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13 gennaio 2016

INTERVISTA - Giuseppe Menconi e Il Grande Strappo

Salve peccatori, nuova intervista, oggi ospite di Peccati di Penna Giuseppe Menconi e Il Grande Strappo.

Giuseppe Menconi è nato nel 1978 e vive a Carrara. Le sue opere mischiano fantascienza, fantasy e horror. Ama gli antieroi e le storie crude e violente. Scrive nel tempo libero. Con Vaporteppa ha pubblicato i romanzi di fantascienza Abaddon (2014) e Il Grande Strappo (2015).



Quando hai scoperto la passione per la scrittura?
Da giovane passavo parecchio tempo a leggere, molto di più di adesso. Sono sempre stato appassionato di letteratura fantasy medievaleggiante ed è da lì che è iniziata la mia passione per la scrittura.
Ho letto tutto quello che c’era da leggere su Le Leggende di Lupo Solitario di Joe Dever, che rimane la mia saga preferita assieme al ben più famoso Il Trono di Spade.
Per parecchio tempo, troppo, oserei dire, sono stato un autodidatta per ciò che concerne la scrittura, e solo verso i trent’anni ho cercato di dare un’impronta più professionale alla mia passione, seguendo corsi e leggendo manuali.

Qual è stato il tuo primo testo?
Se intendi il primo libro che ho letto, non lo ricordo assolutamente; probabilmente qualcosa che ha a che fare con Lupo Solitario. Il primo libro scritto, invece, ed escludendo le bozze morte nei cassetti, è un romanzo fantasy medievaleggiante che se tutto va come previsto intendo pubblicare da self verso la fine del 2016. È stato il tipico romanzo che si scrive solo con la passione giovanile, senza tutti gli strumenti che uno scrittore dovrebbe avere prima di cimentarsi nella scrittura, ma in questo periodo ho potuto rileggerlo e rimetterlo un po’ a posto, un po’ più in linea con quello che ho imparato nel corso degli anni, e non credo sia venuto male.

Quale genere letterario ti è più affine? Quale invece non riesci a leggere e/o a scrivere?
Amo il fantasy medievaleggiante, in stile Il Trono di Spade di George R.R. Martin, per portare un esempio. Adoro quella saga, il mio sogno nel cassetto è sempre stato scrivere qualcosa di simile. Di contro, non credo che ci sia un genere che non riuscirei a scrivere; diciamo che ci sono generi che faticherei molto a scrivere, tipo la Bizzarro Fiction.

Come è stato il tuo percorso verso la pubblicazione?
In una parola, direi un incubo, giusto per essere diretti e parlare senza inutili fronzoli. Anni fa ho conosciuto Marca Carrara, il responsabile editoriale di Vaporteppa, perché stavo cercando su internet informazioni sulla scrittura, sui manuali ed eventualmente su corsi di scrittura.
Ho seguito il corso di scrittura dell’Agenzia Duca (http://www.agenziaduca.it) e assieme a Marco Carrara abbiamo lavorato per un certo periodo sul romanzo fantasy medievaleggiante di cui ho accennato poco fa. È stato quello il momento in cui ho imparato la differenza tra scrivere senza prima aver studiato narrativa e scrivere dopo aver studiato narrativa.
Dopo la nascita di Vaporteppa ho presentato a Marco Carrara l’idea che sarebbe poi diventata il mio primo romanzo, Abaddon, e ci abbiamo lavorato assieme per quasi un anno, se ricordo bene, tra stesure ed editing. Un po’ frustrante come cosa, ma alla fine è stato piacevole vedere i propri sforzi “pubblicati”.
 
Come è nata l’idea de Il Grande Strappo? Cosa ti ha ispirato?
Tutto è nato dalla mia passione per i documentari scientifici e le teorie cosmologiche estreme. Il grande strappo è una di queste, quella che meglio si prestava a ciò che volevo scrivere. Da lì è nato il What If del libro: Cosa accadrebbe se l’umanità si trovasse di fronte all’estinzione totale e solo una parte dell’umanità potesse salvarsi?

Quanto c’è di te in questo testo?
Mi identifico più ne Il Grande Strappo che in Abaddon. In questo libro c’è esattamente quello che penso dell’umanità e della religione, ed esprime concetti a me molto cari, come la piccolezza dell’umanità di fronte al cosmo e l’ipocrisia dilagante.

È il XXV secolo e l’umanità si è espansa oltre il sistema solare, ma aver colonizzato altri mondi non ha cambiato la natura umana: l’Unione di Mizar e la Federazione Terrestre si combattono da oltre un secolo. Una guerra senza la possibilità di una pace, perché entrambe le fazioni lottano per scappare da un Universo morente.
Solo un Portale verso un altro mondo può salvare l’umanità dal “Grande Strappo” che sta lacerando una galassia dopo l’altra, ma una sola delle due fazioni potrà usarlo. Chi lo attraverserà quando verrà il momento?

Landon Banes è uno dei coraggiosi minatori federali che estraggono il taunuxanio, necessario per completare il Portale. Una vita faticosa in una remota colonia, lontana dalle comodità della Terra, difficile da sopportare soprattutto per la sua famiglia.
Fede, devozione, coraggio: queste sono le doti richieste a ogni buon cittadino della Federazione. La propaganda federale e le parole del Papa sono la guida di Landon, un uomo giusto che ha sempre fatto il suo dovere.

Ma l’arrivo di una spedizione militare dell’Unione obbligherà Landon ad abbandonare la sua vita di comode menzogne e affrontare un universo di scomode verità. Come deve agire un uomo giusto quando l’unico modo per fare la cosa giusta diventa fare la cosa sbagliata? A quali compromessi deve scendere per salvare la propria famiglia?

«Il cielo è buio dietro l'illusione della luce.»

Hai mai affrontato il “blocco dello scrittore”? Come lo hai superato?
Questa è una domanda che richiederebbe un bel po’ di testo per avere una degna risposta. Cercherò di sintetizzare. A mio avviso, non esiste il blocco dello scrittore. Se mi siedo davanti al computer per scrivere e non mi viene niente in mente, significa che il lavoro di pianificazione che ho fatto prima di mettermi a scrivere è balordo o addirittura non esiste. Con questo non voglio dire che ogni volta che mi siedo davanti al computer non ho problemi e scrivo sempre; spesso, il blocco arriva per altri motivi, non perché “non so cosa scrivere”, e il principale di questi motivi è la stanchezza, magari per una giornata di lavoro.

Cosa vuoi comunicare con Il Grande Strappo?
Tante cose: che l’umanità non è al centro dell’universo, che la nostra morale non è la questione centrare dell’universo come vogliono farci credere molte religioni; che non esistono né il male né il bene. Il viaggio del personaggio principale è un viaggio fatto di decisioni difficilissime, di scelte morali. Chiedetevi solo questo: per salvare la vostra famiglia, sareste disposti a fare del male a persone che vi hanno aiutato, che si fidano di voi? E se sì, dopo averlo fatto, avreste ancora il coraggio di parlare di ideali o morale?

Cosa pensi del Self-Publishing?
Potrei scrivere per ore sull’argomento. Sintetizzo: lo approvo. Quello che però mi fa paura, è proprio quello che mi mancherebbe dandomi al self-publishing senza il supporto di una casa editrice, e cioè l’editing. Con Vaporteppa ho la possibilità di fare un editing spasmodico sulle mie opere e di farlo gratuitamente, e non è affatto cosa da poco.

Quali sono i tuoi progetti futuri?
Ho intenzione di scrivere ancora per Vaporteppa, qualità permettendo, e di buttarmi su qualcosa di meno tragico di Abaddon e Il Grande Strappo, forse addirittura una commedia. Verso fine anno, se non prima, ho intenzione di pubblicare il romanzo fantasy medievaleggiante a cui ho accennato e che ormai è nel cassetto da fin troppo tempo.
Colgo l’occasione di quest’ultima domanda per salutare tutti i lettori di Peccati di Penna e ringraziare voi per l’opportunità di farmi conoscere.

Grazie a Giuseppe Menconi per averci dedicato il suo tempo. In bocca al lupo e buona scrittura!

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