Intervista a
Silvestra Sorbera, classe 1983, nata a Cuneo, residente a Torino, ha trascorso gran parte delle sua vita in svariate città della Sicilia. Laureata in scienze della comunicazione, ha iniziato il suo lavoro da giornalista presso la redazione siracusana del quotidiano La Sicilia collaborando inoltre con diverse testate. Nel 2007 si trasferisce a Torino dove continua a lavorare come giornalista per diverse testate ed emittenti locali. Attualmente dirige il magazine online Gocce di spettacolo. E' madre di un bambino di tre anni e mezzo al quale ha dedicato una favola pubblicata nel 2013. La guerra di Piera è la sua sesta opera letteraria.
Ciao Silvestra, benvenuta nuovamente su Peccati di Penna,
come procede la tua carriera d’autrice?
Ciao a te e grazie per avermi ospitata nuovamente sul blog.
Non parlerei proprio di carriera, mi piace scrivere, raccontare delle storie e
devo dire, da quello che posso riscontrare dalle recensioni che, il mio piccolo
pubblico, ama le storie d'amore un po' retrò che ricordano passati abbastanza
vicini, così vicini che quasi tutte le storie potrebbero parlare dei nostri
nonni o dei nostri genitori
Sei al terzo racconto con Lazy Book, parlaci della tua
casa editrice, come ti trovi?
Bene, mi trovo molto bene. Per prima cosa non è una casa
editrice a pagamento, ci sono delle persone come Mariantonietta Barbara e
Donato Calafiglio (che sono i due editori) che si prendono “la responsabilità”
dell'opera e poi la grafica, curata da Ylenia Mariotti è sempre deliziosa e
puntuale con il testo. Non è una casa editrice molto grande, anzi è decisamente
giovane, questo però fa di noi una grande famiglia. Personalmente il mio
rapporto con Mariantonietta è ottimo, ci scambiamo idee, aiuti, collaboriamo in
tutto, siamo due donne che capiscono reciprocamente gli imprevisti dell'essere
madre e di dover coniugare maternità e lavoro, questo non vuol dire che manchi
il rispetto nelle consegne ma che il livello d'umanità è molto alto e questo
clima disteso permette a tutti di lavorare al meglio
Com’è il tuo rapporto con i social e il tuo blog? Hai
trovato collaborazione?
Il blog personale procede senza intoppi, spesso mi
scrivono per propormi dei libri, le mie collaborazioni sono ampie, non lavoro
gomito a gomito con nessuno in particolare, ma sono consapevole che molte
persone mi seguono sul blog, quasi giornalmente, e sanno quindi di cosa mi
occupo. I miei lettori sanno che mi piacciono le storie vere, che non mi
piacciono le ingiustizie e che se posso sono sempre lieta di dare una mano per
far conoscere libri, autori e progetti. Ho “sposato” i due progetti delle
sorelle Domino, Sofia e Rebecca che si occupano di adolescenti e cancro e di
ricordare al meglio l'olocausto e Anne Frank
Trovi cambiato il tuo modo di scrivere rispetto alla
prima pubblicazione?
Si, molto. La prima pubblicazione è “La prima indagine
del Commissario Livia” scritta per un progetto universitario come una sorta di
sceneggiatura, nei racconti successivi il linguaggio è cambiato, sono cambiata
io, ho molti anni in più, ho cambiato la mia visione del mondo e quindi anche
la scrittura ha avuto i suoi mutamenti, è più introspettiva. Magari nei
racconti si nota poco ma, nella seconda indagine di Livia (che pubblicherò
sempre con la Lazy Book) il cambiamento tra il prima e il dopo è netto
Preferisci la pubblicazione digitale o la classica
stampa, e perché? Cosa pensi del POD?
Preferisco il digitale. Capisco che sembra che io voglia
tirare acqua al mio mulino ma è una questione pratica. Se in vacanza avessi
dovuto portare il cartaceo di tutti i libri che io e mio marito abbiamo letto
avremmo dovuto imbarcare una valigia con solo libri. Da quando sono mamma poi ho scoperto che una
libreria piena di libri e di scaffali sui quali un bambino può arrampicarsi non
è una cosa molto sicura, con il digitale questo problema non c'è, per non
parlare poi dei costi. Io leggo molto, il libro cartaceo ha un costo, il
digitale ha un costo molto inferiore, questo significa che spendendo la stessa
somma, (mettiamo il caso cento euro) posso comprare molti più libri. Credo profondamente che anche la scuola
dovrebbe essere sempre più digitale, non solo per il problema “zaini pesanti”
ma anche per le famiglie che spenderebbero meno ottenendo lo stesso risultato.
Sul Pod ho ancora qualche dubbio che possa decollare, magari per scrittori
famosi funziona ma secondo me per un giovane esordiente sarebbe da scartare
Come è nata l’idea di La
Guerra di Piera? Cosa ti ha ispirato?
Chi mi legge e mi conosce sa che “Vita da sfollati” è la
storia dei miei nonni “Sicilia” quella dei miei genitori, ovviamente il tutto
opportunamente romanzato, Piera non ha una vera e propria identità, ho visto
persone care soffrire a causa di malattie terminali e troppo volte ho sentito
figli, nipoti e parenti vari dire la frase “è morta ha finito di soffrire”.
Ecco forse è questa la cosa che mi ha ispirato, non è giusto dover soffrire
mesi e mesi per poi morire comunque allora sarebbe più opportuno mettere fine a quella sofferenza molto prima
Quanto c’è di personale in questo testo?
La storia d'amore è totalmente inventata, il concetto che
Piera vuole lanciare, ovvero un fine vita dignitoso è un mio pensiero. Se
dovessi mai trovarmi nello stato di salute di Piera vorrei morire, Piera dice
che se avesse la forza tenterebbe il suicidio pur di non soffrire più e in fin
dei conti quante volte la cronaca racconta di persone che per alcune malattie
terminali molto difficili e dolorose da gestire si tolgono la vita. Ecco non mi
sembra giusto, servirebbe una normativa adeguata che permettesse alle persone
di poter scegliere
Cosa vuoi comunicare con il tuo La Guerra di Piera?
Che se posso decidere della mia vita perché Dio mi ha
dato il libero arbitrio devo pure decidere della mia morte, non credo che la
sofferenza avvicini a Dio, anche Gesù sulla croce ha chiesto al Padre di
mettere fine alle sue sofferenze.
C’è un passo del tuo testo che ti piace particolarmente e
vorresti condividere con i lettori in questa intervista?
Questo forse racchiude il senso della vita di Piera: «Mi scusi Suor Concetta ma se il suo cane è malato, malato terminale, lei che fa? Non lo porta dal veterinario che, per farlo soffrire di meno, decide di ucciderlo, magari con una bella puntura letale, come la chiamano? Ah si, la morte dolce. E, quel cane, non è per caso una creatura di Dio, come me, come lei, come tutti questi uomini e queste donne in quest'ospedale? Cosa ho io di diverso da quel cane?»
«Piera, ascoltami – intervenne Suor Concetta
seduta sulla sediolina di plastica bianca accanto al letto di Piera – queste
parole sono peccato»
«E perché non è peccato vivere così? Io non vivo più,
ormai neanche la morfina riesce a darmi sollievo. Voglio morire, se avessi le
forze mi ucciderei da sola ma non riesco neanche ad alzarmi per andare in
bagno, se non ci fosse quella santa donna di Alina morirei anche di fame»
«Il suicido è peccato, l'eutanasia è peccato. Andrai
all'inferno»
«Suor Concetta, ho fatto tanti di quei peccati in vita
mia che gli architetti dell'inferno hanno già costruito un girone tutto per me»
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Il secondo libro sul commissario Livia è già pronto,
aspetta solo gli ultimi ritocchi e poi sarà fruibile. Per il resto scriverò una
storia molto personale su un tema che mi sta molto a cuore, ma è ancora presto
per parlarne visto che al momento il foglio è ancora bianco.
Grazie a Silvestra per averci dedicato il suo tempo. In
bocca al lupo e buona scrittura!
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