Un’analisi fondamentale per capire i conflitti tra Occidente e Islam in edizione aggiornata.
Sergio Romano contestualizza la guerra civile libica all’interno delle rivolte arabe iniziate cinque anni fa in Tunisia e in Egitto, sottolineando sia i danni apportati dal miope interventismo francese in Libia sia le troppe indecisioni e contraddizioni dei paesi europei e degli Stati Uniti di fronte ai drammatici sviluppi della crisi siriana.
TRAMA
Al centro de La quarta sponda c’è la Libia: un Paese fondamentale per la storia europea e, allo stesso tempo, il più violento e caotico del Mediterraneo. Sergio Romano la descrive come un Paese dai molteplici volti. Il primo è quello delle due province ottomane, alla periferia dell’Impero, quando l’Italia ne decise la conquista. Il secondo è quello che l’Italia di Giuseppe Volpi e Italo Balbo cominciò a creare negli anni Venti e Trenta. Il terzo volto è quella della Libia post-coloniale, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale e della proclamazione dell’indipendenza: un piccolo regno, un vecchio e saggio sovrano, una nuova ricchezza rappresentata dal petrolio e dal gas, un rapporto molto stretto con la Gran Bretagna, ma anche una importante comunità italiana. Il quarto è quello di Gheddafi, grande ammiratore dell’egiziano Nasser, spregiudicato, umorale, tirannico, divorato da insaziabili ambizioni. L’ultimo volto è quello incompleto di un Paese che non è ancora riuscito, dopo le rivolte arabe, a trovare un equilibrio ed è sconvolto da una sanguinosa guerra civile. Ma è sempre lì, di fronte alle coste italiane, con le sue ricchezze, le sue minacce e il suo carico d’immigrati che sbarcano sulle nostre spiagge.
NOTIZIE SULL'AUTORE
Sergio Romano (Vicenza, 1929) è stato ambasciatore alla NATO e, dal settembre 1985 al marzo 1989, a Mosca. Ha insegnato a Firenze, Sassari, Pavia, Berkeley, Harvard e, per alcuni anni, all’Università Bocconi di Milano. È editorialista del Corriere della Sera e di Panorama. Tra i suoi ultimi libri pubblicati da Longanesi: Morire di democrazia (2013), Il declino dell’impero americano (2014) e In lode della guerra fredda (2015).
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