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15 aprile 2014

INTERVISTA - Teresa Di Gaetano e La sabbia delle Streghe

Ho il piacere di curiosare nella vita e nelle opere di Teresa Di Gaetano, autrice esordiente che ha pubblicato la saga La sabbia delle streghe.



Teresa Di Gaetano è diplomata in Giornalismo Radiotelevisivo ed è giornalista dal 2004. Ha collaborato per diverse testate giornalistiche locali, partecipando anche a due concorsi giornalistici che ha vinto.  Per due anni ha frequentato un corso di giornalismo a Roma, conseguendo il titolo in “Laboratorio di giornalismo e tecniche audiovisive” avendo come insegnanti le migliori firme del giornalismo italiano, quindi giornalisti dalla Rai a La Repubblica, dal Corriere della sera a La7. Ha partecipato a diversi premi letterari, segnalata più volte, alcuni dei suoi racconti sono apparsi nelle antologie dei premi. Ha altresì scritto cinque libri, tra questi ricordiamo  La sabbia delle stregheLa leggenda di Primrose e il breve romanzo rosa Senza di te. Ha frequentato un corso di sceneggiatura e scrittura creativa dove suoi insegnanti sono stati diversi professionisti del settore (tra questi ad es. il giallista Salvo Toscano) e, nell’ambito di questo corso, ha svolto uno stage presso la Casa editrice Flaccovio. Ha fatto tre livelli di un corso per scrittura on line con la scrittrice Moony Witcher.






Quando hai iniziato a scrivere? Com’è nato l’approccio alla scrittura?

Ho iniziato se non ricordo male quando avevo nove anni. Quindi, molto piccola e posso anche aggiungere che tutto è nato quasi come un gioco, perché volevo emulare gli scrittori delle storie che leggevo: per lo più i classici. In pratica è accaduta la stessa cosa che accade quando una bambina si prova le scarpe con i tacchi della mamma e mette sotto il braccio la borsetta iniziando a camminare per casa (con difficoltà, naturalmente) per imitare la propria madre e per atteggiarsi a più grande. Ecco io in quel periodo ho avuto la fortuna di leggere i grandi classici della letteratura. Non solo italiani, ma anche e soprattutto stranieri, e se queste storie sono entrate a buon diritto nell’immaginario di tutti, ci sarà pure un perché, no? Perché sono tutte diverse tra loro, ricche di storie e di dialoghi. Quindi... ho preso un quadernone e ho iniziato a scrivere quello che poi sarebbe diventato il mio primo romanzo: un giallo. Ancora oggi ricordo l’emozione e la gioia nel mettere su carta quello che l’immaginazione mi dettava, perché ero davvero dotata di una sfrenata fantasia. Lo so... un po’ tutti i bambini hanno una fervida immaginazione, però la mia vi assicuro galoppava a briglie sciolte. Questo breve romanzo giallo l’ho concluso, ed è stato questo input che mi ha indicato la strada da seguire. Così il mio sogno è diventato quello di divenire una scrittrice e per ora lo sto inseguendo...

Qual è stato il tuo primo testo?

Il primo testo in assoluto che ho scritto è stato il già citato romanzo giallo. Si intitolava “Un raggio di stoffa” (lo so, non sono mai stata brava a scegliere dei titoli accattivanti). Trattava della prima indagine del Commissario Kelly, un poliziotto-donna, quindi in gonnella. L’originalità della storia risiedeva nell’indagine condotta su un’isola deserta, dove Kelly e altri quindici passeggeri si erano salvati in seguito a un disastro aereo. Questo manoscritto poi l’ho cestinato (peccato!), ma ovviamente rimarrà per sempre impresso nella mia mente, nei miei ricordi. Poi ho deciso di tenere un diario segreto, lo tenevo per esercitarmi nella scrittura. Ero, infatti, convinta che per scrivere bene, dovessi assolutamente scrivere spesso. Ho optato per il diario perché è un qualcosa che si aggiorna spesso e pensavo che raccontare di me stessa, delle mie giornate, mi avrebbe senz’altro aiutata per la stesura di future storie. Poi ho affiancato (questo al quarto ginnasio) al diario un quadernetto, dove annotavo poesie e brevissimi racconti. Non lo nego: queste mie prime composizioni non erano nulla di eccezionale, soprattutto le poesie. Però... eh... c’è un però... inseguito i brevi racconti mi sono serviti per scrivere dei bellissimi racconti. In pratica, ho ampliato queste mie idee per scrivere racconti più lunghi.

Quando hai capito di voler pubblicare e condividere i tuoi scritti?

Durante il mio praticantato per diventare pubblicista (2000-2004). Avevo tenuto nascosto ai miei genitori questa mia passione fino a quel momento. Era un qualcosa di artistico, non il classico sogno realistico di diventare che so... un’insegnante, un medico, un architetto, insomma professioni riconosciute, quindi temevo che magari rivelare che volevo fare “la scrittrice” poteva essere qualcosa di esuberante, eccentrico, poco realistico e concreto in pratica. successivamente, scrivendo per i giornali e collaborando un’emittente televisiva, ho visto mia madre leggere i miei scritti prima che li mandassi alle redazioni, addirittura consigliandomi, e allora mi sono detta: «Perché non dirle la verità, che mi piace scrivere e raccontare storie?» E così ho fatto. Alcuni miei racconti, sono apparsi in una rubrica creata apposta per me sulla rivista dove scrivevo. E così... è iniziato il mio percorso. Internet allora era poco diffuso, quindi ero fermamente convinta di essere la sola, l’unica con questo desiderio solo in seguito, grazie al web, ho scoperto che c’è un popolo di scrittori, tantissima gente con il mio stesso sogno. Allora... dopotutto... non era poi così stravagante il mio desiderio... Anzi, fin troppo comune!

Qual è il genere letterario che senti più tuo? Quale preferisci leggere e quale scrivere?

Preferisco scrivere i romanzi rosa perché ho un carattere molto romantico e sono una grande sognatrice. Inoltre, ho un forte senso “del dramma” cioè drammatizzo, ma solo interiormente, qualsiasi aspetto legato a questo sentimento qual è l’Amore. Chissà... forse per le mie burrascose passate storie d’amore. Però amo anche scrivere i fantasy. È vero: nei miei fantasy la componente del sentimento è abbastanza predominante, però i fantasy permettono di spaziare maggiormente. Nei fantasy si può mettere “mistero” come le così dette spy story, “morti sospette” quindi caratteristiche dei gialli, l’amore tipico dei romanzi rosa, le avventure tipiche dei romanzi di avventura, l’introspezione psicologica tipica dei romanzi psicologici, etc. Insomma, anche se non sembra, il fantasy è una commistione di tanti generi e mondi letterari, ovviamente introdotti con estrema fantasia. Per la lettura non mi sono fissata con alcun genere. In un libro mi colpisce la copertina, il titolo, la trama, se ho già letto qualcosa di quello scrittore, oppure se ne ho sentito parlare bene nel web. Insomma, sono tanti gli elementi che mi trascinano all’acquisto di un libro. Anche se in tutta onestà non amo i gialli (lo so, proprio io che la prima opera che ho scritto era proprio un giallo), i thriller, gli horror, gli erotici e i saggi, quindi non li leggo proprio. Certo... se capita che mi regalino un libro di questo tipo, lo leggo. Però non li compro.

La sabbia delle streghe è una saga fantasy, come mai hai scelto le streghe? Cosa ti ha dato ispirazione?

La sabbia delle streghe, Alla ricerca dei ricordiQuando ho iniziato a scrivere questa saga non avevo molta cultura in materia di fantasy, nel senso non avevo letto alcun libro di questo genere. Solo La Storia Infinita di Michael Ende che appunto l’ha ispirata. Tutti conoscono un po’ le streghe e io volevo in qualche modo riscattarle dalla loro nomea di “perfide”, quindi mi sono immaginata quattro regni (La sabbia delle streghe, Colori di pietra, Luna di Vetro e Corallo D’Avorio) e ho pensato di mettere a custodia di ogni regno una Strega buona. Queste Streghe poi nel corso dei libri diventeranno cinque, perché due regni si scinderanno durante la IV scissione appunto, si creerà un quinto regno (Cristallo D’Oro) e quindi ci sarà una quinta strega (Halisabel, per la cronaca). Queste Streghe che custodiscono i Regni hanno ognuna poteri diversi e fisici diversi. Ad esempio, Umbribel che si trova nel Regno Colori di Pietra raccoglie la pioggia del cielo e la trasforma in Cuori di vetro che distribuisce in tutto il GranRegno. Chi lo trova, ha dalla sua la fortuna. Però non l’ho rappresentata come una brutta megera. No. Umbribel ha l’aspetto di un albero, cioè le braccia, le gambe e il busto sono di legno. Poi c’è Amabel. Lei ha il dono di dar pace ai morti, quindi diciamo che è una sorta di Caronte. Insomma... non saranno poi solo queste le streghe presenti nei libri, ci sarà posto anche per quelle cattive (Le Tredici Streghe Nere), però sebbene malvagie sono bellissime. Ma soprattutto un elemento che predomina nei miei fantasy è l’amore, quindi il sentimento. Do molta importanza a questo aspetto. Non solo perché scrivo oltre ai fantasy anche storie d’amore, ma anche perché sono stata sempre un’inguaribile romantica. Quindi... fa parte del mio carattere, del mio modo di essere.

 

A quale personaggio della saga ti senti più vicina? E perché?

È un po’ presto per fare un bilancio perché sono usciti solo tre libri. Posso dire che sicuramente sono affezionata alla principessa Primrose. Affezionata, però. Il perché è semplice: la sua storia ha dato il via a tutta la saga. Invece... se parliamo di simpatia, citerei senz’altro Rosehan (la protagonista del libro che sto correggendo e che spero entro quest’anno di dare alle stampe). Rosehan ha un caratterino articolato nel senso che non (vuole) combatte (re) però è cocciuta, ostinata, ama la natura e gli animali che rispetta, però è un maschiaccio con le persone dell’altro sesso (cioè a volte è brusca con i ragazzi). Sì... detto così, sembra che sia piena di contraddizioni, in realtà queste cose opposte del suo carattere e nell’insieme la rendono moderna, attuale e simpatica. Perché se si donano a un personaggio così tante sfumature, alla fine ogni sfumatura viene a galla e provoca ora una risata, ora una battuta sarcastica da parte di un altro personaggio, ora un po’ di riflessione. Insomma, sono soddisfatta oltre che entusiasta di questo mio personaggio femminile perché penso che sia uno dei miei più riusciti...

Qual è per te l’elemento fondamentale per un buon fantasy?

Bella domanda! E anche difficile trovare una risposta esauriente. Io credo che l’elemento fondamentale per un buon fantasy sia la scrittura. Nei fantasy ricorrono molto spesso figure sulle quali si sono consumati fiumi di inchiostro, come le famose streghe ad esempio, e sebbene lo scrittore rielabori poi la figura ricorrente nei fantasy secondo i suoi gusti, l’unico modo per catturare l’attenzione e la curiosità del lettore non è solo inventarsi delle soluzioni diverse, che rendano appunto diversa una figura tipica del genere, ma deve esserci anche una certa cura nello stile. Credo che sia molto meglio leggere un fantasy scritto in modo semplice, tranquillo e rilassante come ad esempio fa la scrittrice Licia Troisi (che io ammiro), che non un fantasy con periodi complessi e con un linguaggio esageratamente ricercato. Il fantasy già di suo, per forza di cose, ha delle trame articolate oltre alla massiccia presenza di personaggi, renderlo ancora più complicato con una scrittura difficile, fa stancare il lettore e lo demotiva a continuare a leggere. Quindi massima semplicità, massima chiarezza nella scrittura. Ecco cosa mi piace ritrovare in un fantasy, in un buon fantasy.

Hai pubblicato sia con editori sia in self-publishing, quali differenze hai riscontrato? Ti va di parlarci della tua esperienza?

Io ho provato addirittura tutte e tre le opzioni (sacrilegio! Lo so!) e in questo ordine: casa editrice a pagamento, casa editrice medio-piccola, self-publishing. Beh... per la prima categoria non mi soffermo a parlarne. Per quanto riguarda la pubblicazione con la Casa editrice medio-piccola e con il self-publishing... beh... mi sono trovata meglio con il self-publishing, anche se sono self solo da luglio 2013, quindi non da molto e questo nonostante sia in buoni rapporti con la mia casa editrice. I climi attorno a queste due realtà sono diversi tra loro, ma non tanto dissimili. Però io ho uno spirito decisamente più indipendente, mi piace scegliere tutto: quando pubblicare, cosa pubblicare e in che modo pubblicarlo. Forse per questo mi trovo a mio agio con l’auto pubblicazione.

Cosa deve tenere bene a mente un autore che vuole auto-pubblicarsi?

Sicuramente deve agire sotto l’ombra della responsabilità. Chi si autopubblica è completamente responsabile del proprio scritto, quindi a maggior ragione deve curare ogni particolare e aspetto del libro che andrà a pubblicare. Deve scegliere una copertina bella e accattivante, il testo non deve presentare errori di alcun genere né grammaticali o di sintassi né quantomeno i banali refusi o errori di battitura, quindi deve curare sia personalmente che incaricare qualcuno per l’editing. Poi, bisogna scegliere un prezzo di copertina secondo me basso, competitivo e, infine, occuparsi della promozione. Una volta pubblicato non bisogna sedersi sugli allori. No! Bisogna darsi da fare (e anche molto) per far conoscere il più possibile il proprio romanzo e sì... sperare poi che il famoso passaparola attecchisca tra i lettori per raccogliere i frutti del proprio duro lavoro. È faticoso, però credo che auto pubblicandosi non solo si diventi “imprenditori di se stessi”, ma si realizzi anche un libro secondo i propri desideri. Non si deve dipendere da nessuno, soprattutto da nessuno che scelga al posto tuo. Credo che da questo punto di vista l’auto pubblicazione riservi molte soddisfazioni.

Cosa c’è nel tuo futuro letterario? Puoi anticiparci qualcosa?

I Sette Regni di DuvergerBe’ io non lo nego né lo negherò mai, però sono davvero molto affezionata alla mia saga fantasy, La sabbia delle streghe. Nel mio futuro quindi c’è di continuare nel progetto di stendere e far stampare tutti e dodici libri della saga. Un gran lavoro insomma! Per ora, infatti, sto lavorando sull’ottavo libro della saga, Rosehan e la spada di Shanas. Lo sto correggendo. E spero tanto di pubblicarlo entro quest’anno. E poi sicuramente scrivere e pubblicare qualche altro romanzo rosa. Un paio li ho già pronti nel cassetto, aspettano solo di essere rivisti con cura. Inoltre (notizia dell’ultim’ora) vorrei lanciarmi nella stesura di un romanzo giallo. Ebbene sì... L’anno scorso ho partecipato a un contest indetto da un Forum e il contest consisteva nello scrivere un racconto giallo. Io l’ho scritto, però non ho poi più partecipato per motivi personali. Ho intenzione di allungarlo e dargli la dignità nonché la lunghezza di un vero e proprio romanzo giallo. È vero... non è un genere che amo e prediligo, però sono dell’avviso che non ci si debba chiudere le porte a priori, bisogna sperimentare un po’ tutto, perché dall’esperienza si apprende sempre e, quindi, ci si migliora. Personalmente ho scritto già 7 libri e non mi sento comunque arrivata e il mio più grande desiderio è dare sempre il meglio di me stessa in ogni mio libro, perché per me scrivere è come fotografare gli istanti per renderli eterni, in qualche modo...

Grazie a Teresa per le risposte esaustive e le novità trapelate da questa intervista.

Grazie per la bellissima chiacchierata!



Alla prossima!

1 commento:

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