Titolo: Il Ritorno di Beynul
Autore: Jury Livorati
Editore: 0111 Edizioni
Questo romanzo ha una base ben delineata e un carattere chiaro che da subito esplica il fulcro della storia in una faida tra fazioni.
La prima cosa che ho notato leggendo è la fluidità della narrazione. Stile semplice, corretto e descrizioni lineari, soprattutto quando si tratta di dare vita agli scenari. Non è uno stile metaforico, ma tutto è fedele alla realtà, direi che le descrizioni sono genuine e dirette! Il testo è ben scritto, dettagliato, quindi la lettura da questo punto di vista è agevolata.
Dalle prime pagine è un grande tuffo nel contesto, si parte quasi con una lezione di storia e religione per fornire tutte le nozioni atte a capire l'ambientazione ma, e non me ne voglia l’autore, l’ho trovata un po’ pesante la parte iniziale, anche perché i dialoghi scarseggiano e non si hanno picchi di attenzione. Il flusso d’informazioni è massiccio, è un’esposizione continua senza intervalli.
Il racconto è in terza persona e, forse, una prima persona con l’influenza delle sensazioni del personaggio narrante avrebbe reso tutto meno freddo e più trainante.
La terza persona fornisce un’ampia visione ma l’impressione che ho avuto è quella di eccessivo distacco dai personaggi. La storia cambia spesso prospettiva e personaggi, e non c’è un vero padrone della scena. Non avendo contatto approfondito con nessun soggetto non sono riuscita a calarmi nelle vicende.
Da un lato l'autore è portentoso nel descrivere fatti, scene e situazioni, dall'altro cala sulle emozioni dei personaggi. Ovviamente questo è quello che ho provato io.
Il mondo ricreato, tra fantasy classico e distopico è affascinante e ben costruito, la religione regna come una forma dittatoriale e d’altra parte vi sono i Tecnici, fazione che pretende più liberta e giustizia cercando di metter i bastoni tra le ruote ai Religiosi. Beynul è l’ago della bilancia in mezzo ai due schieramenti ed è solo un bambino...
Le idee ci sono e sono molto chiare, l’autore non solo
conosce perfettamente l’universo del suo romanzo ma è stato capace di
trasferirlo su carta nei particolari e apprezzo molto questa dote e questo
impegno.
Purtroppo non posso dare un voto alto perché il romanzo non
mi ha coinvolto, ma voglio tenere conto delle idee e della stesura.
Lo stile dell’autore non fa per me, ma non è detto che non
faccia per altri, anzi, penso che agli amanti del fantasy classico questo
romanzo possa piacere molto, io ho bisogno di più sensazioni e sentimenti per
sentirmi ben inserita nella storia.
❤❤❤
TRAMA
Il Regno di Alethya è sconvolto dagli scontri tra l'Ordine dei
Religiosi, che detiene il potere, e i Tecnici, un gruppo di individui
con facoltà soprannaturali. Il Manderley Ansal, massima autorità del
Regno, ha ricondotto il popolo alla devozione grazie al Galen-at, il
bambino considerato la reincarnazione del leggendario Mander. Durante
una cerimonia, una squadra di Tecnici rapisce il bambino, gettando
l'intero Regno in uno stato di crisi spirituale e sociale. Mentre il
Manderley e l'ordine corrono ai ripari per mantenere il controllo della
popolazione, i Tecnici aiuteranno il Galen-at a conoscere la sua vera
storia e le vicende che hanno condotto alla nascita di Alethya e della
religione. È l'inizio di un percorso alla scoperta di un complotto
secolare e del misterioso potere del Vaso, che aiuterà il bambino a
comprendere il suo obiettivo e a prendere parte allo scontro decisivo
per le sorti di Alethya.
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