha colpito al cuore e da quel momento non ho più avuto pace: "dovevo" scrivere di lei, di Adriana, e della sua storia, poiché le confidenze ricevute continuavano a girarmi in testa, continuavo a pensarci e a provarne una grande emozione. Non esito a dire che il libro è venuto fuori da solo; alcuni capitoli, inoltre, sono basati su un diario scritto dal papà della suora nel 1945, dopo un'esperienza di prigionia per mano dei fascisti. L'ho romanzato e ho lavorato molto di fantasia in tante scene e nei numerosi dialoghi, ma il punto cruciale che dà una svolta alla trama si basa su fatti documentati; alla fine del mio romanzo, infatti, ho inserito il testo integrale di questo diario.
2015. Alla morte di sua zia, suora domenicana, Paolo viene in possesso di una vecchia lettera e di un medaglione raffigurante la fotografia in bianco e nero di un uomo: questi oggetti custodiscono una storia ormai appartenente al passato, ma che vale la pena di raccontare...
Anni '40. In una città in provincia di Torino sboccia il tenero amore tra Adriana e Carlo; la ragazza, tuttavia, non si sente di pronunciare la promessa di fidanzamento sotto le bombe e vuole aspettare la fine della guerra. Nell'aprile del 1945, alle soglie della Liberazione, proprio quando ogni ostacolo sembra cadere, avviene qualcosa che cambierà per sempre la vita dei due giovani.
Un amore incrollabile, un grande sacrificio: un romanzo appassionato e malinconico tratto da una storia vera.
L'e-book include "Cinque giorni alle Nuove", breve memoria biografica redatta nel 1945 da Pier Paolo M., antenato dell'autrice; parte del romanzo si basa su questo testo.
Hai mai affrontato il “blocco dello scrittore”? Come lo hai superato?
Ho aspettato che passasse. Mi conosco, ormai, e so che la mia vena va a ondate: quando scrivo, posso tirar fuori anche più di duemila parole al giorno, e vado avanti finché non mi sento letteralmente stravolta e svuotata. A questi giorni fantastici si alternano giornate di "carestia", ma se so cosa deve succedere in quella storia di solito riesco a portarla a termine con una media di mille parole al giorno (che è il minimo che mi sono fissata, seguendo l'esempio di uno scrittore di cappa e spada di nome Weyman). Quando scrivevo e basta (al liceo, all'università, in cui scrivere i libri era una passione secondaria rispetto ai compiti e agli esami e al resto della vita di tutti i giorni), mettevo via l'opera finita senza neanche rileggerla e dopo un po' ne cominciavo un'altra; adesso che pubblico, anche se solo come self, e quindi c'è qualcuno che investe dei soldi nel mio lavoro, il tempo tra la fine di un libro e l'inizio di un altro è occupato dalle riletture, dall'editing, dalla creazione della copertina, dalla pubblicità, insomma da tutto quello che serve per presentare ai lettori un prodotto il più possibile buono... poi, di solito, dopo un po' mi succede come se l'acqua tornasse a sgorgare da una fontanella prosciugatasi temporaneamente :) Vengono altre idee e riparto.

Cosa vuoi comunicare con il tuo romanzo La zia suora?
Senza fare spoiler, posso dire che ho scritto questo romanzo per dare una via di sfogo a un'emozione troppo forte da tenermi dentro. Spero che chi sceglierà di leggerlo troverà a sua volta la descrizione di un sentimento così grande da fare male, ma allo stesso da lasciare una dolce commozione in chi arriva alla parola "Fine".

Cosa pensi del Self-Publishing?
Come ho risposto alla domanda 4, mi piace: pur senza escludere la possibilità e il desiderio di pubblicare con una CE, mi pare sia un'occasione bellissima per avere visibilità, per mettersi in gioco, per costruire piano piano una base di fans e lettori che, quando ti chiedono "a quando il tuo nuovo libro?" dopo aver divorato in due giorni la tua nuova uscita, ti danno una carica che non si può spiegare a parole!

Quali sono i tuoi progetti futuri?
Vorrei finalmente riuscire a pubblicare, prima dell'estate, un rosa che ho finito nel 2010, tra "Non ti sposo!" e "Ombra di passione": aveva bisogno di molto editing e di alcune modifiche, ma spero sia pronto per l'avventura.
Ho altri due romance incominciati e purtroppo lasciati a metà, ma spero di riuscire a riprenderli e a finirli, e ho tantissime idee per nuove storie che, se Dio vuole, un giorno saranno pronte per essere lette.

Grazie a Laura Caterina Benedetti per averci dedicato il suo tempo. In bocca al lupo e buona scrittura!
Grazie a te, Ornella, per la tua ospitalità, e grazie a te, lettrice o lettore, che hai letto le mie chiacchiere :)

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