Francesco Mastinu, nato nel 1980 sotto il segno dell’Acquario, vive a Cagliari, vicino al mare. Convive
con il suo compagno e spera ancora di poterlo sposare anche se si trovano
entrambi in Italia, ha sempre i 4 gatti a sovraintendere ogni sua attività quotidiana.
Dopo aver pubblicato numerosi racconti in antologie collettive di alcuni editori
italiani, ed essersi dilettato con il genere erotico sotto pseudonimo, ha esordito con
il romanzo “Eclissi” (Lettere Animate, 2012) seguito da “Polvere” (Runa Editrice,
2014) e la raccolta di racconti brevi “Concatenazioni” (Edizioni 6Pollici, 2014).
“Falene” è il suo terzo romanzo, il primo della serie “Emozioni del nostro tempo”.
Collabora con l’editore Amarganta per la collana LGBT e per la gestione del portale
“Vite Arcobaleno”.
Ciao Francesco, bentornato su Peccati di Penna.
Grazie, per me è sempre un piacere!
È passato più di un anno dalla nostra prima chiacchierata, che novità ci sono nella tua vita dal punto di vista “scrittevole"?
Attualmente ho appena pubblicato Falene, un romanzo che appartiene a una serie “Emozioni del nostro tempo” e che racconta vicende sentimentali/sociali in chiave LGBT di Manlio, Mirna e dei loro amici. Per il resto mi occupo di una collana LGBT per l’editore Amarganta e della mia attività di Blogger, sia con il mio blog personale “Personaggi in cerca di Editore” che con il portale “Vite Arcobaleno”, che curo in collaborazione con Amarganta, che si occupa di raccontare le vite e le quotidianità di persone omoaffettive e non impegnate sul campo per la lotta di ottenimento dei riconoscimenti civili nel nostro paese e nel mondo. Insomma, come al solito, carne al fuoco ce n’è sempre tanta J
Il tuo ultimo romanzo, Falene, è un romance LGBT, ti va di spiegare a chi non conosce il genere, cosa esso racchiude?
È un romanzo a tinte sentimentali, perché al centro ci sono vicende amorose di Manlio e degli altri protagonisti della storia, ma con attenzione a tutti quegli aspetti propri dell’omosessualità, in questo caso in Italia, che vengono sovente definiti come LGBT, ovvero tematiche, argomenti e topos narrativi che in qualche modo sono legati alla vita omoaffettiva del protagonista. Nel caso di Falene troviamo l’accettazione del sé, il coming out, l’amicizia con una fag hag, il tradimento e la vita di coppia. A prescindere da questo però, il suo obiettivo è e rimane quello di dare una dimensione di normalità alle vicende: le emozioni che una persona omosessuale prova, sono identiche a chiunque altro, parte solo da alcune specificità intrinseche nell’essere omosessuale ancora oggi, e in un paese come l’Italia che ancora fatica ad accettarne l’esistenza e la dimensione. Basti pensare che non esistono diritti per le coppie omosessuali o a fenomeno come l’omofobia, per entrare dentro una dimensione differente di concetto e di sviluppo.
Il titolo di questo testo che significato ha? A cosa allude?
Quella della falena è una metafora che permea l’intera storia: l’idea della farfalla notturna che tramite il suo percorso di crescita diventa falena e decide di sacrificarsi per l’attrazione della luce, identificata come amore. Vuole simboleggiare il cambiamento, il percorso interiore dei protagonisti della storia che transitano da una situazione A di stasi a una situazione B di variazione, che corrisponde al raggiungimento dei propri obiettivi o, meglio, alla conquista dei propri sogni. La Falena è Manlio che ha il coraggio di fare delle scelte, lo è Mirna che in qualche modo concretizza il desiderio che mai avrebbe avuto le forze per realizzarlo, lo è anche Enrico che capisce il valore delle emozioni che sente. In sintesi la Falena è il sacrificio: per ottenere qualcosa che ci rende felici, bisogna impegnarsi e scendere a patti con la vita. Non saprei sintetizzarlo in modo migliore.
Falene tratta, e cito, “Una storia d’amore dove sentimento romantico e sesso gay sono narrati con naturalezza dal punto di vista del giovane Manlio, appagato dal rapporto con Enrico prima, preso da Francesco poi. L'acquisizione della consapevolezza di sé e dei propri obiettivi, passa attraverso il chiaroscuro della menzogna riscattarsi nella capacità del protagonista di donare e di donarsi”, qual è il tuo target di riferimento? A quale segmento di lettori consigli il tuo romanzo e perché dovrebbero leggerlo?
A dire il vero non ho mai pensato a un target. La storia di Falene, rispetto magari ai romanzi precedenti, è di sicuro più giovanile: abbiamo l’adolescenza di ritorno, i sentimenti d’amore, d’amicizia e la descrizione di alcune prime volte, forse rispetto ai precedenti mi concentrerei più su un pubblico giovane, o perlomeno un pubblico che non abbia scordato la genuinità di certe sensazioni e le voglia in qualche modo rivivere. Ma come sempre penso che sia destinato a chi voglia farsi coinvolgere dalla sua storia, senza preclusioni d’età. E soprattutto senza preclusione in merito a chi ama chi. Alla fine etero o no, l’amore è amore dovunque. Ed è esattamente quello che quando scrivo voglio comunicare a ogni costo.
Cagliari fa da sfondo alle vicende di Manlio, quali luoghi sono toccati dal tuo romanzo?
Si può racchiudere la magia di una città in un unico libro? Io non credo. Nel romanzo la città è molto importante: costituisce lo sfondo, la cornice in cui i sentimenti fioriscono, si distruggono o si alimentano, e molte delle scene sono accompagnate da un posto preciso che viene menzionato. Cagliari è una città multiforme: è capoluogo di provincia, e conta il numero maggiore di abitanti tra città vera e propria e hinterland dell’intera isola, la parte vecchia è arrocata sul colle e la città si sviluppa sulle alture e nei suoi dintorni pianeggianti, digrada verso il mare, arriva al porto e prosegue per la passeggiata tra i diversi moli, fino ad arrivare alla lunga spiaggia del Poetto.
A Cagliari ci sono colli, parchi e isole verdi, c’è l’azzurro del cielo che si confonde sul mare, ci sono viste mozzafiato che magari inquadrano diversi livelli della città. Cagliari è come un gelato, che lasciato al sole si scioglie piano e può essere azzannato da chi ha la velocità e la prestanza di lasciarsi incantare dal suo sapore senza pensare a niente. Puoi passeggiare per le vie strette e medievali di Castello e ritrovarti di punto in bianco su delle terrazze che regalano dei veri e propri quadri vivi delle parti basse della città. A Cagliari puoi frequentare il mare anche d’inverno e lasciarti trascinare dalla sua poesia. Manlio è molto attaccato alla città dove è cresciuto, che è il suo porto sicuro. Nella storia questo lato emerge, perché la cornice diventa un po’ la mamma che aiuta lui e Mirna a ragionare sulle loro pulsioni e sulla loro vita, con degli scorci peculiari. Io spero di essere riuscito, a prescindere dai luoghi specifici che ho menzionato nel libro, a dare vita a tutto questo.
Chi è Manlio? Cosa desidera dalla vita?
Manlio è un giovane che ha paura di scegliere. Ha improntato la sua vita sul vivere il meno possibile gli sforzi che le scelte impongono. Si è cristallizzato e lasciato guidare. Ha l’amicizia perfetta con Mirna, la storia perfetta con Enrico e se pensa a sé, non riesce a dare una connotazione autonoma di quello che è e di ciò che vorrebbe. Poi, proprio all’inizio della storia, si pone una domanda semplice: Che cosa voglio? E da lì, complice anche il caso e certi incontri, inizia a mettersi in discussione e a desiderare di auto affermarsi. Se ci riuscirà, solo la storia ce lo può dire.
Dove e come nasce Falene? La scintilla dell’ispirazione da cosa è stata innescata?
Falene ha un genesi che si perde nel tempo. Ho pensato per la prima volta a questa storia dieci anni fa, mi venne in mente l’idea di un giovane che volesse cambiare vita e che faticasse ad averne il coraggio, e nello specifico il momento stesso in cui lui decide di sacrificare la sua quotidianità per realizzare i suoi sogni. Sì, lo confesso, questo racconto iniziò proprio con la scena in cui Manlio decide di accettare l’offerta che la vita gli faceva, accettando l’idea di abbandonare tutto per provare a stare con l’uomo dei suoi sogni, il frammento che condivido in quest’intervista è il primo che ho scritto allora. Poi… costruii attorno all’idea la storia che, per sommi capi non è cambiata rispetto a quello che oggi è stato pubblicato. L’idea della falena mi attraeva talmente che ci ho scritto su, ampliando il contesto e i personaggi.
Conoscendoti un po’, so che scrivi e descrivi soprattutto ciò che conosci, in questo romanzo quanto c’è di personale?
Direi tutto e niente. Falene è una storia che gioca con i miei affetti e consente a loro (e a me) di rivivere situazioni che non abbiamo mai vissuto assieme. Questo dovrebbe essere il suo nesso tra me che scrivo e che ideo e la mia vita. Le situazioni sono apertamente situazioni di fantasia, ma i personaggi li custodirò dentro di me per sempre, perché fanno parte del mio quotidiano ma soprattutto dei miei ricordi più belli di un’epoca speciale che non dimenticherò mai. Poi ovviamente, parlo della mia città, della costruzione sociale che frequento e che vivo in prima persona, per essere il meno possibile in fallo, ma questa è una mia precisa scelta documentale. Prima di scrivere io penso che bisogna documentarsi tanto, e se descrivi situazioni del mondo di oggi, chi ti legge deve percepire la verosimiglianza e la veridicità delle cose che affermi. In tanti si sono arenati dell’errore di voler parlare di sentimenti o di luoghi che in realtà nemmeno conoscono. E a volte questo errore porta confusione anche chi legge, che matura delle idee sbagliate.
C’è un passaggio di Falene che ti emoziona particolarmente? Ti va di riportarlo in questa intervista?
Passaggi ce ne sono tanti, io personalmente prediligo su tutti il capitolo in cui Manlio decide di essere Falena sul serio e di avere il coraggio di rivoluzionare la sua esistenza per non vivere più sullo sfondo della sua vita. È un passaggio su cui ho lavorato sin dalla sua primissima stesura dieci anni fa. Te ne cito una parte:
“Ci volle un po’ prima che riuscissi a riprendermi. Stordito, rientrai a casa, lasciando ogni proposito sul marciapiede. Con pesantezza risalii le scale. Continuavo, a tremare. Per mia fortuna in casa ero solo. Mi buttai con fatica sul letto, piansi tutte le lacrime che ancora non avevo versato. Lo feci per il dolore, per la vita… per lui.
Non riuscivo ad afferrare i pensieri, avevo paura di tutto il mondo che stava al di fuori, delle nuvole, del cielo, di chiunque potesse guardarmi negli occhi e capire che come persona non valevo nulla.
Mi mancava Francesco. Era l’unica cosa che sapevo.
Desiderai afferrare la sua mano per sentirne il calore, avrei voluto baciare le sue labbra morbide e lasciarmi andare sul filo dell’amore, in equilibrio, solo per lui.
Ma lui non c’era e forse mi aveva detto addio per sempre.
Continuavo a boccheggiare, sentivo di nuovo le vertigini, ero piegato su me stesso.
Poi alzai gli occhi.
Una falena si era posata sul lampadario, il calore asciugava le sue ali.
Chiusi e riaprii le palpebre, la farfalla era sempre lì. Era come l’amore contenuto nel cuore.
La falena cercò di spiccare il volo.
Ricordai il discorso che Francesco mi aveva fatto riguardo alle farfalle. Morivano nell’amore per la luce. Mi sentii librare assieme al suo primo battito d’ali.
Mi alzai.
Un passo dietro l’altro.
Lentamente.
Desiderai accarezzare la schiena nuda di Francesco, per sentire il brivido risalirgli sino alla nuca.
«A cosa pensi?» mi diceva sempre, quando lo facevo.
Desiderai baciare il suo sorriso, quando mi guardava.
«Prendi il mio tempo» sussurrava al buio, dopo aver fatto l’amore, se dovevo andar via.
Un altro passo.
Assieme alla falena che volteggiava attorno alle lampadine accese, attratta dalla luce.
La falena ero io.
Desiderai abbracciare il corpo nudo di Francesco, inebriarmi del suo odore.
«Ti amo» mi diceva ogni volta che l’orgasmo arrivava al culmine.
Ancora un passo, uno soltanto.
La falena già avvertiva la vampa ma non aveva paura di bruciare.
Perché inseguiva la sua luce, null’altro era importante.
Era la mano di Francesco che volevo prendere per stringerla nel cammino di tutta una vita.
«Vuoi essere il mio ragazzo e stare con me soltanto?» mi aveva chiesto prima di lasciarlo andare via.
Avrei parlato con Enrico, avrei fatto tutto quanto per tornare indietro sulla mia scelta, anche se così facendo avrei bruciato il mio passato e ogni progetto che avevo alimentato in tanti anni vissuti accanto a lui. Forse avrei carbonizzato persino il mio futuro. Ma avrei saputo convivere con il rimpianto di non aver provato a seguire l’amore che provavo per Francesco?
Sorridevo, con un nuova forza dentro di me. Sbattei le ali, era il mio volo. Nessun inganno. Mai più.
Uscii di casa. Non mi rendevo conto di quello che avrei potuto fare.
Ma, come una falena, dovevo afferrare l’amore.”
Domanda di rito e da curiosi, cosa c’è nel tuo futuro da scrittore?
Beh, Emozioni del nostro tempo prosegue: Falene è solo l’inizio e ho comunque in prossimità di uscita le altre componenti di questa storia. Ma non mi fermo qui: ho altri inediti da rivedere e nuove storie da scrivere. Per me mettere su storie e trame è un po’ come respirare, ed è la cosa che di questi tempi mi fa stare meglio. Poi, se queste idee avranno seguito, ce lo dirà solo il tempo, temo. Io ci metto tutta la mia passione comunque.
Grazie per esser stato con noi peccatori, Francesco, in bocca al lupo e buona scrittura.
Grazie mille per avermi concesso questo spazio. Sono fiero in questo caso di essere peccatore anch’io!
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