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2 dicembre 2013

TV - Masterpiece: terzo appuntamento


Iniziamo questo resoconto di Masterpiece con…
“I loro romanzi potrebbero tornare nel cassetto dal quale sono usciti…”
Frase introduttiva del programma. sarà che io penso che chiusa la porta di Masterpiece non credo si chiuda anche il cassetto dello scrittore, non per forza almeno.


Partiamo con i concorrenti.

Si presenta una coppia, quindi un primo lavoro a quattro mani, una novità che frutta tre sì. Io invidio gli scrittori che trovano un complice, e voi? Questa coppia affiatata passa, ma non arriva alla finale. L’opera è un misto tra romanzo criminale e notte prima degli esami, direi rivolto ai giovani con fine didattico. Una buona idea e, secondo me, anche piacevole da leggere.
Cito la frase di un giudice
“Qui funziona la coppia che fa scena”
Che significa secondo voi? Io ho un’idea.  

Il secondo autore, non so, mi pare paradossale ma quasi è criticato per aver messo “del suo” all’interno del personaggio del libro… un po’ contro corrente rispetto alle solite valutazioni. Certo dai brani letti mi sembrava un lavoro alla “cinquanta sfumature”. A parte gli scherzi, a me le descrizioni erotiche che sfiorano il volgare non piacciono, questo romanzo prende due sì, ma crolla al passo successivo.

Arriva il romanzo teatrale che sembra, appunto, un testo teatrale. Giallo-comico, atrocità trattate con comicità, uhm… non so se mi piacerebbe come genere, alcune cose non so se mi attrarrebbe leggerle col riso.

Il quarto concorrente, una persona più che matura, anche divertente. Una storia d’amore nei tempi di guerra, con incipit diversi concatenati da un “oppure”, idea carina, ma per sapere quanto effettivamente renda, dovremmo avere il libro tra le mani e immergerci nel romanzo.  A parte questo non par originale e, infatti, non prosegue dopo i primi due sì.

“Che si scrive a fare se non si è scontenti?” Afferma un giovane autore di ventidue anni, che consiglia il suo libro a un pubblico pensante. Borioso!
Uno scrittore che se non scrive per troppo tempo sta male.
“Basterebbe andare in farmacia invece di venire a Masterpiece”, prende in giro uno dei giudici. Sì però non è venuto sin lì, lo avete fatto passare voi, quindi in fondo merita (o almeno dovrebbe meritare) il suo posto in quel contesto.
“Divento insopportabile col tempo”, ammette l’autore arrogante.
“No anche sul breve periodo glielo posso assicurare”, replica il giudice. Offesa o ironia? Comunque il giovane con due sì arriva alla sfida a coppie.

Giunge un fantasy… giudici in agonia. La storia parla di un gruppo di ragazzi uniti contro le forze del male. Non so dire altro, non si parla molto di questa trama.
“Anticamera della costruzione di un libro”, commenta un giudice.
E allora perché è lì? Ogni puntata presenta un caso del genere, dove arriva una persona immeritevole. Scusate ma la selezione chi la fa?

Prossimo autore, un caso interessante, un romanzo ispirato alla realtà. Un’opera forte e toccante che da un solo brano sembra avere un gran potenziale. Tema delicato e dedito anche alla sensibilizzazione.
Verità, questo cercano i giudici. Come sempre, la vita predomina sul genere scelto. L’autrice arriva alla sfida a quattro.

L’ennesimo partecipante, invece, fa capire che i giudici sono contro i cliché e contro una “lingua troppo facile”. In questo caso, avrei da ridire sulla “lingua facile”. Io adoro la facilità e la scorrevolezza di un testo, certo magari non apprezzo l’utilizzo spropositato dei modi di dire, ma sono sostenitrice della semplicità. Non c’è cosa più odiosa di doversi soffermare ogni due frasi per capire l’autore cosa voglia dire. Poi son gusti…

Altro autore, romanzo d’ispirazione calcistica: comico. Un testo che colpisce tutti e si becca tre sì. Giudicato ai limiti del letterario, metaforico e… insomma arriva allo step successivo, secondo me soprattutto per lo stile ironico e divertente, perché come trama non mi convince, sembra ispirato a L’Allenatore nel pallone.

L’ultima autrice è una ragazza di soli venti anni con il testo “Quando si addormentano le aquile”. Tema: omosessualità in una provincia veneta degli anni '60. Protagonista un ragazzo.
Un’autrice che, seppur giovane, ha saputo trattare un protagonista maschile complesso e un altro tempo storico. Questo fa capire come noi autori possiamo spingerci oltre, ed essere profondi e sapienti anche se giovani. Lo studio e la cultura compensano la mancata esperienza diretta, per questo penso che la ricerca sia fondamentale per uno scrittore. Quest’autrice, per farla breve, arriva a fine puntata, vince, e posso dire di esser contenta per lei. Mi spiace per l’autore dalla vena comica, perché aveva uno stile molto interessante, leggero e da “lettura sorridente”, spero abbia altre possibilità.

Abbiamo tanti scrittori italiani da coltivare, le CE quando apriranno le loro porte smettendo di importare?

Una novità in questa puntata è il giudice finale Silvia Avallone che, rispetto ai precedenti giudici a sorpresa, sembra molto più umana e amichevole con i finalisti. Un po’ d’aria fresca.

E ora vi lascio con le consuete note finali per esordienti.

Le doti che uno scrittore di talento deve avere sono: il talento, il coraggio e il tempo.
Daniela Ranieri

Pazienza, ossessività, per cui deve avere la volontà e il piacere di rimanere fissato su una cosa piccola per un tempo enorme…
Elena Stancanelli – Einaudi

E soprattutto deve trovare delle storie che nessuno ancora ha raccontato e in cui tutti ci si possono ritrovare.
Luca Bianchini – Mondadori

Ben venga qualsiasi tipo di sguardo, purché sia diverso dagli altri, che abbia una caratteristica tutta sua, una capacità di osservare il mondo da un punto di vista che non sia banale.
Simona Vinci - Einaudi

Uno scrittore di talento, credo che se vogliamo definirlo di talento la sua dote già ce l’ha, ovvero il talento…
Veronica Raimo – Rizzoli

Dunque: uno che sa ascoltare bene, sa individuare alcune dinamiche sentimentali che s’instaurano tra le persone e poi ha la forza e la concentrazione di riportarle sulla pagina.
Antonio Pascale – Einaudi

Provarsi continuamente su una lingua nuova, tentare di mettere un aggettivo affianco a un sostantivo a cui non era mai stato; sentire a orecchio che funziona una frase; quello è il talento.
Valeria Parrella – Einaudi

Per me gli scrittori che leggo e considero di talento e che quindi continuerò a leggere, sono quelli che si nascondono dietro le loro storie, quelli che in qualche modo si mettono al servizio del libro che stanno scrivendo.
Ivan Cotroneo – Bompiani

E quindi la dote è soprattutto avere la pazienza di scrivere anche quando non si ha niente da scrivere, soprattutto di capire cosa va buttato.
Flavio Soriga – Bompiani

Io credo che la dote più importante sia quella di avere una progettualità ben definita della propria scrittura.
Massimo Carlotto; Marco Videtta – Einaudi

Un conto è aver voglia di scrivere, un conto è capire cosa realmente puoi e devi raccontare.
Andrea Vitali – Garzanti

Secondo me deve avere la spregiudicatezza, deve avere l’originalità, deve avere un pensiero proprio, un’idea propria della vita… un mondo… un mondo…
Raffaele la Capria
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