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28 luglio 2015

INTERVISTA - Stefania Auci e Florence

Salve peccatori, oggi intervisto una peccatrice che di recente ha pubblicato un romance storico con Baldini&Castoldi... vi presento Stefania Auci e il suo Florence.

Stefania Auci, insegnante, trapanese d’origine e palermitana d’adozione, ha collaborato per lungo tempo con blog letterari e riviste on line.
È autrice di due romance storici, Il fiore di Scozia e La rosa bianca.
Florence è il suo primo romanzo storico ambientato in Italia.







Quando hai scoperto la passione per la scrittura?

Risale agli anni della scuola elementare, quindi sin dall’infanzia. Scrivevo sui quaderni, a penna, e riempivo pagine su pagine. Devo dire che scrivere a penna un po’ mi manca. Mi dava la sensazione della storia che si creava fisicamente sulla carta.

Qual è stato il tuo primo testo?

Quello serio? Moray Place, il mio ciclo sui vampiri scozzesi, che non ho mai pubblicato. Per non essere bugiarda, esiste in giro un piccolo libro con dei racconti tratti da quelle storie. Si chiama Hidden in the dark e credo che sia la cosa più acerba che abbia mai scritto.

Quale genere letterario ti è più affine? Quale invece non riesci a leggere e/o a scrivere?

Sicuramente il fantastico e lo storico sono i miei generi preferiti, oltre che quelli che riesco a scrivere meglio, con cui ho una maggiore affinità. Mi trovo poco a mio agio con la narrativa erotica o con i chick lit. Mi stancano, mi sembrano ripetitivi, ma è un mio limite, questo, non un giudizio di valore.

Come è stato il tuo percorso verso la pubblicazione?

Complicato e tortuoso. Tre anni tra alterne vicende e riscritture che non mi lasciavano soddisfatta. Florence ha avuto una vita difficile ma, alla fine, chi la dura la vince: è un romanzo particolare, molto storico ma con una componente romance forte. Sono estremamente grata alla mia casa editrice che ha pubblicato il mio romanzo accogliendolo e curandolo con passione e rispetto del testo.

Come è nata l’idea di Florence? Cosa ti ha ispirato?

Volevo raccontare una storia che fosse piena di tensione politica e sociale, ma che portasse in sé la forza di un amore difficile. Il primo ad arrivare è stato il personaggio di Ludovico, e dopo è nata Irene, poi Dante. Claudia è venuta per ultima, e forse per questo è il personaggio più sofferto. Credo che, in generale, in Italia si conosca poco del grande travaglio culturale e sociale che portò l’opinione pubblica a cambiare idea sulla guerra e su ciò che accadde. È uno degli elementi che mi ha spinto a scegliere il giornalismo come professione del mio protagonista, così come la voglia di riscatto e di riconoscimento sociale delle donne mi ha portato a descrivere Irene in questo modo così forte.

Quanto di te in questo testo?

Molto ma non troppo.
Non amo essere una Mary Sue, per capirci.


Ludovico non è più il giornalista spregiudicato di quando era partito, ma un uomo confuso e tormentato. Mentre il rapporto con Claudia comincia a sfaldarsi, l’unico a dargli una mano è Dante, che lo invita nella sua tenuta nel Chianti, la Torricella. Lì c’è anche Irene. Tra i due si crea un legame che aiuterà Ludovico a far chiarezza dentro di sé e a comprendere cosa ha davvero perduto, proprio quando anche su Firenze e sull’Italia cominciano ad allungarsi le ombre minacciose della prima guerra mondiale.

Hai mai affrontato il “blocco dello scrittore”? Come lo hai superato?

Sì. L’ho superato scrivendo e riprovando e scrivendo ancora. Ho adottato il metodo di Stephen King, che suggerisce di scrivere anche quando uno non ha voglia. Del resto, è un po’ come andare in palestra d’estate. Soffri, sudi, ti chiedi chi te lo ha fatto fare, eppure alla fine sei soddisfatto di ciò che fai e di come lo fai.

Cosa vuoi comunicare con il tuo Florence?

Visto che è rivolto soprattutto a un pubblico femminile, voglio dire alle donne di non aspettare di essere salvate dal figone di turno. Non arriva mai, e se arriva ed è ricco e figo, non ci credete. Per lo meno, gli puzzeranno i calzini e lascerà la ciambella del water sollevata!
Seriously. Auguro alle donne di credere in loro stesse, nelle loro capacità e nella voglia di farsi strada nella vita con le proprie forze.

Cosa pensi del Self-Publishing?

Bene e male. Bene perché dà a molte persone la possibilità di realizzare i propri desideri anche con un ritorno economico non indifferente e con la possibilità di farsi notare. Male perché ci sono troppe castronerie in giro, troppi libri brutti e troppe persone che si montano la testa. E ancora più triste trovo le recensioni finte e volte ad affossare una collega.

Quali sono i tuoi progetti futuri? 

Scrivere altri storici e godermi le vacanze!



Grazie Stefania, in bocca al lupo e buona scrittura! Ah... e buone vacanze... ovviamente!

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