Salve amici lettori, è la volta di presentare un'autrice presente nel mondo editoriale anche come valutatrice ed editor: Beatrix K.
Beatrix K. Laurea triennale in Scienze della comunicazione,
specializzazione biennale in Informazione e sistemi editoriali,
iscrizione all'albo dei giornalisti pubblicisti del Lazio. Lavoro da
quasi dieci anni come redattrice su giornali cartacei e on-line, oltre a
svolgere diverse collaborazioni come valutatrice ed editor in case
editrici e agenzie letterarie. Svolgo come volontaria arte-terapia in
centri che seguono persone diversamente abili dove da anni conduco anche
un laboratorio di scrittura creativa. Adoro leggere, scrivere, guardare
le partite di calcio e i film coi super-eroi. Amo gli animali più di me
stessa.
Quando hai scoperto la tua passione per la scrittura?
Mi sono scoperta scrittrice da quando ero piccola,
dimostrando una precoce capacità di linguaggio. Ognuno di noi nasce con un
dono, e il mio è stato la scrittura, àncora di salvezza in tanti momenti
difficili, fondamentale momento catartico e di autoanalisi che mi ha
accompagnato in ogni istante che io ricordi.
Qual è stato il tuo primo testo?
Se parliamo di testi non pubblicati, da piccolina già
scrivevo quaderni interi con le cronache delle partite di calcio della mia
squadra del cuore, la Lazio. Seguire questo sport infatti è un’altra mia grande
passione. Poi al liceo scrissi una versione ironica della “Divina Commedia”,
sostituendo ai personaggi danteschi i miei compagni di classe, con nomi
storpiati e tratti caricaturali. Sono sempre stata tentata di descrivere la
realtà, aiutandomi a migliorarla con la fantasia. Poi ho iniziato la mia
carriera giornalistica e ho pubblicato diverse inchieste, per poi passare a
racconti, poesie e infine al romanzo.
Quale genere letterario ti è più affine? Quale invece non
riesci a leggere e/o a scrivere?
Amo molto la poesia e sono una divoratrice di classici.
Tra i generi che pure amo molto e in cui mi cimento anche, ci sono di sicuro fantasy,
fantascientifico e poliziesco mentre non amo molto lo stile verista, quello
storico e il rosa.
Come è stato il tuo percorso verso la pubblicazione?
Il mio percorso verso la pubblicazione è stato abbastanza
casuale all’inizio, nel senso che ho scritto il romanzo con l’idea di scriverlo
per me e non finalizzato alla pubblicazione. Dopo averci però lavorato più
volte ed essendomi resa conto anche grazie a diversi feedback positivi di amici
e conoscenti che l’idea c’era, ho iniziato a selezionare accuratamente un
ventaglio di editori che mi parevano interessanti, finché non ho ricevuto
diverse proposte, tra cui quella di Arduino Sacco che poi ho scelto.
Come è nata l’idea de “La leggenda degli Intarsicats”?
Cosa ti ha ispirato?
L’idea covava in me da tempo, in quanto questo romanzo è
interamente ispirato al mondo felino che amo da quando ero piccolissima. Mi
sono fatta guidare dalle suggestioni che questi affascinanti animali mi hanno
sempre ispirato, al mondo che celano dentro ai loro occhi, sperando di far
innamorare di loro tante altre persone.
Quanto c’è di te in questo testo?
Molto, ci sono delle parti di me dentro i personaggi e
dentro i luoghi e il mood dell’intero romanzo devo dire che rispecchia molto il
mio stato d’animo. Non amo molto i romanzi in cui il protagonista si muove e
parla come l’autore, per questo non ho creato una seconda Beatrice e per questo
il protagonista è un ragazzo, Joao. Sicuramente però dentro di lui ci sono
degli aspetti molto miei, mentre altri sono contenuti in Felicia, il suo alter
ego. E poi ci sono i gatti, la mia passione, la boxe e il teatro, altre due
attività che hanno segnato profondamente la mia esistenza. E lo scenario,
Lisbona, città dove ancora risiede una buona parte del mio spirito.
Hai mai affrontato il “blocco dello scrittore”? Come lo
hai superato?
Per fortuna non ho mai avuto periodi di blocco totale, ma
so che può succedere. In effetti per la continua necessità che sento di
scrivere mi pare strano possa accadere, però forse è anche fisiologico che in
alcuni momenti non si riesca a comunicare il proprio mondo perché talvolta le
emozioni si interrompono nel loro normale fluire ed è vero che in alcuni
momenti questa sensazione di stasi l’ho percepita. Io penso che l’unico rimedio
sia quello di abbandonarsi alla cura del tempo. Infatti solo aspettando
pazientemente e dedicando a se stessi e alle parole il tempo che meritano, si
potrà ritrovare la via della scrittura.
Cosa vuoi comunicare con il tuo romanzo “La leggenda
degli Intarsicats”?
Mi piacerebbe che venisse colto il messaggio fondamentale
dell’opera, ossia che ci sono momenti nella vita in cui tutto appare fermo,
morto, finito: i lutti, le separazioni, i cambiamenti improvvisi che la sorte
ci propone e sui quali non sempre abbiamo potere di scelta. Ecco, ogni perdita,
per quanto dolorosa, può avere il merito di farci scoprire dentro di noi una
forza che non pensavamo di avere e che può smuovere le montagne.
Cosa pensi del self-publishing?
Personalmente credo che ogni scrittore abbia il diritto
di arrivare alla pubblicazione seguendo la via da lui ritenuta più opportuna,
ma da redattrice di casa editrice io credo fermamente nel lavoro di filtro e
selezione che gli editori veri e propri fanno sulle opere, certo parlo sempre
di editori seri, non tutti lo sono purtroppo. Se la casa editrice lavora bene,
potrà conferire al lavoro un di più preziosissimo che il self-publishing
secondo me non può dare: se ognuno diventa l’editore di se stesso, come potrà
essere obiettivo sul suo lavoro?
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Il progetto che ho sempre bene a mente è quello di
continuare a scrivere, per cui spero presto di ultimare il mio secondo romanzo,
già in lavorazione.
Grazie a Beatrice per averci dedicato il suo tempo. In
bocca al lupo e buona scrittura!
Mi aspettavo un fantasy e invece ho trovato molto di più! La storia di Joao mi ha meravigliata e mi ha ricordato l'importanza della fantasia in un mondo materiale dove non siamo più in grado di incantarci guardando gli occhi di un gatto
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