Salve peccatori, oggi una intervista doppia, ospiti di questa chiacchierata: Luigi Bonaro e Daniele Picciuti, autori Nero Press Edizioni che ci parleranno di Clowns vs Zombies.
Che l'apocalisse zombieintervista abbia inizio.
Che l'
Di storie su invasioni zombie ne abbiamo viste a decine, ma stavolta c’è qualcosa di diverso nell’aria. Un’epidemia nata in maniera singolare, che ha sviluppi dal taglio sì sanguinario ma anche ironico. Luigi Bonaro e Daniele Picciuti vi trascineranno in una sequenza di eventi incalzanti, che difficilmente non lasceranno il segno.
Daniele
Picciuti, romano, classe 1974, vincitore e finalista a numerosi
concorsi letterari, ha all’attivo molte pubblicazioni in antologie
multiautore. È Presidente dell’Associazione Culturale Nero Cafè,
co-responsabile del magazine Knife e del marchio editoriale Nero Press
Edizioni.
Luigi
Bonaro è nato a Copparo (FE), laurea in Antropologia, presso
l’Università degli Studi La Sapienza di Roma. Racconti e altri suoi
articoli di critica letteraria sono comparsi su varie antologie, riviste
e siti remoti del Cyberspazio. Nel direttivo di Nero Press, è direttore
della collana Classici della casa editrice, dal 2011 conduce una
rubrica di critica letteraria, Radiografie In Nero, sulla rivista Knife,
un’altra rubrica di narrativa Sci-fi/Weird su Skan Magazine, Poscritti
di Futuro Ordinario e una rubrica su Truefantasy, La bottega di
Horselover Fat, che si occupa di vecchi film e libri sci-fi.
Luigi Bonaro e Daniele
Picciuti, benvenuti su Peccati di Penna.
Salve!
Quando avete scoperto la passione per la scrittura? Qual
è stato il vostro primo testo?
Luigi: “Mio padre era un ottimo lettore e uno scrittore,
la passione per la lettura e la scrittura proviene da lui. Inoltre, sicuramente
avere a disposizione in tenera età una biblioteca molto fornita e in continuo
accrescimento ha facilitato la mia passione per il libro. Si può dire,
tuttavia, che lui fosse uno scrittore/poeta, io purtroppo, malgrado apprezzi
molto chi riesce a scrivere poesia, non sono avvezzo al genere e mi è sempre
riuscita di più la narrativa, che sia short story o romanzi più lunghi”.
Daniele: “Non ho un ricordo preciso di come sia
cominciata, ma sicuramente a casa avevo
molti libri di fantascienza, mio padre ne era appassionato. Tuttavia penso di
aver cominciato seriamente ad appassionarmi dopo i primi libri di Stephen King.
Quanto a scrivere, l'ho sempre fatto. Rammento le prime storie battute a
macchina con una vecchia Olivetti, facevo muovere personaggi della fantasia
dell'epoca come Paperino, Gatto Silvestro e Snoopy in avventure horror e fantasy.
Poi, con i librigame c'è stata una sorta di evoluzione, le storie sono
diventate più serie e sempre più cupe.”
Quale genere letterario vi è più affine? Quale, invece,
non riuscite a leggere e/o a scrivere?
Luigi: “A parte la poesia, vedi sopra, sono piuttosto
appassionato di Sci-Fi e Horror, mi piace molto il noir e la saggistica. Credo
che avrei serie difficoltà nello scrivere un testo generalista, un harmony o
qualcosa di erotico”.
Daniele: “L'horror è certamente il mio habitat naturale,
ma mi piace avventurarmi anche nel fantasy e nella fantascienza. Sto iniziando
a sperimentare il thriller ma, come Luigi, ho poca affinitià con il mainstream,
anche se non nego che, in passato, ho scritto alcuni racconti del genere, per
lo più a sfondo drammatico. Ultimamente, invece, ho scoperto che mi piace
tingere le mie storie di grottesco, strappare qualche risata in mezzo a carni
dilaniate è un'esperienza affascinante. In qualche modo, Clowns vs Zombies ne è
la prova”.
Come è stato il vostro percorso verso la pubblicazione?
Cosa pensate del Self-Publishing?
Luigi: “Non ho nulla contro il Self-Publishing, credo che
sia una bella responsabilità autovalutarsi, occuparsi dell’editing,
impaginazione e quant’altro. Dal momento che sono tutti mestieri di persone specializzate,
che hanno studiato per fare questo, a meno che l’autore che si autopubblica non
abbia in sé tutte o parte di queste competenze. In ogni modo, ho amici che
usano il Self-Publishing e fanno ottime cose. Credo, tuttavia, che il
Self-Publishing sia molto oneroso per l’autore se vuole fare un buon lavoro e
offrire un buon prodotto al pubblico e, ripeto, è una responsabilità che in
genere gli autori che pubblicano in modo tradizionale condividono in un certo
senso con la casa editrice, se è seria. Certo, poi ci sono sempre i pro e i
contro”.
Daniele: “Questa storia meritava di uscire, di trovare
pubblicazione. È “folle” e so che appassionerà chi vorrà leggerla, ma mi
aspetto anche le critiche dei detrattori del genere. Ci sono sempre. Quanto al
self-publishing, non mi fa impazzire, per il semplice motivo che chiunque può
scrivere qualcosa e venderlo. Vi immaginate un farmacista che realizza un
medicinale nel suo laboratorio e lo spaccia in farmacia? Scherzi a parte, non
c'è un controllo, una supervisione da parte di un professionista, i testi sono
al 90% pessimi, pieni di errori, refusi, con copertine a volte ridicole e
sgranate, impaginazioni che infastidiscono persino l'occhio meno allenato.
Conosco diversi autori che si autopubblicano ma quasi mai i loro prodotti
meritano di essere comprati e letti. Quello che non capiscono è che in questo
modo allontanano i lettori dai testi che invece meritano di essere letti. Chi
non conosce a sufficienza il mondo della piccola editoria neanche sa che
differenza c'è tra un libro autoprodotto e
uno pubblicato da un editore misconosciuto. Che poi, anche qui ci sono
editori e editori. Non tutti, come Nero Press, curano l'editing di ciò che
pubblicano”.
In che modo siete venuti a conoscenza di Nero Press
Edizioni? Cosa potete dirci della vostra esperienza con questo editore?
Daniele: “Rispondo io per tutti e due: Nero Press è
marchio editoriale del'Associazione Culturale Nero Cafè, di cui io e Luigi
siamo soci. Normalmente non facciamo uscire cose “nostre”, preferiamo dare
spazio ad altri autori, ma di tanto in tanto ci togliamo lo sfizio di
pubblicare con il nostro marchio le opere che riteniamo ne valgano la pena.
D'altronde, sono molte le figure che lavorano nell'Associazione, Clowns vs
Zombies è stato editato da una delle editor della casa editrice, Caterina
Bovoli, e direi che ha fatto un ottimo lavoro”.
Dove nasce l’idea di Clowns vs Zombies? Cosa vi ha
ispirato?
Luigi: “Sicuramente la visione dei film di Romero, di
Carpenter, di registi esteri, a cavallo tra l’horror e la Sci-Fi, ma anche di tanti prodotti italiani come ad
es. Incubo sulla città contaminata di Lenzi ecc, oltre ai famosi “B” movies,
dagli anni ’60 in poi, dove in alcuni si nota ancora la lampo del costume del
mostro di turno, tutto quel cinema tanto artigianale ma affettuosamente
bello e sporco, ricco di spunti e di energia. Poi, ci sono i classici
dell’horror e le serie TV, io sono un personalissimo amante di XFiles ma anche
di tutto lo scibile prodotto sul tema e una certa morbosa e infantile passione
per i temi apocalittici additivati di mostri, alieni e mutanti.”
Daniele: “In realtà nasce dall'incontro di due diverse
follie. I clowns in un contesto zombie da una parte, un contesto
fantascientifico dall'altra che, secondo me, dà un valore aggiunto al tutto.
Difficilmente quando ci sono di mezzo
gli zombie si parla anche di dimensioni parallele. Mentre Luigi ha una cultura zombie più classica, io prediligo gli zombie moderni (ad
esempio i i rabbiosi di 28 giorni dopo)
veloci e selvaggi; inoltre seguo tutte le principali serie tv sul tema,
come The walking dead, Z Nation e I Zombie. Non sai mai cosa può
essere fonte di ispirazione e cosa, soprattutto, può insegnarti a non
commettere gli stessi errori”.
Quanto c’è di personale in questo testo?
Luigi: “Sicuramente, scrivere di zombies oggi, potrebbe
in qualche modo esser considerato abusato, la cosa più onesta che posso dire a
riguardo è il fatto che abbiamo scritto sostanzialmente per divertimento e di
ciò che ci piace per cui posso affermare con assoluta certezza che il “giocare
a fare lo scrittore di zombie” ci è molto servito per realizzare qualcosa di
sicuramente molto personale, in termini di caratterizzazione dei personaggi e
rivisitazione di figure particolari, molto care ai generi, non ultima quella
del Clown che nel nostro romanzo perde quanto di caratteristico, tipico del
genere ribaltando un poco la prospettiva. C’è sicuramente un livello
introspettivo differente rispetto ai personaggi delle classiche saghe. Insomma,
i personaggi di “Clowns” interessano il lettore per la loro storia personale,
il loro vissuto. O almeno speriamo che sia così” (Ride). E poi, a me piace
scrivere di Zombie, metterli da tutte le parti, nei racconti di Verga o di Verne. Lo zombie è dissacrante, come insegna Romero,
sovverte con la sua passività elementare qualsiasi struttura socio-politica e
qualsiasi idea di egemonia, è la rivoluzione finale a secoli di controllo
sociale”.
Daniele: “È un modo come un altro per prepararci
all'eventualità di una apocalisse zombie, che sarà sempre meglio della
possibilità – sempre più vicina – di ritrovarci in mezzo a una terza guerra
mondiale. Lo zombie è una figura che non può esistere, quindi è facile
giocarci, non nego che sia la moda del momento e in qualche modo ci abbia
influenzato, ma è stato divertente anteporvi la figura del clown (anzi dei clowns),
nell'immaginario comune piuttosto inquietante nonostante dovrebbe essere invece
divertente. Ma (It ci insegna) un clown, dietro la maschera, può
nascondere chiunque, e in qualche modo questo tema emerge, a un certo punto, e
in più di una maniera. Mi è piaciuto contrapporre queste due figure e nei toni
che abbiamo usato, devo dire che, in questo, lavorare con Luigi è stato un
piacere, lui l'ironia ce l'ha nel sangue”.
Avete condotto delle ricerche particolari per scrivere Clowns vs Zombies?
Luigi: “Da autori Sci-Fi oltre che horror, abbiamo
provato a fare i bravi. Vengono infatti
presentati all’interno del libro degli scenari futuristici, il passaggio
attraverso dimensioni temporali che viene ottenuto attraverso delle
macchine che, abbiamo fantasiosamente
realizzato nel libro basandoci su delle teorie fisiche assolutamente valide,
camuffandone ovviamente delle parti, a nostro uso. Insomma, dalle grandi teorie
della fisica al manuale del forno a microonde per avere un’idea di come
funzioni l’effetto “gabbia di Faraday” alla fantasia futuristica e futuribile,
ma verosimile del nostro “Clowns”.
Certo, sono peccati di penna, per carità, ma tutti allo scopo di divertirvi”.
Daniele: “Una piccola ricerca per capire che tipi di
figure esistono nel mondo dei clowns e poi la fiducia nella conoscenza
fantascientifica di Luigi, sicuramente maggiore della mia. Per il resto, c'è
molta fantasia, ironia, azione. Non credo ci si possa annoiare, ecco”.
Avete mai affrontato il “blocco dello scrittore”? Come lo
avete superato?
Luigi: “Non so Daniele, ma c’è sempre così poco tempo che
più che il blocco dello scrittore, c’è lo «sbrocco» dello scrittore. (Ride). A
parte le facili battute, capita a volte di non riuscire precisamente a
individuare una determinata cosa che si vuole fare e allora si diventa più
insicuri e incerti. La penna tentenna e non pecca come dovrebbe”.
Daniele: “Oh, non è questo il mio problema. Ma il tempo.
Ho il blocco temporale! Talmente poco temo e così tante idee da raccontare che
sono facile preda della frustrazione dello scrittore. Ho scalettato
almeno tre soggetti per altrettanti romanzi, un romanzo avviato e fermo a due
terzi, un progetto di scrittura a quattro mani (non con Luigi stavolta!) che
non so se vedrà mai luce, e un casino di altre idee nella testa. Ma... ecco, mi
servirebbe il Giratempo di Hermione Granger per riuscire a fare tutto”.
Cosa volete comunicare con il vostro Clowns vs Zombies?
Luigi: “Ovvio, sangue, violenza, fobia, paranoia. (Ride).
Credo di parlare anche per Daniele, non abbiamo la presunzione di comunicare
grandi messaggi all'umanità, ci premeva scrivere una storia appassionante e
appassionata che coinvolgesse i lettori, perché ha coinvolto per prima noi,
soprattutto per le storie dei personaggi, i loro drammi personali, le loro
caratteristiche; insomma, volevamo animarli sullo sfondo di questa apocalisse
raccontando delle loro vicende, leggendo infatti la storia di uno in particolare,
(non anticipo chi), potrete sicuramente percepire il confronto tra gli zombie,
una sofferenza e un orrore inventato, simbolico e allegorico con le vicende
terribilmente veritiere del personaggio.
Il risultato è una storia nella storia dove il passato dei protagonisti
si dispone sul teatro dell'apocalisse insieme ai simpatici amici non-morti”.
Daniele: “Divertire il lettore. Farlo appassionare,
ridere – anzi, sghignazzare – finanche sorprendere. Non voglio dire spaventare,
perché le nostre atmosfere possono – anzi devono! - inquietare,
disturbare... ma sempre con quella punta di ironia che condisce tutta la
storia. Attenzione: ironia, non demenzialità, questo ci tengo a sottolinearlo,
perché le mie parole potrebbero essere fraintese.
Quali sono i vostri progetti futuri?
Luigi: “Diventare ricchi con “Clowns”, contattare
Spielberg per obbligarlo a usare il testo per un film, finire sulla copertina
del TIMES. (Ride)
Daniele: “C'è un po' di roba mia che deve uscire – cose
già scritte per fortuna! - in particolare proprio questo mese dovrebbe approdare in libreria Nero Elfico
(Watson Edizioni), un fantasy-noir-grottesco (ma l'identificativo ufficiale del
genere sarebbe bizzarro fiction). E poi devo capire come
teletrasportarmi ad Hogwarts per rubare il Giratempo a Hermione. Anzi, se avete
qualche suggerimento, sono tutt'orecchi!”
Grazie a Luigi
Bonaro e Daniele Picciuti per averci dedicato il loro tempo. In bocca al
lupo e buona scrittura!
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