Sono nata quarant’anni fa a Vicenza, città intrisa di grazia palladiana, ma vivo a Torino, città del mistero.
Mi occupo di counseling. La scrittura è una passione nascosta che ho iniziato a coltivare tardi.Ciò che scrivo nasce dalle esperienze vissute.
Il lavoro nelle comunità psichiatriche e per disabili, i viaggi come volontaria in zone di guerra, l’impegno per la difesa dei diritti umani. L’ascolto delle
persone in difficoltà e, prima ancora, l’ascolto di me stessa. Il mondo onirico e la ventennaleattività di scavo nella mia psiche.
La scrittura mi rende una persona migliore.
Mi occupo di counseling. La scrittura è una passione nascosta che ho iniziato a coltivare tardi.Ciò che scrivo nasce dalle esperienze vissute.
Il lavoro nelle comunità psichiatriche e per disabili, i viaggi come volontaria in zone di guerra, l’impegno per la difesa dei diritti umani. L’ascolto delle
persone in difficoltà e, prima ancora, l’ascolto di me stessa. Il mondo onirico e la ventennaleattività di scavo nella mia psiche.
La scrittura mi rende una persona migliore.
Ciao Daisy! Tu quando hai scoperto la passione per la scrittura?
La scrittura è sempre stata uno strumento privilegiato per comunicare, ma è solo da pochi anni che mi cimento nell'impresa di scrivere qualcosa di strutturato (e lungo) come un romanzo.
Qual è stato il tuo primo testo?
Esclusi i tentativi fallimentari di comporre un racconto? Il primo vero tentativo è stato il mio primo romanzo: Dodici Porte. Un romanzo che è stato un vero percorso di crescita attraverso la scrittura.
Quale genere letterario ti è più affine? Quale invece non riesci a leggere e/o a scrivere?
Tutto ciò che ha a che vedere con la fantasia o con il surreale mi attrae, però leggo davvero qualsiasi cosa. Non riesco ad affrontare testi che inneggiano alla violenza e all'intolleranza, e non riesco a leggere i romanzi (di qualsiasi genere) che ricalcano la trama di altri, sfruttando l'onda di un certo interesse del pubblico. Un libro non è solo un'azione commerciale. Venendo invece alla scrittura, per ora riesco a scrivere solo testi che abbiano un aggancio con la fantasia. Ho qualche difficoltà a tenere i piedi per terra!
Per il primo romanzo è stato un po' tortuoso. Sono passata per due pubblicazioni. Per la prima mi sono affidata ad un'agenzia letteraria e il risultato non è stato soddisfacente, così ho deciso di fare da sola e ho trovato la mia attuale casa editrice con la quale mi trovo bene. Con il secondo romanzo è stato più semplice: l'esperienza aiuta.
Come è nata l’idea di Sei Pietre Bianche? Cosa ti ha ispirato? Sei Pietre Bianche è il secondo episodio della trilogia che ha come protagonista Lunar. Nel primo episodio, Dodici Porte, Lunar deve superare un grande dolore e questo connota il libro come molto introspettivo. Il secondo episodio allarga il raggio d'azione, pur mantenendo una forte componente metaforica e simbolica. Visto che lo scenario cambiava, ho deciso di rendere questo secondo romanzo indipendente dal primo, per lasciare più possibilità ai lettori.
A tre anni dall'esperienza nella Casa e dalla violenza che l'ha messa di fronte a un duro processo di trasformazione, la giovane protagonista di Dodici Porte non è più una ragazzina. Abita da sola in un piccolo appartamento in città, studia e lavora. Accanto a lei il fedele cane Sinbad, su cui grava una maledizione che Lunar non conosce, e l'anello che le ricorda costantemente il legame con la Terra dei Morti. Dopo l'ultima visione avuta fuori dalla Casa, nella quale un bambino veniva rapito da un gigante, la giovane non ha più avuto esperienze del genere, o contatti con altre Dimensioni. A volte stenta a credere che ciò che ha vissuto nella Casa sia davvero accaduto. Ma c'è l'amico Sinbad a ricordarle chi lei sia. Lunar ha stretto amicizia con Odilon, un bambino dal passato misterioso che vive in orfanotrofio. Proprio la scomparsa del piccolo, ad opera di un essere spaventoso, riporterà la nostra protagonista e il suo amico a quattro zampe a contatto con le Dimensioni parallele. Lunar e Sinbad, con l'aiuto di Altea, proveniente dai Cieli Razionali, si metteranno sulle tracce dei rapitori di Odilon. Ha inizio il viaggio attraverso sei portali dimensionali rapprensentati da sei lapidi bianche. Di nuovo un percorso che è insieme scoperta di se stessi e di luoghi sconosciuti. Di nuovo avventure formidabili che svelano quanto ci sia di sublime e oscuro nell'inconscio.
Quanto c’è di te in questo testo?
Qualsiasi cosa scriva porta con sé parti di me. Magari sono tratti che vengono amplificati e teatralizzati. Nel raccontare, poi, attingo molto al mio mondo onirico.
Hai mai affrontato il “blocco dello scrittore”? Come lo hai superato?
Affronto il blocco dello scrittore tutti i giorni! Non appartengo alla categoria di scrittori che si siedono davanti a una tastiera e creano. Supero i momenti di difficoltà chiudendo gli occhi e immaginando, figurandomi l'azione. In genere funziona.
Cosa vuoi comunicare con il tuo Sei Pietre Bianche?
Vorrei che arrivasse al lettore la complessità della mente. La difficoltà di mettere insieme le nostre parti. L'impossibilità di tracciare una linea netta dicendo: ecco qui ci sono i buoni e qui i cattivi. Siamo molto più complessi di così.
Cosa pensi del Self-Publishing?
Penso sia una grande risorsa. È vero che oramai è difficile districarsi con il numero di opere continuamente pubblicate, ma esistono anche i canali per selezionare le letture che meritano attenzione. Il mondo delle grandi case editrici non lascia spazio sufficiente a chi scrive romanzi originali. Questa logica della vendita si sta traducendo in un'omologazione. Ed è facile manipolare i lettori proponendo sempre le stesse cose.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Sto scrivendo il terzo, e conclusivo, episodio della trilogia. E poi si vedrà...
Grazie a Daisy Franchetto per averci dedicato il suo tempo. In bocca al lupo e buona scrittura!
Bello. Nessuna linea di demarcazione netta. Niente bianco o nero ma un'infinità di sfumature di colore che raccontano la complessità della psiche umana.
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