Oggi una chiacchierata con Jessica Gelmotto, autrice urban fantasy che ha esordito con Die in Paine edito Lettere Animate.
Jessica Gelmotto nasce a Biella nel 1989. Attualmente vive con i suoi genitori e il fratello, a Gattinara.
Laureata in Filosofia all’Università del Piemonte Orientale, scrive per passione.
Nel 2013 ha pubblicato due racconti in altrettante antologie: “Morto e Mangiato”, per un progetto benefico, e “Terzo Alanacco”, edito da Lettere Animate.
Con Lettere Animate ha pubblicato, nel 2014, il suo primo romanzo “Die in Paine”.
Gli altri suoi racconti sono pubblicati sul sito EFP, in cui scrive con lo pseudonimo di Maya89.
Laureata in Filosofia all’Università del Piemonte Orientale, scrive per passione.
Nel 2013 ha pubblicato due racconti in altrettante antologie: “Morto e Mangiato”, per un progetto benefico, e “Terzo Alanacco”, edito da Lettere Animate.
Con Lettere Animate ha pubblicato, nel 2014, il suo primo romanzo “Die in Paine”.
Gli altri suoi racconti sono pubblicati sul sito EFP, in cui scrive con lo pseudonimo di Maya89.
Quando hai scoperto la passione per la scrittura?
Tre anni fa ho iniziato a prendere in seria
considerazione l’idea di scrivere qualcosa di “sostanzioso”. Da che mi ricordi
ho sempre adorato scrivere, i temi a scuola per me erano una verifica piacevole
– soprattutto quelli di attualità, in cui potevo esprimere le mie opinioni e i
miei punti di vista. L’Università, poi, è stata una sfida continua in questo
senso: tesine, ricerche, gruppi di discussione. Ma la scrittura per passione è
arrivata un po’ dopo. Passavo un brutto periodo e scrivere mi ha permesso di
superare la perdita di una persona importante e la fine di una relazione di
lunga durata. È stata la mia salvezza, in un certo senso. Lo è ancora oggi, a
dire la verità: mi aiuta a riordinare i pensieri quando i problemi diventano
tanti e mi permette di affrontare la quotidianità con una certa tranquillità.
Qual è stato il tuo primo testo?
Il primo in assoluto? Avevo tredici anni. Con alcune
amiche volevamo scrivere un libro fantasy che avesse come protagoniste delle
guerriere elfiche. Era un disastro, naturalmente, pieno di eroi bellocci e
situazioni improponibili. Ho ritrovato, qualche mese fa, alcuni capitoli nel
vecchio pc e non nego di aver sorriso quando ho letto quelle frasi
interminabili piene di errori.
In età più matura ci sono stati tanti primi testi: il
primo che ho pubblicato su un sito di scrittura, il primo racconto breve che ho
pubblicato con una casa editrice e poi la mia creatura, il mio primo vero
romanzo - Die in Paine – pubblicato un anno fa con Lettere Animate.
Quale genere letterario ti è più affine? Quale invece non
riesci a leggere e/o a scrivere?
Il fantasy è sicuramente il genere con cui sento un
legame profondo, soprattutto l’urban fantasy e il paranormal. Sono sempre stata
affascinata dalle creature soprannaturali, dai tradizionali vampiri agli esseri
delle mitologie orientali. Anche l’horror mi affascina, anche riesco –
purtroppo – solo a leggerlo. Non riesco, come scrittrice, a ricreare la suspense
e il mistero necessari per il genere.
Dall’altra parte, invece, sento di avere poca affinità
con le storie drammatiche, reali. Io sfrutto la lettura e la scrittura come
catarsi, come sfogo per i problemi che incontro durante la mia vita. Con le
storie tristi, reali e toccanti, invece, non riesco a provare quella gioia e
quella soddisfazione che accompagna un hobby. Mi sembra quasi di farmi carico
anche dei problemi dei protagonisti, non so se mi spiego.
Come è stato il tuo percorso verso la pubblicazione?
È stato un percorso abbastanza inaspettato, a dire la verità. Con Lettere Animate ho pubblicato il mio primo racconto breve, “A Katy, con amore”, in una raccolta di storie Thriller e noir. In quel caso ho partecipato al concorso quasi per gioco, come credo avvenga per tutti gli scrittori per passione. Era una sfida. Quando ho terminato il romanzo Die in Paine, ho provato subito a mandare loro il mio lavoro perché erano stati molto gentili e disponibili. Mi ripetevo “male che vada, mi dicono di no. Tentare non mi costa nulla!”. Sicuramente ho avuto la fortuna di trovare uno staff che credesse in me e nella mia creatura.
Disponibile su amazon. |
L’idea è nata in un contest sul sito su cui pubblico,
saltuariamente, i miei racconti. La responsabile ci forniva alcuni elementi da
inserire obbligatoriamente nella storia – un colore, ad esempio, o un indumento.
Così è nata la storia in generale, che all’inizio era un racconto breve.
Ricordo che aveva avuto un discreto successo nella community, quindi avevo
pensato di riprenderlo in mano. Ampliando e modificando anche drasticamente la
storyline e i protagonisti, è nato Die in Paine.
Quanto c’è di te in questo testo?
Chi mi conosce, sa che c’è fin troppo di me. Il periodo in cui ho riscritto il libro è stato molto duro: mi stavo laureando (e molti potranno capire lo stress e la paura di fallire), era appena morto un amico e avevo chiuso una relazione durata parecchi anni. Mi sentivo svuotata e impotente. Paine, la protagonista, è stata la mia salvezza. Lei è me, con quella forza d’animo che allora mi mancava. Abbiamo le stesse idee ma lei non si è mai lasciata scoraggiare dalle difficoltà. Quando il mio fidanzato ha letto l’opera finita, un anno fa, ha riconosciuto subito alcuni tratti del mio carattere. E se lo nota un ragazzo – perché, si sa, spesso hanno le fette di prosciutto sugli occhi – allora deve essere vero.
Hai mai affrontato il “blocco dello scrittore”? Come lo
hai superato?
Più o meno tutti i giorni in cui decido di sedermi davanti al computer a scrivere! Non ho ancora trovato una formula magica, ma ho scoperto che le idee più carine mi vengono dai sogni che faccio. Quindi, sul comodino, tengo sempre a portata di mano carta e penna. Anche annotare le piccole cose quotidiane mi aiuta: una frase detta da una sconosciuta in un negozio, l’abbigliamento appariscente di una ragazza o una scena che mi ha colpita particolarmente. Probabilmente qualcuno, prima o poi, riconoscerà le proprie scarpe o il cappotto pitonato!
Cosa vuoi comunicare con il tuo Die in Paine?
Questa è una domanda a cui non ero preparata a
rispondere. Ho sempre scritto per me, per esorcizzare una paura o un dubbio.
L’unica cosa che mi viene in mente è un messaggio per chi inizia a scrivere:
provateci, sempre! Non abbiate paura di fallire. Se credete nei vostri
personaggi perché sono una parte di voi, se dietro ad ogni dialogo c’è la
vostra esperienza personale, non abbiate il timore di farvi leggere. Troverete
sempre qualcuno a cui non piace il vostro stile e la vostra storia, ma non
dovete demordere. Chiedete, cercate editori non a pagamento, partecipate a
concorsi. Siamo noi gli artefici del nostro destino!
Molti di voi credono che gli esseri umani siano gli unici abitanti senzienti del pianeta, i soli in grado di amare, odiare, scatenare guerre, vendicarsi, provocare dolore.Si sbagliano.Non mi riferisco agli alieni verdi — con quindici occhi e braccia tentacolate — che si vedono nei film di fantascienza, né di umani provenienti da universi paralleli. A quanto ne so, nessuno di questi esiste realmente.E credetemi, in fatto di stranezze, ne ho viste di tutti i colori.Io parlo di demoni delle regioni infernali e di angeli delle sfere celesti, creature che passano dal loro piano al nostro attraverso delle spaccature — che noi chiamiamo “fratture magiche” — controllate dai Guardiani dell’Ordine.A vigilare sull’equilibrio e sulla giustizia ci sono i Guardiani, una società segreta vecchia come il mondo. Siamo il porto sicuro per tutti quelli che cercano nuove opportunità lecite nel nostro mondo; siamo coloro che governano la società dei non-umani con le leggi per la coabitazione; siamo la polizia sovrannaturale, l’unica struttura che separa voi dal caos; siamo il giudice, la giuria e il carnefice.Mi chiamo Paine.Sono un Nephilim e un Distruttore.
Cosa pensi del Self-Publishing?
A me, personalmente, non piace molto. Permette a chiunque di pubblicare qualunque cosa, a volte senza una correzione o un editing appropriato. Il mercato è saturo di “libri-spazzatura”, se mi passate il termine. Pubblicare con un editore, anche piccolo e sconosciuto, permette – secondo me – di avere un’opinione professionale sul proprio lavoro. Nessuno è perfetto, a tutti scappano gli accenti, le virgole o le frasi sconclusionate. Gli editor sono qui per questo, ti aiutano a migliorare la tua opera senza stravolgere nulla.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Vorrei trovare un lavoro, prima di tutto, e iniziare a
scrivere un nuovo capitolo della mia vita con il mio fidanzato. Poi ho tante
idee nel cassetto e progetti sul computer che mi piacerebbe concludere. E,
perché no, magari finire di scrivere il seguito di Die in Paine!
Grazie a Jessica Gelmotto per averci dedicato il suo
tempo. In bocca al lupo e buona scrittura!
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