Miriam Mastrovito (Gioia del Colle, 1973).
Laureata in filosofia. È titolare di un negozio interamente dedicato al fantasy. Da sempre coltiva una forte passione per la scrittura e i mondi fantastici. Ha vinto svariati premi, ha collaborato con diversi siti dedicati ai libri e web magazine ed è stata giurata in vari concorsi letterari. Attualmente gestisce i lit-blog Il flauto di Pan e Leggere è magia.
Laureata in filosofia. È titolare di un negozio interamente dedicato al fantasy. Da sempre coltiva una forte passione per la scrittura e i mondi fantastici. Ha vinto svariati premi, ha collaborato con diversi siti dedicati ai libri e web magazine ed è stata giurata in vari concorsi letterari. Attualmente gestisce i lit-blog Il flauto di Pan e Leggere è magia.
Il suo ultimo romanzo in ordine cronologico è “Il mistero dei libri
perduti” (Zero91 Edizioni). “Il Mendicante di sogni” è stato pubblicato
per la prima volta nel 2009 da La penna blu edizioni nella sola
versione cartacea. Oggi, dopo un’accurata revisione e la realizzazione
di una nuova veste grafica, torna sul mercato in versione Ebook.
Da dov’è nata la passione per la scrittura?
È un effetto collaterale del mio immenso amore per la lettura. Da bambina ho cominciato a sognare ascoltando e poi leggendo le storie scritte da altri. Di lì a desiderare di cimentarmi in prima persona nell’impresa il passo è stato breve.
Qual è stato il primo testo che hai scritto?
La città quadrata
all’età di cinque anni. Era una racconto lungo, diviso in capitoli, una
specie di mito che tentava di spiegare perché gli esseri umani hanno un
corpo composto da tante forme. L’agenda su cui l’avevo scritto è andata
perduta ma ricordo ancora bene la storia.
Quale genere ritieni più tuo, sia come autrice che come lettrice?
Il
genere fantastico nella sua più ampia accezione, dal fantasy all’horror
passando per la fantascienza. Amo leggere e scrivere storie che possano
condurmi al di là di ciò che mi circonda nell’immediato. In genere mi
piace pensare ai libri come a un terzo occhio.
Hai avuto esperienza sia con una casa editrice che da autrice self, quali differenze hai riscontrato? Qual è stato il tuo percorso in entrambi i casi?
Un percorso travagliato, direi. Dopo svariate peripezie e i
tipici errori del neofita, sono riuscita a pubblicare due romanzi con
due diversi editori free (nel 2009 prima e poi nel 2011). All’epoca
pensavo di aver raggiunto un traguardo importante, che pubblicare senza
pagare fosse il massimo a cui uno scrittore emergente potesse aspirare.
Poi pian piano ho cominciato a scorgere anche il risvolto della medaglia
e a confrontarmi con brutte delusioni. Ho scoperto che l’editoria a
pagamento non è il solo male, esiste per esempio l’insolvenza
dell’editore free di cui si parla poco o niente ma che è qualcosa di
altrettanto biasimevole ed esistono le clausole capestro, come quella
sul diritto di opzione che, spesso, si trasformano in un vero e proprio
limite alle possibilità di crescita di un autore.
In linea di
massima posso dirti che il piccolo editore riesce a offrire davvero poco
a uno scrittore emergente, in cambio però chiede la sua libertà.
Scegliendo il selfpublishing ho scelto la libertà. Al momento sono molto soddisfatta di questa scelta.
Quanto
all’iter che dal manoscritto conduce alla pubblicazione, non c’è vera
differenza se si esclude la selezione iniziale e la lunghissima attesa a
cui l’editoria tradizionale costringe.
A tal proposito vorrei
sfatare un falso mito: l’autore che si autoproduce non è un autore che
fa tutto da sé sostituendosi all’editor, al grafico, all’impaginatore.
La differenza da questo punto di vista consiste solo nel fatto che
l’editore tradizionale impone all’autore i suoi collaboratori, l’autore
indipendente (definizione che ritengo più appropriata rispetto a “self”)
li sceglie in piena autonomia.
Reborn è surreale, gotico, paranormale, ed è ambientato a Gioia, come mai la scelta di contestualizzare il romanzo nella tua città natale?
Nonostante
sia surreale, gotico, paranormale, proprio come dici tu, Reborn è un
romanzo fortemente autobiografico. Nel mio intento nasce come romanzo
essenzialmente intimistico per cui ho tenuto l’ambientazione molto sullo
sfondo, tuttavia non potevo che immaginarlo a Gioia perché, in parte,
scaturisce anche dal rapporto di amore e odio che, da quarantun’anni
ormai, mi lega a questo luogo.
Diversi personaggi del romanzo
sono “omaggi” a persone realmente vissute qui. Per esempio Santino è un
omaggio alla memoria di un noto homeless vissuto e morto nel mio paese.
Anche se non lo faceva sistematicamente come Sante, a lui è capitato
davvero di rifugiarsi a dormire in un loculo vuoto. La leggenda
metropolitana (o veritiero episodio di cronaca, chissà), vuole che una
mattina abbia letteralmente terrorizzato una signora che l’ha visto
venir fuori da una nicchia all’improvviso, mentre era intenta a deporre i
fiori sulla tomba di un suo caro estinto.
Qual è il tuo rapporto con la morte e l’aldilà? Hai trasmesso un po’ di te in Elga?
La
mia visione sull’argomento coincide alla perfezione con quanto scritto
nel libro, infatti considero Reborn il mio testamento spirituale. Credo
nella reincarnazione intesa secondo l’accezione di ispirazione neopagana
descritta nel romanzo per bocca di Ogma.
C’è un po’ di me in
diversi personaggi di Reborn. Per alcuni versi Elga mi somiglia, ma il
personaggio che più mi rappresenta è Iuri. Se cercate Miriam è a lui che
dovete guardare.
A cosa ti sei ispirata per il personaggio di Ogma? Sai che io pensavo a Johnny Depp nei panni di questo personaggio? In stile Fabbrica del Cioccolato :p
Il
nome di Ogma trae origine dall’omonima divinità celtica a cui è
liberamente ispirato. Secondo la mitologia celtica Ogma è il dio della
guerra, del furore ma anche della scrittura. Tra i suoi compiti vi è
quello di traghettare le anime nell’aldilà.
Fisicamente è una
bellezza androgina. Personalmente l’ho immaginato somigliante al modello
François Telombre, sarebbe perfetto nei suoi panni in un ipotetico
film. Johnny Depp però non sarebbe male, direi che anche lui potrebbe
somigliargli.
A quale personaggio di Reborn sei particolarmente affezionata?
Li
amo tutti in modo diverso. A Rea probabilmente devo qualcosa in più
perché è da lei che è nato il romanzo, nel libro l’ho descritta così
com’è nelle mie visioni, compresa la sua sete d’affetto che mi ha preso
il cuore sin dal nostro primo incontro.
A parte questo, nutro una
particolare simpatia per Ogma, penso che dal punto di vista narrativo
sia il personaggio più riuscito.
Cosa consiglieresti ai neo-scrittori che desiderano pubblicare?
Armarsi
di pazienza e tanta umiltà, non smettere mai di sognare ma non crearsi
illusioni. Prima di firmare un contratto leggere bene tutte le clausole e
valutare attentamente i pro e i contro. Anche un contratto free può
nascondere le sue insidie e, in certi casi, è meglio desistere.
Che programmi hai per il futuro? Nuovi testi, nuovi generi?
Vorrei
scrivere un romanzo su Cagliostro, sempre di genere fantastico. Per
cominciare, come sempre, mi tocca studiare, studiare, studiare.
Grazie Miriam per aver concesso il tuo tempo a "Peccati di Penna"
e buono studio.
Grazie a te per lo spazio concessomi, per le domande interessanti e per la bellissima recensione. E' stao un piacere!
RispondiEliminaPiacere mio ^-^
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