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6 febbraio 2014

INTERVISTA - Francesco Grasso e "Come un brivido nel mare"


 Francesco Grasso è nato a Messina nel 1966. Ingegnere Elettronico, vive e lavora a Roma.
È sposato, e ha due figli. Scrive narrativa da molti anni. Ha pubblicato i romanzi "Ai due lati del muro" e "2038:la rivolta" con Mondadori, "Il baratto" con l’editrice Perseo, "Enea" con Stampa Alternativa, "Il re bianco del Madagascar" con Ensemble, l'antologia "Diffidate degli originali" con Delos Books. Ha vinto numerosi premi letterari, tra cui il Premio Urania (2 volte), il Premio Cristalli Sognanti, il Premio Cuore di Tenebra, il Premio l'Incontro. Ha scritto anche sceneggiature per il cinema, una delle quali è giunta in finale al Premio Solinas.




La prima domanda nasce spontanea, qual è stata la spinta che ha portato alla scrittura di Come un brivido nel mare?

Suppongo che io debba intendere la domanda in senso generale, vale a dire “Quale perversa e autolesionista motivazione ti spinge a scrivere romanzi?”
Be’, è un quesito che mi pongo anch’io. Spesso. Diciamo ogni giorno, prima e dopo i pasti. Chi o cosa m’induce a sperperare, nella scrittura, tempo ed energie che potrei riservare piuttosto ad attività più costruttive e universalmente apprezzate quali ad esempio l’ozio?
Mi spiace, non so formulare una risposta sensata. C’è chi avverte brividi di freddo e deve coprirsi le membra, chi è lacerato dalla fame e non può esimersi dal mordere… Io ho questo prurito. Alle dita, o forse nell’animo. E so che per alleviarlo devo inventare storie e trascriverle su carta. Sullo schermo del PC, per meglio dire. E’ una debolezza? Un vizio? Può darsi, ma che volete farci? Nessuno è perfetto.
Per quanto riguarda Come un brivido nel mare, ricordo che all’epoca delle mie prime ricerche mi resi conto che nessuno aveva mai narrato, sotto forma di thriller, uno degli eventi più drammatici e significativi della storia italiana, vale a dire il terremoto di Messina del 1908. Rammento che questa lacuna mi stupì, soprattutto considerando l’enorme mole di opere narrative e cinematografiche rientranti nel filone “catastrofista”, di moda non solo oltre oceano. Ho ritenuto insomma che si trattasse di una vicenda che da troppo tempo aspettava di essere raccontata. E mi sono messo al lavoro.

Il romanzo cosa ha di reale e cosa di fantastico?

Accennavo alle mie ricerche. Sulla tragedia del 1908, ovviamente, ho raccolto un bel po’ di materiale (oggi è facile approfondire qualsivoglia argomento: sulla Rete si trova di tutto, la difficoltà più che altro è separare il grano dal loglio).
Il terremoto di Messina presenta aspetti a dir poco singolari. Anzitutto l’enigmatica presenza di due flotte da guerra, una russa e una inglese, ormeggiate dinanzi alla costa siciliana la notte del sisma. Poi il misterioso incidente occorso alla regina Elena durante i soccorsi da lei prestati alla popolazione. Infine l’incredibile “licenziamento” dell’arcivescovo Letterio D’Arrigo da parte di papa Pio X. Tutte circostanze acclarate, storiche ancorché a tutt’oggi inspiegate, che rappresentano i “blocchi di partenza” del mio romanzo. Che poi, naturalmente, prende velocità, concedendosi passaggi di pura invenzione e spunti narrativi funzionali a intrigare il lettore. Attenzione, però: di “fantastico” non c’è praticamente nulla. Anche la sottotrama “mistico-teologica” (alla Dan Brown, per intenderci) presente nella seconda parte di Come un brivido nel mare riprende le effettive tradizioni siciliane – sospese da secoli tra superstizione e fede – relative alla “protezione” che la Santa Vergine esercita sulle genti di Messina. Quanto alla connessione che viene ventilata, nel romanzo, tra il terremoto siciliano e il quasi contemporaneo “evento Tunguska” (oggetto, questo sì, di innumerevoli speculazioni fantascientifiche), ho messo semplicemente insieme due tessere di un puzzle che era intuitivo far combaciare: basta cercare su google i termini “cataclisma”, “russi” e “1908” per averne conferma.    

Tu non sei scrittore di professione. Mi risulta che fai l’ingegnere. Come si concilia la passione della scrittura con un lavoro “da tecnico”? Quando trovi il tempo per scrivere?

In realtà scrivere mi rilassa, se lo vivessi come un lavoro probabilmente smetterei di divertirmi. A dirla tutta, a volte tento di approcciare con lo stesso spirito (ludico, se non addirittura bislacco) anche le mie attività professionali. Ma i colleghi - e soprattutto il capo - spesso non sono d’accordo, chissà perché!
Quanto a “trovare il tempo”, se faccio un po’ di conti scopro che ogni giorno spendo almeno due ore imbottigliato nel traffico di Roma, tre o quattro ore in inutili quanto sfibranti riunioni in ufficio, mezz’ora a rispondere a telefonate di gente che vuole vendermi abbonamenti Fastweb o polizze assicurative, e non so quanti minuti ad aspettare che moglie e/o figli liberino il bagno di casa. A fronte di tutti questi sperperi, ritagliarsi spazi quotidiani per la scrittura non è un problema.
Semmai, come dico sempre, il vero impegno, la fatica di Sisifo per un autore emergente non è scrivere, bensì ottenere uno straccio di pubblicazione. Torniamo a far di conto: normalmente io impiego 6-8 mesi per completare un romanzo, e poi fino a 2 anni per beccare un editore che (mirabile concessione!) accetti di leggerlo e finanche di prenderlo in esame per il suo catalogo. Pensate che ci sia qualcosa di insano in questo meccanismo? Be’, sono d’accordo!

C’è qualcosa di tuo in Come un brivido nel mare? In alcune situazioni, personaggi, sensazioni?

Anzitutto c’è un preciso riferimento anagrafico, giacché Messina è la mia città natale.
I riferimenti alla storia e alle tradizioni russe provengono probabilmente dal periodo in cui ero affascinato dalla cultura d’oltre Volga (quand’ero studente universitario ho seguito un corso di lingua russa, ho visitato Mosca e San Pietroburgo, insomma tutta la trafila).
Infine confesso di essermi ispirato, nella descrizione dei meccanismi del comando, delle prevaricazioni e dei rapporti  gerarchici esistenti sulle navi della flotta imperiale russa, alle dinamiche lavorative tipiche dell’amministrazione pubblica italiana. Convengo che può sembrare una provocazione, ma credo che chiunque abbia vissuto e lavorato in un ente pubblico romano potrà senz’altro ritrovarsi nelle situazioni kafkiane, nelle assurdità, nei paradossi e nelle incredibili vessazioni, spesso auto-inflitte, riportate nel mio romanzo. Con la differenza che, almeno, i marinai della flotta russa la rivoluzione alla fine l’hanno fatta!

Qual è stata la tua gavetta, il tuo percorso verso la pubblicazione?

Premetto che Come un brivido nel mare è il mio sesto romanzo. Scrivo da molti anni, e prima di quest’opera ho pubblicato due romanzi con Mondadori, uno con Stampa Alternativa, uno con Perseo e uno con Ensemble. Una mia silloge di racconti è uscita per Delos Books, e molte altre mie opere sono apparse su riviste e antologie varie. Come genere ho esordito nella fantascienza, ma in seguito ho spaziato nel giallo, nell’horror, nel fantasy, nella narrativa umoristica, e ora nei romanzi storici.
Non che questo curriculum mi garantisca, da parte degli editori, visibilità e attenzioni maggiori rispetto a uno scrittore esordiente. Al contrario. Anche per Come un brivido nel mare ho dovuto affrontare l’usuale gavetta: dattiloscritti spediti a raffica a editori da un capo all’altro della penisola, assordante silenzio da parte di questi ultimi, un paio di mail di rifiuto da cui si evinceva chiaramente che il romanzo non era stato nemmeno sfogliato, un numero infinito di telefonate e fax inevasi, insomma tutto il campionario di piacevolezze in cui si crogiolano gli esordienti…
Poi, in accordo a una consuetudine che pratico da lunga data, ho fatto concorrere Come un brivido nel mare ad alcuni concorsi letterari riservati a opere inedite. Il romanzo è giunto finalista in un paio di queste competizioni (torneo IoScrittore del gruppo Mauri Spagnol, concorso Mangiaparole), e infine ha vinto il Premio Nemo bandito dall’omonima casa editrice. In tempi straordinariamente brevi (rispetto alle usuali pratiche editoriali) è giunto il contratto da siglare e – a dicembre 2013 – la pubblicazione del romanzo. Ed eccomi qui.

Che rapporto hai con i vari editori che, nel tempo, ti hanno pubblicato?

Ogni editore è un caso a sé. Mondadori, per dimensioni, tempi di reazione e struttura
interna, è per mia esperienza assimilabile a uno di quei pachidermici Ministeri romani di cui parlavo prima. A rischio di essere tacciato di incoerenza, confesso che preferisco trattare con case editrici medio-piccole, con cui è più facile mantenere contatti regolari e interagire nel corso del tempo. Certo, accettare di collaborare con editori più piccoli significa accollarsi anche parte del lavoro di segnalazione e promozione dell’opera pubblicata, ma sinceramente questo per me non è un problema. Al contrario.
Per quanto riguarda l’editore di Come un brivido nel mare, vale a dire Nemo (acronimo per Nuove Edizioni Milano Ovest), si tratta di una realtà editoriale nuova ma in crescita, che disconoscevo completamente prima di partecipare al loro concorso per inediti. Ho poi scoperto, circostanza curiosa che mi diverte sottolineare, che si tratta di una casa editrice con direzione e redazione completamente femminili, e che anche in catalogo ha assoluta prevalenza di scrittrici donne. Mi piace pensare che Come un brivido nel mare costituisca per Nemo quasi una “quota rosa” al contrario.

Quali letture o autori ti hanno influenzato? Hai attinto al sapere di grandi scrittori?

Io mi considero un lettore goloso e onnivoro. Mi piace ri-sfogliare i classici e allo stesso tempo assaggiare autori giovani e “di nicchia”. Non amo il termine “influenzato”, mi ricorda troppo le pasticche di Tachipirina e i Kleenex per il naso. Posso dire che riconosco di aver studiato (e perché no, attinto) lo stile e le tematiche delle Grandi Penne del passato e del presente.
Non ci vedo nulla di male, al contrario. Picasso affermava che i mediocri imitano, mentre i geni copiano. Nel mio piccolo, spesso mi diverto a parodiare lo stile e i cliché degli scrittori che più amo, compiendo lo stesso esercizio letterario che Michele Serra ha affinato in Visti da Lontano (Mondadori, 1987) e 44 Falsi (Feltrinelli, 1991). La mia antologia Diffidate degli originali (Delos Books, 2011) raccoglie 18 racconti apocrifi di altrettanti famosi scrittori, tra cui ad esempio imitazioni di Conrad, Dick, Ballard, King e Orwell. La prefazione dell’antologia è a firma – falsa anche quella, of course – di Umberto Eco. Ne consiglio la lettura a chi voglia capire quali autori mi abbiano maggiormente ispirato. E soprattutto a chi voglia concedersi, una volta tanto e senza troppe dietrologie, una corroborante risata!

Cosa consiglieresti a un esordiente?

Consiglierei di dedicarsi ad altro!
A parte la doverosa battuta, a chi voglia davvero percorrere la masochistica autostrada dello scrittore, suggerirei di lasciare al casello l’illusione di arricchirsi, l’ambizione di diventare famoso, ogni inutile alterigia e tracotanza di sé, e di portarsi dietro – piuttosto - tonnellate di pazienza, furgoni interi di umiltà, autotreni d’attenzione alle opinioni altrui, e soprattutto container straripanti Maalox. Gli (le) servirà ogni singola confezione!
Oltre ai consigli, una messa in guardia: attenzione ai sedicenti editori (e autentici lestofanti) che chiedono contributi economici agli autori. Mandateli subito a quel paese!

Qual è la tua opinione sul Self-Publishing?

Mah, sui forum letterari cui partecipo questo argomento è uno dei più dibattuti, con scambi di opinione a volte molto accesi, zuffe di troll, amici che giungono a insultarsi ferocemente, coppie che si separano frantumandosi vicendevolmente vasellame casalingo sulle rispettive corna.
La mia posizione è la seguente: oggi e in questo paese ognuno ha diritto e licenza di utilizzare ogni strumento tecnologico disponibile, se intende promuoversi e farsi conoscere.
Ritengo che, in talune circostanze, ricorrere al self-publishing non sia poi molto differente da pubblicare con piccolissimi editori. Anzi, il risultato può essere migliore e/o più soddisfacente dal punto di vista grafico e del progetto complessivo. Di certo si tratta di una scelta MOLTO più raccomandabile che non cedere alle esecrabili truffe degli editori a pagamento (vedi risposta precedente), categoria professionale cui a confronto Wanna Marchi e Arsenio Lupin sono persone rette & morigerate.
D’altro canto, concordo che l’auto-pubblicazione porta inevitabilmente al proliferare sui canali commerciali di testi che non sono stati oggetto di editing (a volte nemmeno di una correzione di bozze), e che perciò – a prescindere dal contenuto - risultano sciatti, sgrammaticati, finanche illeggibili. Ciò rischia di generare, nella percezione collettiva, l’equazione “self-publishing = pessima qualità”. In conclusione, benché io non sia contrario in linea di principio all’auto-pubblicazione, ritengo che il peggior nemico di questo modello di business sia l’auto-pubblicazione stessa, e il suo uso scorretto da parte di chi vuole tutto e subito. Perdonate se mi ripeto, gente, ma ci vuole pazienza e umiltà.

In ultimo, ma non per importanza: quali sono i tuoi progetti futuri?

Il mio prossimo romanzo (il settimo) uscirà – secondo la pianificazione concordata con l’editore - la prossima estate. Si tratterà ancora di un romanzo storico, ambientato a Siracusa all’epoca delle guerre puniche, e avrà titolo Il matematico che sfidò Roma (il matematico in questione, ovviamente, è il celeberrimo Archimede).
Nel corso del 2014 usciranno anche alcuni miei racconti in antologie a firma di autori vari. La prima antologia è in corso di pubblicazione per i tipi di Tabula Fati, ed è dedicata al concetto socio-economico della Decrescita.
Ho poi un paio di progetti letterari in cantiere (cui per il momento non voglio accennare perché non sono superstizioso ma alla sfiga ci credo eccome) che se va bene mi impegneranno per il resto dell’anno. In seguito… Mah, si vedrà. Non mi piace fare piani a lunga scadenza, vivere il momento è molto più fascinoso. Buona lettura a tutti.

Ringrazio Francesco Grasso per averci contattato e per aver condiviso le sue esperienze e la sua opera con noi. Hai altro da aggiungere Francesco?

Segnalo che giovedì 13 febbraio presenterò il romanzo Come un brivido nel mare, dalle 17 in poi, presso la biblioteca pubblica “Ennio Flaiano” di Montesacro (Roma). Tutti i gentili lettori di questo blog sono invitati all’evento, naturalmente.
  


1 commento:

  1. Posso assicurare che le dinamiche vessatorie in ambiente lavorativo non si limitano certamente alla amministrazione pubblica. Anche nel privato ce ne sarebbero tante da raccontare...

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