Salve peccatori, oggi abbiamo nel nostro salottino di ciarle con l'autore: Alberto Büchi e L'eroe delle terre morenti.
Benvenuto su Peccati di Penna, Alberto Büchi .
Alberto, quando hai scoperto la passione per la scrittura? Qual è
stato il tuo primo testo?
Detto ciò, considero ‘l’Esorcista’ di W. P. Blatty un
capolavoro, così come il film. Di sicuro questa storia ha influenzato la mia
crescita molto di più che la filosofia studiata al liceo. Ma quest’ultima frase
la scrivo ‘sottovoce’.
Il primo vero amore in realtà è stato il cinema per cui
ho sempre scritto, e poi realizzato, sceneggiature per cortometraggi, ovviamente
di genere horror o paranormale. Il primo vero romanzo però, dal titolo
‘L’Angelo Trafitto’, l’ho scritto solo nel 2006. Si tratta di una storia
particolarmente cruda su sette sataniche, lavaggio del cervello e interferenze
soprannaturali. Sarebbe un sogno toglierlo dal cassetto e un giorno vederlo
pubblicato. Si chiuderebbe un cerchio.
Quale genere letterario ti è più affine? Quale, invece,
non riesci a leggere e/o a scrivere?
Vorrei anche aggiungere che sono nato il 2 novembre, il
giorno dei morti. Da piccolo il mio soprannome era ‘lo zombino’. Non mi dilungo
sulla cultura zombie che ormai dovrebbero insegnare nelle scuole e di cui tutti
conoscono titoli, autori e così via.
Forse è per questo che sono realmente convinto che presto
o tardi saremo travolti da un’ Apocalisse Zombie.
Mi riesce invece difficile da leggere (ma mi capita lo
stesso di farlo) tutto ciò che è socialmente impegnato o politicamente troppo
schierato. Inutile dire che odio il politicamente corretto e il buonismo.
Amo la fantasia più sfrenata, il coraggio, le avanguardie
e di conseguenza la letteratura e il cinema di evasione.
Infine, spesso mi sono cimentato nella letteratura per
ragazzi… con risultati catastrofici. Le storie risultavano troppo cupe, troppo
macabre e sanguinolente.
Come è stato il tuo percorso verso la pubblicazione? Cosa
pensi del Self-Publishing?
Dopo dieci anni di scrittura, sette romanzi conclusi e
nessun editore disposto a pubblicarmi, ho deciso di ‘rilanciare’, di investire
ancor di più su me stesso. Dopo un lavoro molto interessante come ghost writer
ho utilizzato i soldi guadagnati per tradurre in inglese uno dei miei libri.
Non scelsi il mio romanzo migliore, il più originale, il più cattivo bensì il
più corto: non potevo permettermi di far tradurre troppe pagine. Impiegai un
po’ di tempo a trovare il professionista giusto ma alla fine ho incontrato
Sarah Silver, titolare dell’agenzia Bastian Contrarian. Sarah era disposta ad
aiutarmi ma soprattutto condivideva con me la passione per le storie di genere.
Abbiamo impiegato circa sei mesi e ci incontravamo su skype per discutere dei
passaggi più delicati.
Finita la traduzione ho spedito a tappeto (con l’aiuto
della mia ragazza) il manoscritto e… in un solo mese sono stato ricontattato da
una casa editrice americana, la Caliburn Press/Siento Sordida. Il libro ora è
pubblicato con il titolo ‘Frontier Wanderer’.
Un anno dopo la firma del contratto americano, L’Eroe
delle Terre Morenti ha trovato la pubblicazione anche in Italia grazie alla
Nero Press.
Per quanto riguarda il Self Publishing condivido
l’opinione di molti. Credo che sia un modo democratico per far scegliere al
pubblico cosa leggere. Allo stesso tempo però presenta dei rischi, perché le case
editrici garantiscono, nella stragrande maggioranza dei casi, un filtro, un
certo livello di qualità. In Italia però, considerata la poca propensione a
rischiare, potrebbe diventare una strada quasi obbligata per gli esordienti.
In che modo sei venuto a conoscenza di Nero Press
Edizioni? Cosa puoi dirci della tua esperienza con questo editore?
Di loro posso dire che, passatemi il modo di dire, ‘hanno
le palle’.
Non voglio parlare di censura ma in principio temevo che
alcune scene particolarmente forti, ma importanti, de ‘L’Eroe delle Terre
Morenti’ mi venissero tagliate in fase di editing. Questo non solo non è
avvenuto ma non ho nemmeno percepito alcuna incertezza o dubbio. Immagino sia
ciò che ogni scrittore sogna. Non posso che ringraziare Daniele Picciuti per la
sensibilità, e posso assicurare che di solito sono molto parco di complimenti.
Dove nasce l’idea di L'eroe delle terre morenti? Cosa ti
ha ispirato?
Ho trovato le opere di Cormac McCarthy, infine,
folgoranti.
Il protagonista del libro, Hansio, nasce dalla mia
passione per le personalità indefinibili, al limite, e in questo caso possiamo
quasi dire nichiliste.
Inoltre, l’elemento del mostro implacabile simil-zombie
non può mai mancare.
Hansio è l’ultimo Eroe delle Terre Morenti. Il suo è un mondo destinato a morire, dove il sole si sta spegnendo e la Frontiera rappresenta il limite tra la vita e la morte. Al di là, nelle Terre Infestate, prolificano creature bramose di carne umana che avanzano inesorabilmente verso i villaggi rimasti abitati. La Frontiera arretra anno dopo anno. Hansio un tempo apparteneva alla Resistenza, credeva negli dei e nella parola dei Sommi Hastur, i sacerdoti-maghi che parlano con gli e professano la sacralità della vita, l’esistenza dell’anima e aspirano al Grande Esodo verso un nuovo mondo. Quando, però, la guerra gli strappa sua moglie, la mente di Hansio vacilla ed egli rinnega tutto ciò in cui credeva, prendendo a vagare sulla Frontiera in cerca di vendetta. Ma gli Hastur hanno un’ultima missione per lui: salvare una bambina prigioniera in un villaggio molte leghe oltre la Frontiera. Una bambina molto importante per la realizzazione dell’Arca e per il Grande Esodo. Una bambina che, scoprirà Hansio, è molto più di quello che sembra.
Quanto c’è di personale in questo testo?
Questo vale soprattutto per ‘sopravvivere’ all’imminente
Apocalisse Zombie.
Hai condotto delle ricerche particolari per scrivere L'eroe
delle terre morenti?
La miglior ricerca spesso viene dalla passione che ti
porta a leggere e assimilare le storie che ami.
Hai mai affrontato il “blocco dello scrittore”? Come lo
hai superato?
Esiste invece la depressione (la malattia, non il
pessimismo cosmico), la stanchezza, la mancanza di stimoli. Esistono i momenti
difficili della vita.
Basta essere consapevoli del problema. Molte volte è
sufficiente riposarsi o distrarsi. Dieci minuti, un giorno, una settimana, un
mese… e poi riprendere.
A volte invece è sufficiente essere metodici, abitudinari
oppure forzarsi un po’ e scrivere qualcosa, qualsiasi cosa, anche una pagina, anche
solo dieci righe che sarai certo di buttare. Questo aiuta molto.
Cosa vuoi comunicare con il tuo L'eroe delle terre
morenti?
Se poi alla fine usciamo sconfitti dalla battaglia,
questo fa parte della vita e molte volte l’intelligenza risiede anche nel saper
accettare le sconfitte. E imparare da esse. Non è detto che una sconfitta sia
una fine. Magari è un nuovo inizio.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Sto anche cercando un disegnatore per far diventare
l’Eroe delle Terre Morenti una graphic novel.
Anzi, invito chiunque abbia apprezzato la mia storia a ‘battere
un colpo’ durante una delle mie mille sedute spiritiche.
Grazie a Alberto Büchi per averci dedicato il suo tempo. In bocca al
lupo e buona scrittura!














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