Francesco Grasso è nato a Messina nel 1966. Ingegnere Elettronico, vive e lavora a Roma.
È sposato, e ha due figli. Scrive narrativa da molti anni. Ha pubblicato i romanzi "Ai due lati del muro" e "2038:la rivolta" con Mondadori, "Il baratto" con l’editrice Perseo, "Enea" con Stampa Alternativa, "Il re bianco del Madagascar" con Ensemble, l'antologia "Diffidate degli originali" con Delos Books. Ha vinto numerosi premi letterari, tra cui il Premio Urania (2 volte), il Premio Cristalli Sognanti, il Premio Cuore di Tenebra, il Premio l'Incontro. Ha scritto anche sceneggiature per il cinema, una delle quali è giunta in finale al Premio Solinas.
La prima domanda nasce spontanea, qual è stata la spinta
che ha portato alla scrittura di Come un
brivido nel mare?
Suppongo che io debba intendere la domanda in senso
generale, vale a dire “Quale perversa e autolesionista motivazione ti spinge a
scrivere romanzi?”
Be’, è un quesito che mi pongo anch’io. Spesso. Diciamo
ogni giorno, prima e dopo i pasti. Chi o cosa m’induce a sperperare, nella scrittura,
tempo ed energie che potrei riservare piuttosto ad attività più costruttive e
universalmente apprezzate quali ad esempio l’ozio?
Mi spiace, non so formulare una risposta sensata. C’è chi
avverte brividi di freddo e deve coprirsi le membra, chi è lacerato dalla fame
e non può esimersi dal mordere… Io ho questo prurito. Alle dita, o forse
nell’animo. E so che per alleviarlo devo inventare storie e trascriverle su
carta. Sullo schermo del PC, per meglio dire. E’ una debolezza? Un vizio? Può
darsi, ma che volete farci? Nessuno è perfetto.
Per quanto riguarda Come
un brivido nel mare, ricordo che all’epoca delle mie prime ricerche mi resi
conto che nessuno aveva mai narrato, sotto forma di thriller, uno degli eventi
più drammatici e significativi della storia italiana, vale a dire il terremoto
di Messina del 1908. Rammento che questa lacuna mi stupì, soprattutto considerando
l’enorme mole di opere narrative e cinematografiche rientranti nel filone
“catastrofista”, di moda non solo oltre oceano. Ho ritenuto insomma che si
trattasse di una vicenda che da troppo tempo aspettava di essere raccontata. E
mi sono messo al lavoro.
Il romanzo cosa ha di reale e cosa di fantastico?
Accennavo alle mie ricerche. Sulla tragedia del 1908,
ovviamente, ho raccolto un bel po’ di materiale (oggi è facile approfondire
qualsivoglia argomento: sulla Rete si trova di tutto, la difficoltà più che
altro è separare il grano dal loglio).
Il terremoto di Messina presenta aspetti a dir poco singolari.
Anzitutto l’enigmatica presenza di due flotte da guerra, una russa e una
inglese, ormeggiate dinanzi alla costa siciliana la notte del sisma. Poi il misterioso
incidente occorso alla regina Elena durante i soccorsi da lei prestati alla
popolazione. Infine l’incredibile “licenziamento” dell’arcivescovo Letterio
D’Arrigo da parte di papa Pio X. Tutte circostanze acclarate, storiche ancorché
a tutt’oggi inspiegate, che rappresentano i “blocchi di partenza” del mio
romanzo. Che poi, naturalmente, prende velocità, concedendosi passaggi di pura
invenzione e spunti narrativi funzionali a intrigare il lettore. Attenzione,
però: di “fantastico” non c’è praticamente nulla. Anche la sottotrama “mistico-teologica”
(alla Dan Brown, per intenderci) presente nella seconda parte di Come un brivido nel mare riprende le effettive
tradizioni siciliane – sospese da secoli tra superstizione e fede – relative
alla “protezione” che la Santa Vergine esercita sulle genti di Messina. Quanto
alla connessione che viene ventilata, nel romanzo, tra il terremoto siciliano e
il quasi contemporaneo “evento Tunguska” (oggetto, questo sì, di innumerevoli
speculazioni fantascientifiche), ho messo semplicemente insieme due tessere di
un puzzle che era intuitivo far combaciare: basta cercare su google i termini
“cataclisma”, “russi” e “1908” per averne conferma.
Tu non sei scrittore di professione. Mi risulta che fai l’ingegnere. Come si concilia la passione della scrittura con un lavoro “da tecnico”? Quando trovi il tempo per scrivere?
In realtà scrivere mi rilassa, se lo vivessi come un
lavoro probabilmente smetterei di divertirmi. A dirla tutta, a volte tento di
approcciare con lo stesso spirito (ludico, se non addirittura bislacco) anche le
mie attività professionali. Ma i colleghi - e soprattutto il capo - spesso non
sono d’accordo, chissà perché!
Quanto a “trovare il tempo”, se faccio un po’ di conti
scopro che ogni giorno spendo almeno due ore imbottigliato nel traffico di
Roma, tre o quattro ore in inutili quanto sfibranti riunioni in ufficio,
mezz’ora a rispondere a telefonate di gente che vuole vendermi abbonamenti Fastweb
o polizze assicurative, e non so quanti minuti ad aspettare che moglie e/o
figli liberino il bagno di casa. A fronte di tutti questi sperperi, ritagliarsi
spazi quotidiani per la scrittura non è un problema.
Semmai, come dico sempre, il vero impegno, la fatica di
Sisifo per un autore emergente non è scrivere, bensì ottenere uno straccio di
pubblicazione. Torniamo a far di conto: normalmente io impiego 6-8 mesi per
completare un romanzo, e poi fino a 2 anni per beccare un editore che (mirabile
concessione!) accetti di leggerlo e finanche di prenderlo in esame per il suo
catalogo. Pensate che ci sia qualcosa di insano in questo meccanismo? Be’, sono
d’accordo!
C’è qualcosa di tuo in Come un brivido nel mare? In alcune situazioni, personaggi, sensazioni?
I riferimenti alla storia e alle tradizioni russe
provengono probabilmente dal periodo in cui ero affascinato dalla cultura
d’oltre Volga (quand’ero studente universitario ho seguito un corso di lingua
russa, ho visitato Mosca e San Pietroburgo, insomma tutta la trafila).
Infine confesso di essermi ispirato, nella descrizione
dei meccanismi del comando, delle prevaricazioni e dei rapporti gerarchici esistenti sulle navi della flotta
imperiale russa, alle dinamiche lavorative tipiche dell’amministrazione
pubblica italiana. Convengo che può sembrare una provocazione, ma credo che
chiunque abbia vissuto e lavorato in un ente pubblico romano potrà senz’altro
ritrovarsi nelle situazioni kafkiane, nelle assurdità, nei paradossi e nelle
incredibili vessazioni, spesso auto-inflitte, riportate nel mio romanzo. Con la
differenza che, almeno, i marinai della flotta russa la rivoluzione alla fine l’hanno
fatta!
Qual è stata la tua gavetta, il tuo percorso verso la pubblicazione?
Premetto che Come
un brivido nel mare è il mio sesto romanzo. Scrivo da molti anni, e prima
di quest’opera ho pubblicato due romanzi con Mondadori, uno con Stampa
Alternativa, uno con Perseo e uno con Ensemble. Una mia silloge di racconti è
uscita per Delos Books, e molte altre mie opere sono apparse su riviste e
antologie varie. Come genere ho esordito nella fantascienza, ma in seguito ho
spaziato nel giallo, nell’horror, nel fantasy, nella narrativa umoristica, e
ora nei romanzi storici.
Non che questo curriculum mi garantisca, da parte degli
editori, visibilità e attenzioni maggiori rispetto a uno scrittore esordiente. Al
contrario. Anche per Come un brivido nel
mare ho dovuto affrontare l’usuale gavetta: dattiloscritti spediti a
raffica a editori da un capo all’altro della penisola, assordante silenzio da
parte di questi ultimi, un paio di mail di rifiuto da cui si evinceva
chiaramente che il romanzo non era stato nemmeno sfogliato, un numero infinito
di telefonate e fax inevasi, insomma tutto il campionario di piacevolezze in
cui si crogiolano gli esordienti…
Poi, in accordo a una consuetudine che pratico da lunga
data, ho fatto concorrere Come un brivido
nel mare ad alcuni concorsi letterari riservati a opere inedite. Il romanzo
è giunto finalista in un paio di queste competizioni (torneo IoScrittore del gruppo Mauri Spagnol,
concorso Mangiaparole), e infine ha vinto il Premio Nemo bandito dall’omonima
casa editrice. In tempi straordinariamente brevi (rispetto alle usuali pratiche
editoriali) è giunto il contratto da siglare e – a dicembre 2013 – la
pubblicazione del romanzo. Ed eccomi qui.
Che rapporto hai con i vari editori che, nel tempo, ti hanno pubblicato?
interna, è per mia esperienza assimilabile a uno
di quei pachidermici Ministeri romani di cui parlavo prima. A rischio di essere
tacciato di incoerenza, confesso che preferisco trattare con case editrici
medio-piccole, con cui è più facile mantenere contatti regolari e interagire
nel corso del tempo. Certo, accettare di collaborare con editori più piccoli
significa accollarsi anche parte del lavoro di segnalazione e promozione
dell’opera pubblicata, ma sinceramente questo per me non è un problema. Al
contrario.
Per quanto riguarda l’editore di Come un brivido nel mare, vale a dire Nemo (acronimo per Nuove
Edizioni Milano Ovest), si tratta di una realtà editoriale nuova ma in
crescita, che disconoscevo completamente prima di partecipare al loro concorso
per inediti. Ho poi scoperto, circostanza curiosa che mi diverte sottolineare,
che si tratta di una casa editrice con direzione e redazione completamente femminili,
e che anche in catalogo ha assoluta prevalenza di scrittrici donne. Mi piace pensare
che Come un brivido nel mare costituisca
per Nemo quasi una “quota rosa” al contrario.
Quali letture o autori ti hanno influenzato? Hai attinto al sapere di grandi scrittori?
Io mi considero un lettore goloso e onnivoro. Mi piace ri-sfogliare
i classici e allo stesso tempo assaggiare autori giovani e “di nicchia”. Non
amo il termine “influenzato”, mi ricorda troppo le pasticche di Tachipirina e i
Kleenex per il naso. Posso dire che riconosco di aver studiato (e perché no,
attinto) lo stile e le tematiche delle Grandi Penne del passato e del presente.
Non ci vedo nulla di male, al contrario. Picasso
affermava che i mediocri imitano, mentre i geni copiano. Nel mio piccolo, spesso
mi diverto a parodiare lo stile e i cliché degli scrittori che più amo,
compiendo lo stesso esercizio letterario che Michele Serra ha affinato in Visti da Lontano (Mondadori, 1987) e 44 Falsi (Feltrinelli, 1991). La mia
antologia Diffidate degli originali
(Delos Books, 2011) raccoglie 18 racconti apocrifi di altrettanti famosi
scrittori, tra cui ad esempio imitazioni di Conrad, Dick, Ballard, King e
Orwell. La prefazione dell’antologia è a firma – falsa anche quella, of course
– di Umberto Eco. Ne consiglio la lettura a chi voglia capire quali autori mi
abbiano maggiormente ispirato. E soprattutto a chi voglia concedersi, una volta
tanto e senza troppe dietrologie, una corroborante risata!
Cosa consiglieresti a un esordiente?
A parte la doverosa battuta, a chi voglia davvero
percorrere la masochistica autostrada dello scrittore, suggerirei di lasciare
al casello l’illusione di arricchirsi, l’ambizione di diventare famoso, ogni
inutile alterigia e tracotanza di sé, e di portarsi dietro – piuttosto -
tonnellate di pazienza, furgoni interi di umiltà, autotreni d’attenzione alle
opinioni altrui, e soprattutto container straripanti Maalox. Gli (le) servirà
ogni singola confezione!
Oltre ai consigli, una messa in guardia: attenzione ai
sedicenti editori (e autentici lestofanti) che chiedono contributi economici
agli autori. Mandateli subito a quel paese!
Qual è la tua opinione sul Self-Publishing?
Mah, sui forum letterari cui partecipo questo argomento è
uno dei più dibattuti, con scambi di opinione a volte molto accesi, zuffe di
troll, amici che giungono a insultarsi ferocemente, coppie che si separano frantumandosi
vicendevolmente vasellame casalingo sulle rispettive corna.
La mia posizione è la seguente: oggi e in questo paese
ognuno ha diritto e licenza di utilizzare ogni strumento tecnologico
disponibile, se intende promuoversi e farsi conoscere.
Ritengo che, in talune circostanze, ricorrere al
self-publishing non sia poi molto differente da pubblicare con piccolissimi
editori. Anzi, il risultato può essere migliore e/o più soddisfacente dal punto
di vista grafico e del progetto complessivo. Di certo si tratta di una scelta
MOLTO più raccomandabile che non cedere alle esecrabili truffe degli editori a
pagamento (vedi risposta precedente), categoria professionale cui a confronto
Wanna Marchi e Arsenio Lupin sono persone rette & morigerate.
D’altro canto, concordo che l’auto-pubblicazione porta
inevitabilmente al proliferare sui canali commerciali di testi che non sono
stati oggetto di editing (a volte nemmeno di una correzione di bozze), e che
perciò – a prescindere dal contenuto - risultano sciatti, sgrammaticati,
finanche illeggibili. Ciò rischia di generare, nella percezione collettiva,
l’equazione “self-publishing = pessima qualità”. In conclusione, benché io non
sia contrario in linea di principio all’auto-pubblicazione, ritengo che il
peggior nemico di questo modello di business sia l’auto-pubblicazione stessa, e
il suo uso scorretto da parte di chi vuole tutto e subito. Perdonate se mi
ripeto, gente, ma ci vuole pazienza e umiltà.
In ultimo, ma non per importanza: quali sono i tuoi progetti futuri?
Il mio prossimo romanzo (il settimo) uscirà – secondo la
pianificazione concordata con l’editore - la prossima estate. Si tratterà
ancora di un romanzo storico, ambientato a Siracusa all’epoca delle guerre
puniche, e avrà titolo Il matematico che
sfidò Roma (il matematico in questione, ovviamente, è il celeberrimo
Archimede).
Nel corso del 2014 usciranno anche alcuni miei racconti
in antologie a firma di autori vari. La prima antologia è in corso di
pubblicazione per i tipi di Tabula Fati, ed è dedicata al concetto
socio-economico della Decrescita.
Ho poi un paio di progetti letterari in cantiere (cui per
il momento non voglio accennare perché non sono superstizioso ma alla sfiga ci
credo eccome) che se va bene mi impegneranno per il resto dell’anno. In
seguito… Mah, si vedrà. Non mi piace fare piani a lunga scadenza, vivere il
momento è molto più fascinoso. Buona lettura a tutti.
Ringrazio Francesco Grasso per averci contattato e per aver condiviso le sue esperienze e la sua opera con noi. Hai altro da aggiungere Francesco?
Segnalo che giovedì 13 febbraio presenterò il romanzo Come un brivido nel mare, dalle 17 in
poi, presso la biblioteca pubblica “Ennio Flaiano” di Montesacro (Roma). Tutti
i gentili lettori di questo blog sono invitati all’evento, naturalmente.
Posso assicurare che le dinamiche vessatorie in ambiente lavorativo non si limitano certamente alla amministrazione pubblica. Anche nel privato ce ne sarebbero tante da raccontare...
RispondiElimina