Salve lettori, eccoci alla penultima tappa di questo tour, dove conosceremo meglio Alberto Camerra e il suo percorso con Caprice e lo stregone.
Alberto, benevenuto su Peccati di Penna! Quando hai scoperto la passione per la scrittura?
Grazie a te, per l’adesione al BlogTour di Caprice e lo stregone, il mio nuovo romanzo. Un caloroso saluto anche a tutti i tuoi lettori. La passione per la scrittura ha in me origini piuttosto antiche: l’ho scoperta sin da bambino quando, nella sala d’attesa di mio nonno ferroviere, scrivevo a biro i dialoghi negli spazi bianchi delle riviste, sopra le foto di vip, scrittori e protagonisti della società. Era un iniziale tentativo di comporre dialoghi e di costruire storie.
Qual è stato il tuo primo testo?
Alberto, benevenuto su Peccati di Penna! Quando hai scoperto la passione per la scrittura?
Grazie a te, per l’adesione al BlogTour di Caprice e lo stregone, il mio nuovo romanzo. Un caloroso saluto anche a tutti i tuoi lettori. La passione per la scrittura ha in me origini piuttosto antiche: l’ho scoperta sin da bambino quando, nella sala d’attesa di mio nonno ferroviere, scrivevo a biro i dialoghi negli spazi bianchi delle riviste, sopra le foto di vip, scrittori e protagonisti della società. Era un iniziale tentativo di comporre dialoghi e di costruire storie.
Qual è stato il tuo primo testo?
Difficile rispondere a questa domanda. Se intendiamo un
primo testo offerto a un discreto pubblico, devo risalire ai tempi di scuola,
sulla rivista dell’Istituto: si trattava di un fumetto di fantascienza, per cui
ho realizzato soggetto, sceneggiatura e disegno. Il primo testo di genere
esclusivamente narrativo, se non consideriamo altre parentesi come paroliere
per un complesso rock, è stato pubblicato online, su un blog. Quest’ultimo era
un racconto breve, sviluppato in seguito nel mio primo romanzo: Fiori nella
Neve.
Quale genere letterario ti è più affine? Quale invece non
riesci a leggere e/o a scrivere?
Non ho un genere prediletto sugli altri. Nel corso degli
anni ho cercato di sperimentare, scrivendo e leggendo vari generi narrativi:
amo i testi che si concentrano sulla personalità dei personaggi e che
attribuiscono all’ambientazione un valore aggiunto. Mi sono immerso nel
western, nel fantasy, nel rosa, nella fantascienza da lettore e narratore,
arrivando ad appoggiare la tesi di uno tra i miei scrittori preferiti, Terry
Brooks, e condivisa da George Lucas, secondo il quale non esiste fantascienza o
fantasy ma c’è piuttosto un immenso calderone letterario dove l’avventura è
raccontata in ogni sua diversa forma. Forse potrà apparire contraddittorio ma,
del resto, vivo anche di contraddizioni: non amo, ad esempio, leggere o
scrivere di nani, elfi e troll… eppure seguo da tanti anni, con passione, la
saga di Shannara.
Come è stato il tuo percorso verso la pubblicazione?
Tortuoso. Come, suppongo, per la maggior parte delle
persone. Posso comunque affermare che senza un blog non sarei probabilmente mai
approdato alla pubblicazione. La rete mi ha permesso di raggiungere lettori
altrimenti sconosciuti, di esplorare e maturare, di comprendere le reazioni di
chi legge attraverso il dialogo e le opinioni. Uno scrittore, un autore in
genere, svolge un lavoro solitario che lo isola dal resto del mondo, quando
compone. La rete ha sovvertito questa condizione, ha permesso di coinvolgere,
quasi in diretta senza dover attendere mesi e anni, il pubblico a cui l’opera è
destinata. Pubblicare, oggi più di ieri, è diventato relativamente facile:
difficile semmai è costruire un rapporto con chi ti legge.
Come è nata l’idea Caprice e lo stregone? Cosa ti ha
ispirato?
Caprice e lo stregone è un’opera seconda. Preceduta da Caprice
e il cavaliere, un racconto di genere paranormal romance in cui mi sono
cimentato qualche anno fa. A tutti gli effetti, ho costruito una duologia che è
però leggibile anche singolarmente. L’ispirazione della saga di Caprice
proviene dalla lettura di opere che mi sono molto care, scritte da Robert E.
Howard e Terry Brooks. Del secondo, ho amato particolarmente la trilogia del Demone:
fantasy ambientato in epoca contemporanea, con elementi inediti, rispetto ai
soliti tipici dell’autore. Di Howard ho molto amato Solomon Kane e Dark Agnes,
quest’ultima, caso raro per l’epoca, protagonista donna in un mondo di cappa e
spada. Al centro del mio Caprice e lo stregone c’è, appunto, una figura
femminile: una giovane strega albina. Insieme a un cavaliere addestratore di
falchi e ad una storia romantica, sullo sfondo del suggestivo Mont
Saint-Michel.
Quanto c’è di te in questo testo?
In ogni testo metto la mia passione per la narrazione e
cerco di immedesimarmi nelle caratteristiche dei personaggi. Agisco come loro,
magari persino al contrario, ma rifletto su come potrei uscire da una
situazione simile, se fossi al loro posto. Come ne uscirei cambiato? Quanto di
me rimarrebbe fedele ai valori che sento? Oppure rimarrei fermo nelle mie
convinzioni in qualsiasi caso? Già in queste tre domande, vedo la struttura di
tre personalità distinte: ma sono gli ostacoli che incontriamo nel quotidiano a
mutare la nostra direzione.
Onestamente no. Ho affrontato molte difficoltà e, di
certo, altre ne dovrò affrontare, probabilmente aspre, critiche: certe volte la
tastiera produce parole che elimino con il tasto canc., in altre occasioni la
stesura di un testo si distacca parecchio dallo schema iniziale dando vita a un
narrato ben differente, con tutte le complicazioni del caso. Davanti al monitor
ho sudato freddo, ho masticato amaro, sono stato sul punto di eliminare
soggetti interi, di chiuderli dentro un cassetto per dimenticarli. Superare
questi ostacoli non è mai semplice e non è diverso dall’affrontare la classica
pagina bianca. Ci sono riuscito con l’umiltà del lavoro, ricordandomi che la
scrittura è sì ispirazione e arte, ma anche molto artigianato. Ho visto di
recente un telefilm che si presta molto bene al concetto: uno dei protagonisti
dichiara di essere in crisi, che il mondo intero rischia di cadergli addosso;
l’altro risponde che, con ogni probabilità, è solo la storia che comincia a
farsi davvero interessante.
Cosa vuoi comunicare con il tuo Caprice e lo stregone?
In Caprice e lo stregone l’obiettivo punta a esplorare il
diverso. Non quello che diverso è in apparenza, per il colore della pelle, la
lingua o la religione. Caprice è diversa dagli altri come può esserlo chiunque
di noi. È un’albina che si tinge i capelli prima di biondo e poi di rosso, pur
di sembrare una ragazza come tutte le altre, è una giovane che ama gli animali
e li sente in misura molto più profonda di una persona normale, vive a contatto
con la natura e cerca di preservarla in qualunque gesto quotidiano. Tuttavia,
la diversità di Caprice è nella sua stessa personalità: complessa, passionale,
fragile e forte al tempo stesso. Una personalità singolare come quella di ogni
altro essere umano. Perché, in fondo, per quanto simili, siamo tutti diversi. È
l’esperienza a renderci tali, il vissuto, le paure, i dubbi, le poche certezze.
Nella società, uscire dai canoni di massa, significa essere emarginati. È un
problema molto attuale, in ogni periodo storico, ma lo è molto di più oggi, che
con la connessione globale siamo ancora più soli di prima.
Cosa pensi del Self-Publishing?
Se non ci fosse bisognerebbe inventarlo? È una forma di
libertà, senza dubbio. E di libertà non ne abbiamo mai a sufficienza. C’è chi
lo condanna per la presunta mancanza di professionalità da parte degli autori
che lo utilizzano: rischio possibile, talvolta anche reale. Io però prendo ad
esempio i liberi professionisti, quando devo parlare di narrativa indipendente.
Un utente preferisce un idraulico che lavora in una grossa azienda oppure un
idraulico che lavora in proprio? Un condannato desidera farsi difendere da un
avvocato associato a uno studio internazionale oppure da un avvocato che opera
da solo, in un piccolo studio individuale? Chi è il professionista più
affidabile? Chi è quello più qualificato? A priori, la scelta non è semplice.
Tendenzialmente il marchio rinomato ispira fiducia, ma alla fine dietro il
marchio lavorano le persone. Un professionista resta tale: quando rappresenta
l’importante società e quando rappresenta esclusivamente se stesso. Se un
professionista associato non svolge bene il proprio lavoro, ne risente la
società. Se un professionista indipendente lavora male, ne risente in prima
persona. Occorre rispetto per il pubblico, offrire opere curate nei minimi
particolari: un indipendente è in grado di farlo? Assolutamente sì. Se è onesto,
se ha passione per il suo lavoro, non sarà inferiore a un dipendente. Anzi,
talvolta potrebbe persino stupire positivamente.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Continuare a scrivere. Senza mai dimenticare di leggere
tanto. Ho varie idee che mi passano per la testa ma solo una parte di esse
troveranno una collocazione definitiva. Se Caprice e lo stregone raccoglierà
consensi, potrei proseguire con la saga della strega albina della Bassa
Normandia, magari non nell’immediato futuro ma potrei programmarla. Caprice ha
ancora molto da dire e un universo da esplorare. Vedremo se deciderà di
raccontarlo anche a me, per permettermi di trasmetterlo a dei possibili
lettori.
E dopo questa ultima risposta io saluto vi rimando alla prossima
tappa sul blog Del Furore Di Aver Libri. Buone letture!
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