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8 maggio 2014

INTERVISTA - Barbara Nalin e Tiziana Recchia; Nella tela del tempo

Oggi ho il piacere di presentare  due autrici e la loro opera a quattro mani: Nella tela del tempo.


Barbara Nalin
Ho sempre nutrito una grande passione per la lettura, fin da quando ero ragazzina. Ma sono dovuti passare molti anni, una laurea in Lingue e Letterature Straniere, un lavoro come responsabile ufficio estero di un’azienda che produceva lastre per la stampa offset e due figli, prima di potermi dedicare pienamente alla scrittura. Forse perché quando andavo a scuola mi dicevano che non sapevo scrivere e che non avrei mai combinato niente! Ho già pubblicato un libro, sempre fantasy, “I Guerrieri dell’Arcobaleno e la Profezia di Vallecolore” con una piccola casa editrice di Verona.  
Tiziana Recchia  
Sono una life coach e coach manageriale. Accompagno le persone a ritrovare il proprio equilibrio e forza interiore per potersi esprimere nella vita di tutti i giorni e saper realizzare le proprie aspirazioni. Nel campo imprenditoriale affianco imprenditori e manager per sviluppare le capacità di leadership per condurre team e per avere una vision della propria azienda o del proprio ruolo manageriale. Nel mio lavoro l’attenzione è focalizzata sempre alla persona come centralità di ogni focus aziendale e come artefice dell’innovazione. Nel 1995 ho fondato la “Ronda della Carità”, associazione di volontariato a sostegno dei senza fissa dimora. Dopo 19 anni siamo ancora in 170 volontari che ogni notte girano per le strade della città di Verona per dare un piatto caldo di pasta, una coperta e un dialogo con chi non ha un tetto. Da poco sono Vice Presidente del Banco Alimentare del Veneto.




Come nasce l’idea di un romanzo a quattro mani?

L’idea è nata da Tiziana, (Tiziana è life coach e coach manageriale), che un bel pomeriggio mi chiama e mi dice: “Ti va di scrivere un altro libro?”. Io avevo appena pubblicato un romanzo fantasy per adolescenti “I Guerrieri dell’Arcobaleno e la Profezia di Vallecolore” con una casa editrice di Verona. Io naturalmente ho detto di sì e da lì è iniziata la nostra avventura.

 

Come avete sviluppato, in due, la trama di Nella tela del tempo? Come avete gestito la stesura? Quali sono stati i vostri ruoli?

Il progetto prevedeva l’utilizzo dei valori portanti di un’azienda che produce eolico (di qui l’idea di utilizzare un mulino), e farne poi un romanzo fantasy. L’ambientazione l’ho scelta io, avevo letto di un mulino che si trova nell’isola di Gozo e poi conoscevo Malta piuttosto bene (ci ero stata per quattro settimane per un soggiorno studio di inglese all’età di 18 anni), quindi mi sembrava perfetta e sull’isola di Malta non si poteva non parlare dei Cavalieri di Malta. Quando è stato il momento di fare la scaletta del romanzo, io e Tiziana ci siamo sedute al tavolo e abbiamo fatto un “brainstorming”: sapevamo fin dall’inizio che ci doveva essere una “formatrice”, (nel nostro libro c’è Virginia Castelli), e un corso di formazione dove venivano spiegati i valori.

La parte difficile era che i valori dei Cavalieri di Malta non potevano essere gli stessi del nostro tempo, non da un punto di vista della terminologia almeno. Così, quando abbiamo studiato la storia di Malta e ci siamo accorte che i Cavalieri di Malta erano anche loro, come la nostra azienda, detentori di una “carta valori”, non abbiamo fatto altro che mettere in relazione i due diversi valori e cercare le varie analogie, così il Rispetto è diventato la Purezza, il Dialogo è la Verità, la Lealtà con la Giustizia, la Professionalità con la Sopportazione, ecc. Io mi sono perciò dedicata maggiormente alla stesura dei valori e alla figura della formatrice, Barbara ha gestito tutto il resto: ha creato i personaggi, l’ambientazione e gli enigmi della storia.

 

Cosa c’è di voi nel romanzo? Vicende, analogie con personaggi? O che altro?

Per quanto mi riguarda, c’è una forte analogia con Virginia, la formatrice (anche se lei è più giovane di me) e tutte le vicende che la riguardano.

Io penso di avere delle analogie con tutti i personaggi femminili del romanzo. A tratti mi sono sentita Melita, Anne, Sara, Eliza, Velata, Virginia e non da ultimo Debra. Forse il personaggio a cui mi sono maggiormente affezionata è proprio Velata perchè è quello che io psicologicamente trovo più interessante e riuscito. Anche per Eliza nutro un certo attaccamento perché è proprio da lei che scaturisce l’argomento preferito delle conversazioni femminili: il continuo interrogarsi sul rapporto madre-figlia.

 

Qual è la parte del romanzo che avete trovato più difficile da stilare? Una situazione, un capitolo, un dialogo…

La situazione più difficile è stato “il paradosso temporale”. Difatti, il romanzo ha avuto due stesure differenti. Nella prima stesura, nel finale, avevo fatto in modo che fosse Melita a ritornare indietro nel tempo dal suo Simon, poi ricordo che un giornalista l’aveva letto e mi aveva detto: “Non hai tenuto conto del paradosso temporale!”. Al che io avevo sgranato gli occhi e mi ero fatta spiegare di cosa si trattasse, ma da lì a capire come fare, ne è passato tanto di tempo. Ci sono volute continue ricerche in internet, visioni di film che trattavano del viaggio nel tempo e finalmente ho avuto tra le mani i due libri che mi hanno aperto gli occhi: “Il paradosso del passato” di Robert Silverberg del 1969 e “Indietro nel tempo” di Jack Finney del 1970. Questi due romanzi mi sono stati preziosissimi!

 

Avete una citazione di Nella tela del tempo che vi sta più a cuore? Se sì perché?

La citazione che ci sta più a cuore è sicuramente questa: “... Vuoi che ti dica che tipo di madre sei stata per loro, Eliza? Una madre folle, depressa, inadempiente, abbandonante, instabile, alcolizzata e non da ultimo, figlia delle tue figlie. Ecco che tipo di madre sei stata.” Ci piace perché nella frase che Velata dice alla figlia mette in evidenza il difficile e intricato rapporto del legame madri-figlie.

 

 

Ci sono opere o autori che vi hanno indotte alla scrittura o ispirato in qualche modo?

Io sono una lettrice onnivora, leggo sempre e in continuazione e soprattutto compro libri, come dice mio marito: “Tu devi avere un Karma con i libri”. Sì, insomma, ho un atteggiamento compulsivo, li acquisto, li accatasto, mi approprio degli spazi altrui (vedi spazio libreria di mio marito) e ora anche i miei figli sono come me! Comunque ritornando alla domanda: sì, c’è stato un libro o meglio due libri che mi hanno ispirato e penso mi abbiano portato alla scrittura, “Là dove soffia il Mistral” di Giovanna Righini Ricci che la mia professoressa delle medie ci leggeva durante l’ora di narrativa e “La signora di Hay” di Barbara Erskine.

 

Cos’è per voi la scrittura?

Per me la scrittura è tutto, è la mia vita, il modo in cui metto su carta la mia fervida immaginazione, i miei pensieri, la mia sofferenza e la mia gioia.

Per quanto mi riguarda, scrivere questo libro è stata una sorta di esperimento, un mettermi in gioco e vedere se riuscivo a fare anche questo.


 

Cosa vi ha spinto verso il self-publishing?

Beh, il mondo dell’editoria italiano non brilla certo per correttezza! Io dopo essermi imbattuta in editori che non hanno mai pagato i diritti d’autore, che chiedevo soldi per la pubblicazione o che ancora prima di incominciare ti chiedevano soldi per la promozione, ho deciso di rivolgermi al self-publishing. Questo romanzo non è nemmeno passato per le mani di un agente letterario e casa editrice. Sapevo che le grandi case editrici non ti prendono nemmeno in considerazione (ci ho provato con il precedente e mi sono sentita dire che mancava di qualcosa e che non era per niente originale) quindi abbiamo bypassato gli addetti al mestiere e ci siamo messe in gioco. Abbiamo fatto bene? Non lo so, ma so che mi piace il lavoro di promozione che sto facendo, mi diverte e mi gratifica e mi fa sentire parte viva del libro.

 

Cosa consigliereste ai neo-scrittori che desiderano pubblicarsi?

Consiglio di provarci! Di tentare e di mettersi in gioco! Dopotutto cos’hanno da perdere? Prima di pubblicare anche io mi dicevo: “E se poi il libro non piace? Cosa faccio? Di sicuro abbandono tutto”. Beh, ora non è più così, anche se non dovesse piacere, so che continuerò a scrivere, perché è quello che mi riesce meglio e che voglio fare nella vita.

 

Ultima domanda, quali sono i vostri progetti futuri?

Io vorrei riscrivere il primo romanzo che ho scritto “I Guerrieri dell’Arcobaleno” in una versione per un pubblico più maturo.


Ho proposto a Barbara di scrivere un altro romanzo, rivolto questa volta all’imprenditoria femminile, la storia di una famiglia di donne che porta al successo la propria attività.


Grazie a Barbara e Tiziana per queste simpatiche quattro chiacchiere. Non le trovate affiatate? Una collaborazione così chi non la vorreve, no? In bocca al lupo mie care autrici!

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