TRAMA
Andrea Brighi, detto Kurt, in viaggio verso la
Svizzera per un trasporto illegale di valuta, devia
improvvisamente per Trieste in seguito all’incontro fortuito
(e forse immaginario) con Stefano Zanchi, alias Diavolo
Biondo, suo ex amico nonché datore di lavoro più di
vent’anni prima a Radio Punto Nord. Tornano a galla così i
ricordi di un tempo in cui i due uomini passavano le
giornate scambiandosi emozioni, spesso forti e all’insegna
della trasgressione, progetti per il futuro, ragazze. Tra tutte,
Anna, un amore mai del tutto dimenticato, un sentimento
ancora vivo e una storia finita troppo presto di cui ora
riaffiorano i dettagli. Nella misteriosa e decadente pensione
Ghega dove alloggia il protagonista, il passato tornerà a
disturbare la quotidianità di Kurt, ex dj in fuga, fornendogli
una chiave di lettura inedita per ripensare agli avvenimenti
dei propri vent’anni. Ormai annoiato e quasi disilluso,
l’uomo sarà capace di riscoprire se stesso dopo una discesa
agli inferi tra personaggi bizzarri e pericolosi, in una storia trascinante di sesso, ricatti e
debiti non priva di rimpianti e nostalgia, sulla colonna sonora di una giovinezza perduta.
Partiamo dal protagonista Andrea Brighi, ovvero Kurt. Non è un personaggio caratterialmente forte e nel viaggio tra passato e presente del romanzo, lo vediamo sempre manipolato dalle persone: il suo datore di lavoro (Diavolo Bionso), Anna (la sua "ragazza"), Rita (sua moglie), Tiziano (suo cognato), e infine la piccola Nadia (amante saltuaria e criminale nel DNA). Fortunamente, nell'epilogo si riscatta, trovando se stesso.
Vent’anni fa portavo i capelli lunghi come Kurt Cobain, con un accenno di pizzetto. La prima volta che mi vide, Diavolo Biondo disse: «E tu saresti?».
«Andrea Brighi».
«Nome da sfigato».
La ragazza accanto a lui rise. Aveva gli zigomi alti e la frangetta sulla fronte bianca. Ancora non la conoscevo, ma era Anna.
«Per fare il deejay devi avere un nome d’arte, come Linus, Fargetta, Jovanotti. Secondo me ti devi chiamare Morgan, hai la faccia sputata da Morgan dei Bluvertigo».
Ci rimasi male. Morgan era uno che andava a Sanremo con Pippo Baudo.
«Gli amici mi chiamano Kurt».
Diavolo Biondo è un personaggio vanitoso e megalomane che usa le persone, le donne. Ha vizi precisi e si circonda di chi può accontentarlo. Ma la ruota gira e furia di sfruttare, si finisce per essere sfruttati.
Era lui, senza dubbio, con gli stessi capelli a spazzola e la cresta che era biancastra anche da giovane, la pelle resa lucida dalla lampadina dell’abitacolo, il naso che puntava dritto verso la mezzeria. Se Diavolo Biondo vent’anni fa mi avesse chiesto di non svoltare alla prossima curva e di gettare contro il guardrail la mia Chrysler da trentamila euro con la borsa da portare in Svizzera, l’avrei fatto anche solo per vedere quello che succedeva.
Anna, una ragazza di difficile comprensione, in cerca di esperienze particolari ma anche dell'amore. Si lega sia a Kurt che a Diavolo Biondo, ma sono legami complicati che lei stessa non riesce a spiegare. Mostra forza ma è l'involucro di una fragilità che tenta di non lasciar emergere.
Alcune donne sono così forti che devono fingere di sottomettersi per eccitarsi un poco. Questo valeva per Anna vent’anni fa e vale per Nadia oggi.
Nadia, ancora studentessa, vogliosa di indipendenza, di sregolatezza, di sfidare i limiti, vive nel degrado. In apparenza fragile, è capace di tener testa a chi è più grande e/o grosso, uomo o donna che sia.
Nadia ha messo la testa tra le braccia, mentre io le sono sopra a dieci centimetri dalla schiena nuda e vedo la sua pelle chiara con il segno rosso della spinta che le ho dato forte per gettarla via.
«No, no. Tu sei pazzo, mi fai male, mi fai», dice mentre l’afferro per le spalle e con la voce che non mi sembra la mia e mi raspa la gola, dico: «Se mi dici dove sono, finisce tutto».
«No, no. Mi fai male».
«Ti prego», lentissimo, «ti preeego, Nadia, dove li hai messi?».
Non risponde, si rannicchia ancora di più e stringe con forza la coperta viola. «Non ti faccio niente», dico, e penso che potrei spaccarle
la schiena con un cazzotto. È così desolata e fragile...
Svitlana è un personaggio secondario, ma è inquietante e aggiunge un pizzico di mistero e stravaganza all'atmosfera pulp del romanzo. Si prende cura di Nadia e ha la capacità di sentire, vedere, percepire cose...
Io l'ho adorata.
Io l'ho adorata.
... Svitlana che viene a guardare questa oscurità con i suoi occhi da sensitiva che vede le cose che non esistono, o che forse invece sono reali ma non lo sappiamo, come tutto il resto qui e peraltro nella nostra vita.
Infine due personaggi che non ho apprezzato ma che dalle retrovia hanno dato il via a tutto: Rita e Tiziano. Kurt nelle loro mani diventa un povero martire.
Comunque oggi l’unica cosa che ancora regge è fare gli idioti su Facebook, come Rita e Tiziano.
Lei
mette “Mi piace” a lui che scrive: «Nessun marito, buon marito». E
sanno che io li leggo, lo fanno per questo, perché sanno che io ci
rosico.
Spero che questa presentazione vi abbia incuriosito. Per conoscere meglio il romanzo, il 25 marzo vi aspettano le recensioni dei blog del tour. Quindi a presto con IO SONO KURT.
Le immagini utilizzate non intendono infrangere alcun copyright e sono solo a scopo illustratrivo.
Qualora gli autori delle immagini utilizzare si sentano offesi e quant'altro, possono richiedere la rimozione dal blog
Nessun commento:
Posta un commento
I vostri commenti sono la linfa vitale del blog, lasciate un segno ツ