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2 novembre 2015

INTERVISTA - Francesco Sicheri e La Straordinaria Vita di Tell Jordan

Salve peccatori, la giornata è stata ricca di post ma non è finita qui, accomodiamoci e scambiamo quattro chiacchiere virtuali con Francesco Sicheri, autore che ha esordito quest'anno. Una breve bio e poi via con le domande...

Francesco Sicheri è nato a Riva Del Garda il 26 agosto del 1988, dove è cresciuto ed ha studiato fino all'età di 18 anni, quando si è trasferito stabilmente a Roma. Fin da piccolo ha nutrito una forte passione per la musica e per le materie umanistiche, ha frequentato il Conservatorio F.A. Bonporti di Riva del Garda proseguendo successivamente l'esperienza musicale anche in area romana, lavorando in ambito professionistico e semi-professionistico con diversi ensemble e band. Nel 2012 si è laureato in Letteratura, Musica e Spettacolo presso l'Università La Sapienza. Nel marzo del 2015 ha conseguito la laurea specialistica in Musicologia, sempre presso l'Università La Sapienza. Dal 2010 è redattore, addetto stampa, articolista e traduttore presso MusicOff.com, Da sempre appassionato lettore, oltre che di libri, anche di fumetti e graphic Novel. Amante in particolare della letteratura di Jules Verne e Herman Melville, "La Straordinaria Vita di Tell Jordan" (2015) è il suo primo romanzo, nonché debutto editoriale, edito da Lettere Animate Editore e giunto in seguito a numerosissime pubblicazioni di carattere storico-musicale e culturale.


Quando hai scoperto la passione per la scrittura?

La passione per la scrittura è qualcosa che coltivo da quando avevo più o meno dieci anni, a quei tempi fantasticavo sul voler diventare un giornalista, aspirazione che poi ho finito per veder in parte realizzata. Da tempo lavoro a tempo pieno come articolista e redattore per il settore musicale, unendo così quelle che sono le mie due passioni più “vecchie”, ovvero la musica e la scrittura. La spinta definitiva verso la scrittura di un libro mi è stata data da Alta Fedeltà di Nick Hornby, romanzo che più di tutti ha fatto maturare in me la voglia di dare corpo a piccole idee fino ad allora soltanto abbozzate. Anche in questo caso la musica e la scrittura sono andate di pari passo nella mia esperienza, Hornby, così come ha fatto con tantissimi altri, mi ha dato modo di scoprire una tipologia di narrativa in cui riuscivo riconoscermi a pieno, ed è grazie a lui che ho voluto esplorare le possibilità offerte dal cimentarmi con la stesura di un romanzo.


Qual è stato il tuo primo testo?

Il mio primo testo è stato un racconto di genere “splatter/horror”. Al tempo ero “impazzito” per film come L’ultima casa a sinistra di Wes Craven o come La vergine di cera e Sepolto Vivo di Corman. Volevo cimentarmi con qualcosa che unisse quel sentimento “capace d’arrangiarsi” dei B-Movies allo splatter, e riguardo a quest’ultimo volevo qualcosa d’esagerato. Quel progetto non si è arenato, il racconto è completato ed oggi posso dire con buona sicurezza che in un futuro non troppo lontano diventerà un romanzo.


Quale genere letterario ti è più affine? Quale invece non riesci a leggere e/o a scrivere?

Sicuramente la narrativa d’avventura (seppur detto così sia molto generico) è ciò che di più vicino c’è al mio ideale di narrativa. Sono un appassionato collezionista e lettore di tutto ciò che riguarda Jules Verne e a lui guardo spesso per cercare spunti d’ispirazione. Amo Zafon, così come Salgari, Evangelisti o Charles Dickens. In generale riesco a leggere qualsiasi cosa, se però dovessi identificare un genere che non sono ancora stato capace di digerire è sicuramente quello “a là Paulo Coelho”: mai riuscito ad andare oltre le prime dieci pagine dei suoi libri.


Come è stato il tuo percorso verso la pubblicazione?

Credo sia stato molto lineare, per quanto lo possa essere nel 2015, quando self-publishing e pubblicazioni a pagamento diventano sempre più spesso l’alternativa all’attesa di un responso positivo da parte di un editore. Per quanto mi riguarda sono una persona fortunata per essere riuscito ad arrivare in libreria ed online con un editore che ha creduto nell’idea e non ha avanzato richieste economiche di alcun genere. Al giorno d’oggi anche soltanto questo è motivo di fortuna.


Come è nata l’idea de La straordinaria vita di Tell Jordan? Cosa ti ha ispirato?

Il romanzo è nato “per colpa” delle prime scene de Il grande Lebowski dei fratelli Coen, che nella versione italiana è caratterizzato da un doppiaggio di altissimo livello. Nel film in versione doppiata per il nostro paese, Franco Zucca è la voce del cowboy (Sam Elliott), narratore della vicenda e personaggio più che mai affascinante. L’ispirazione per la trama, il sapore e la storia alla base del mio romanzo sono venuti dalle sue parole «Nel lontano Ovest conoscevo un tipo, un tipo di cui voglio parlarvi. Si chiamava Jeffrey Lebowski, o almeno così lo avevano chiamato gli amorevoli genitori». Trenta secondi di pellicola, o poco più, sono bastati per dare il via a quello che poi è diventato il mio primo romanzo.

«Ho conosciuto un tizio, giù nel sud del Kentucky, si chiamava Tell Jordan. Una pioggia scrosciante bagnava lo stato da diversi tramonti senza alcuna tregua, da allora niente è cambiato poi tanto, malgrado oggi tutto sembri diverso. Conoscere Tell Jordan è stata una vera fortuna, la più grande di tutta la mia vita.»

Quanto c’è di te in questo testo?

Molto, come credo sia per tutti gli scrittori, anche se tanti continuano insistentemente ad affermare di non avere nulla a che fare con ciò che è raccontato dalle loro pagine. I personaggi di Hank e di Tell si dividono equamente gran parte di ciò che sono e di ciò che ho vissuto fino ad ora, ma anche gli altri personaggi, compresi quelli femminili, portano alla luce piccole parti del mio carattere e della mia personalità.


Hai mai affrontato il “blocco dello scrittore”? Come lo hai superato?

Fortunatamente no, non l’ho ancora affrontato, credo che ciò derivi dal fatto che quotidianamente scrivo con finalità e motivazioni diverse. Scrivere per lavoro aiuta a staccare la testa dalle idee che conservo per la mia personale attività di scrittura, ed è un vantaggio notevole il poter comunque sfogare la propria vena produttiva su materiale che non va in alcun modo ad intaccare ciò che in quel momento non riesce a progredire.


Cosa vuoi comunicare con il tuo La straordinaria vita di Tell Jordan?

Non ho mai ragionato bene su un messaggio da trasmettere, o perlomeno non in modo tale da scrivere con la finalità di formularne specificamente uno. Credo che ognuno possa dare diverse interpretazioni di ciò che legge, proiettando sé stesso all’interno dell’opera e pertanto dandole modo di produrre un messaggio che si rinnova continuamente. Se dovessi però definirne uno in particolare per La straordinaria vita di Tell Jordan non potrei che identificarlo nella “ingannevole apparenza della vita”. La storia è un continuo scoprire elementi che fanno parte di un passato apparentemente impossibile nel logico svolgersi degli eventi, è un continuo cambiare delle carte sotto gli occhi del lettore e dei personaggi, spesso tendendo all’assurdo. Credo siano questi elementi ricorrenti nella vita di tutti, troppo spesso molto diversa da ciò che si vuol far apparire ed altrettanto spesso sfuggente nel materializzarsi come noi la vorremmo.


Cosa pensi del Self-Publishing?

Credo sia una buona forma di promozione per chi vuole vedere sul mercato il proprio materiale in tempi brevi. È una forma idealmente molto democratica nel suo consentire al pubblico di essere l’unico giudice riguardo alla bontà del prodotto, è però anche un metodo molto rischioso nel suo permettere la continua pubblicazione di materiale senza interporre filtri di entità rilevante. È una modalità di pubblicazione che può portare ad un overload produttivo a cui già stiamo assistendo, e le cui prospettive non sono propriamente rosee. Come molte delle possibilità tecniche introdotte dall‘era della digitalizzazione è un mezzo davvero importante e da non rinnegare in maniera categorica, ma necessita di essere regolamentato concordemente con l’evolversi della condizione che vede un sempre maggior numero di uscite (digitali e non) pronte a sommergere l’ignaro lettore. Personalmente posso dire di non aver mai considerato, perlomeno fino ad ora, di voler far uscire nulla di mio con questa modalità.


Quali sono i tuoi progetti futuri?

Sono davvero molti. Il primo, e più vicino per uscita, è un secondo libro dal titolo Track By Track: guida musicale alla vita di Tell Jordan, che, come probabilmente si intuisce già molto chiaramente, è una spiegazione dei capitoli attraverso i brani che ne hanno influenzato la scrittura. Nel libro parlo molto delle mie esperienze nel settore musicale, come musicista e come giornalista, parlo dei brani che danno corpo alla scaletta ed anche molto di me. È un libricino di circa cento pagine sulla scia di 31 canzoni di Nick Hornby, sarà scaricabile gratuitamente in formato ebook, mentre sarà a pagamento in formato cartaceo. Uscirà anche questo per Lettere Animate Editore.

Un nuovo romanzo è in stesura, completamente diverso da Tell Jordan e orientato verso tutt’altri luoghi e tipologie di personaggi, ma è ancora presto per parlarne approfonditamente.

Posso invece confermare di aver ultimato la sceneggiatura di una graphic novel, una mini serie di tre numeri, di genere horror-splatter, in cui all’avvicinarsi della fine della Seconda Guerra Mondiale un soldato americano rimane imprigionato nel teatro wagneriano di Bayreuth, che sembra essere posseduto dal demone di Wagner stesso. Per questo sono solo in attesa di qualche sviluppo in vista dell’uscita.

Grazie a Francesco Sicheri per averci dedicato il suo tempo. In bocca al lupo e buona scrittura!

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