Vincenzo Borriello è nato a Torre del Greco nel 1976. Ha conseguito la
laurea in sociologia presso l’università Federico II di Napoli. Finora
ha pubblicato diverse opere letterarie, romanzi di genere sociale, noir e
thriller.
Benvenuto Vincenzo, allora, quando hai scoperto la passione per la scrittura?
Ho scoperto di avere una passione per la scrittura da
giovanissimo, forse 12/13 anni. Non mi riferisco alla scrittura creativa ma
proprio l’atto di scrivere. Avevo l’aspirazione di fare il giornalista, a
scuola quando c’era il compito d’italiano per me era un bel giorno: avevo la
possibilità di dire la mia, ovviamente sceglievo sempre la traccia di
attualità. Verso i 16 anni ho provato a scrivere un libro ma ho abbandonato
dopo una trentina di pagine. Sinceramente mi sembrava una vera schifezza. Da
qual momento ho abbandonato la scrittura creativa (naturalmente l’avrei ripresa
più tardi). Nel 2009 ho provato a pubblicare un saggio sociologico (ma c’è
anche molta psicologia sociale delle comunicazioni di massa) sul terrorismo
suicida, “Sociologia del Terrorismo Suicida”. Si trattava di un argomento
troppo di nicchia per suscitare l’interesse di qualche editore che non
pretendesse il sangue (leggi soldi) e per quanto riguarda le case editrici
serie, non avevo un nome autorevole per trattare certi temi. Insomma, non ero
un professore universitario o un affermato giornalista. Ero un laureato in
sociologia come tanti. Dopo qualche anno, ho deciso di pubblicare il saggio in
formato e-book, su Amazon. Tuttavia questo saggio mi è servito da base per
“L’uomo che amava dipingere”, la storia parla di un pittore iraniano arrestato
per aver dipinto una donna nuda. Deo dire che ho ricevuto parecchie
soddisfazioni con questo lavoro, uscito nel 2010. Purtroppo l’editore ha chiuso
i battenti poco dopo e reperire il libro era impossibile. Recentemente ho
realizzato una nuova edizione, anche questa disponibile su Amazon. Credo di
aver migliorato il testo rispetto alla prima versione e penso possa essere
apprezzato da chi aveva già gradito il libro all’epoca.
Qual è stato il tuo primo testo?
Il primo testo ufficioso è stato “Helvete”, ovviamente
non tenendo conto di “Sociologia del Terrorismo suicida”. È un lavoro che ho
paragonato a un demo tape, va preso per quello che è: la prima opera di uno
“scrittore” (ci tengo a metterlo tra virgolette) che sicuramente presenterà
delle ingenuità e dei difetti ma appunto, va considerato come un demo tape. Nonostante
tutto, avevo ricevuto una proposta di pubblicazione senza richiesta di
contributi, rifiutai perché non volli firmare una clausola d’esclusiva per i
lavori successivi. Il primo testo ufficiale, invece, è “L’uomo che amava
dipingere”.
Quale genere letterario ti è più affine? Quale invece non
riesci a leggere e/o a scrivere?
Noir, thriller e i generi “impegnati”. Non riesco a
leggere le storie d’amore.
Come è stato il tuo percorso verso la pubblicazione?
Non diverso da quello fatto da tanti altri. Scrivi un
libro e lo mandi a decine di editori fin quando non ricevi due o tre proposte
tra le quali scegliere.
Come è nata l’idea de “Il Pentagramma di Cristo”? Cosa ti
ha ispirato?
Volevo scrivere qualcosa sul Principe di San Severo, alla
fine ho fatto tutt’altro, anche se nella storia il Principe fa la sua comparsa.
Mi ha ispirato Napoli, i luoghi, la sua storia, le sue leggende, la sua gente.
Quanto c’è di te in questo testo?
Direi parecchio. Tieni presente che parte del libro è
ambientato nella facoltà di Sociologia che ho frequentato. Parlo di gente che
ho incontrato davvero e che è ancora possibile incrociare passando dalle parti
di San Gregorio Armeno, Piazzetta Nilo, Piazza del Gesù.
Hai mai affrontato il “blocco dello scrittore”? Come lo
hai superato?
Terminato il “Pentagramma di Cristo”, dopo qualche tempo
ho iniziato un nuovo lavoro che ormai giace nel computer da parecchio. Non so
se si possa parlare di blocco. Il problema è che manca non solo il tempo
materiale per scrivere ma soprattutto per pensare a cosa scrivere. Spero di
poter riprendere a lavorarci un giorno, sinceramente mi piaceva cosa stava
venendo fuori.
Cosa vuoi comunicare con il tuo “Il Pentagramma di
Cristo”?
Questa è una cosa che lascio alla sensibilità del lettore.
Cosa pensi del Self-Publishing?
In termini di vendite, probabilmente non dà risultati
peggiori di un piccolo editore. Tuttavia passare per la selezione di un
editore, anche piccolo, è una garanzia in più per il lettore, oltre che una
soddisfazione personale per lo scrittore.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Riprendere la scrittura del libro cui facevo riferimento
quando ho risposto alla domanda sul blocco dello scrittore. Ti ringrazio per
l’intervista e permettimi di ringraziare anche i miei lettori passati e futuri
e Blanco Edizioni per aver creduto in me.
Grazie a Vincenzo per averci dedicato il suo tempo. In
bocca al lupo e buona scrittura!
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