Iniziamo questo
resoconto di Masterpiece con…
“I loro romanzi potrebbero tornare nel
cassetto dal quale sono usciti…”
Frase introduttiva
del programma. sarà che io penso che chiusa la porta di Masterpiece non credo
si chiuda anche il cassetto dello scrittore, non per forza almeno.
Partiamo con
i concorrenti.
Si presenta
una coppia, quindi un primo lavoro a quattro mani, una novità che frutta tre sì.
Io invidio gli scrittori che trovano un complice, e voi? Questa coppia
affiatata passa, ma non arriva alla finale. L’opera è un misto tra romanzo criminale
e notte prima degli esami, direi rivolto ai giovani con fine didattico. Una
buona idea e, secondo me, anche piacevole da leggere.
Cito la
frase di un giudice
“Qui funziona la coppia che fa scena”
Che
significa secondo voi? Io ho un’idea.
Il secondo
autore, non so, mi pare paradossale ma quasi è criticato per aver messo “del suo”
all’interno del personaggio del libro… un po’ contro corrente rispetto alle
solite valutazioni. Certo dai brani letti mi sembrava un lavoro alla “cinquanta
sfumature”. A parte gli scherzi, a me le descrizioni erotiche che sfiorano il
volgare non piacciono, questo romanzo prende due sì, ma crolla al passo
successivo.
Arriva il
romanzo teatrale che sembra, appunto, un testo teatrale. Giallo-comico, atrocità
trattate con comicità, uhm… non so se mi piacerebbe come genere, alcune cose
non so se mi attrarrebbe leggerle col riso.
Il quarto
concorrente, una persona più che matura, anche divertente. Una storia d’amore
nei tempi di guerra, con incipit diversi concatenati da un “oppure”, idea
carina, ma per sapere quanto effettivamente renda, dovremmo avere il libro tra
le mani e immergerci nel romanzo. A
parte questo non par originale e, infatti, non prosegue dopo i primi due sì.
“Che si scrive a fare se non si è scontenti?”
Afferma un giovane autore di ventidue anni, che consiglia il suo libro a un
pubblico pensante. Borioso!
Uno scrittore
che se non scrive per troppo tempo sta male.
“Basterebbe andare in farmacia invece di
venire a Masterpiece”, prende in giro uno dei giudici. Sì però non è venuto
sin lì, lo avete fatto passare voi, quindi in fondo merita (o almeno dovrebbe
meritare) il suo posto in quel contesto.
“Divento insopportabile col tempo”,
ammette l’autore arrogante.
“No anche sul breve periodo glielo posso
assicurare”, replica il giudice. Offesa o ironia? Comunque il giovane con
due sì arriva alla sfida a coppie.
Giunge un
fantasy… giudici in agonia. La storia parla di un gruppo di ragazzi uniti contro
le forze del male. Non so dire altro, non si parla molto di questa trama.
“Anticamera della costruzione di un libro”,
commenta un giudice.
E allora perché
è lì? Ogni puntata presenta un caso del genere, dove arriva una persona immeritevole.
Scusate ma la selezione chi la fa?
Prossimo
autore, un caso interessante, un romanzo ispirato alla realtà. Un’opera forte e
toccante che da un solo brano sembra avere un gran potenziale. Tema delicato e
dedito anche alla sensibilizzazione.
Verità, questo cercano i giudici. Come
sempre, la vita predomina sul genere scelto. L’autrice arriva alla sfida a
quattro.
L’ennesimo partecipante,
invece, fa capire che i giudici sono contro i cliché e contro una “lingua troppo
facile”. In questo caso, avrei da ridire sulla “lingua facile”. Io adoro la
facilità e la scorrevolezza di un testo, certo magari non apprezzo l’utilizzo
spropositato dei modi di dire, ma sono sostenitrice della semplicità. Non c’è
cosa più odiosa di doversi soffermare ogni due frasi per capire l’autore cosa
voglia dire. Poi son gusti…
Altro autore,
romanzo d’ispirazione calcistica: comico. Un testo che colpisce tutti e si
becca tre sì. Giudicato ai limiti del letterario, metaforico e… insomma arriva
allo step successivo, secondo me soprattutto per lo stile ironico e divertente,
perché come trama non mi convince, sembra ispirato a L’Allenatore nel pallone.
L’ultima autrice
è una ragazza di soli venti anni con il testo “Quando si addormentano le aquile”.
Tema: omosessualità in una provincia veneta degli anni '60. Protagonista un
ragazzo.
Un’autrice che,
seppur giovane, ha saputo trattare un protagonista maschile complesso e un
altro tempo storico. Questo fa capire come noi autori possiamo spingerci oltre,
ed essere profondi e sapienti anche se giovani. Lo studio e la cultura compensano
la mancata esperienza diretta, per questo penso che la ricerca sia fondamentale
per uno scrittore. Quest’autrice, per farla breve, arriva a fine puntata,
vince, e posso dire di esser contenta per lei. Mi spiace per l’autore dalla vena
comica, perché aveva uno stile molto interessante, leggero e da “lettura
sorridente”, spero abbia altre possibilità.
Abbiamo
tanti scrittori italiani da coltivare, le CE quando apriranno le loro porte
smettendo di importare?
Una novità
in questa puntata è il giudice finale Silvia Avallone che, rispetto ai
precedenti giudici a sorpresa, sembra molto più umana e amichevole con i
finalisti. Un po’ d’aria fresca.
E ora vi
lascio con le consuete note finali per esordienti.
Le doti che uno scrittore di talento deve
avere sono: il talento, il coraggio e il tempo.
Daniela Ranieri
Pazienza, ossessività, per cui deve avere la
volontà e il piacere di rimanere fissato su una cosa piccola per un tempo enorme…
Elena
Stancanelli – Einaudi
E soprattutto deve trovare delle storie che
nessuno ancora ha raccontato e in cui tutti ci si possono ritrovare.
Luca Bianchini
– Mondadori
Ben venga qualsiasi tipo di sguardo, purché
sia diverso dagli altri, che abbia una caratteristica tutta sua, una capacità
di osservare il mondo da un punto di vista che non sia banale.
Simona Vinci
- Einaudi
Uno scrittore di talento, credo che se
vogliamo definirlo di talento la sua dote già ce l’ha, ovvero il talento…
Veronica
Raimo – Rizzoli
Dunque: uno che sa ascoltare bene, sa
individuare alcune dinamiche sentimentali che s’instaurano tra le persone e poi
ha la forza e la concentrazione di riportarle sulla pagina.
Antonio
Pascale – Einaudi
Provarsi continuamente su una lingua nuova,
tentare di mettere un aggettivo affianco a un sostantivo a cui non era mai
stato; sentire a orecchio che funziona una frase; quello è il talento.
Valeria
Parrella – Einaudi
Per me gli scrittori che leggo e considero
di talento e che quindi continuerò a leggere, sono quelli che si nascondono
dietro le loro storie, quelli che in qualche modo si mettono al servizio del
libro che stanno scrivendo.
Ivan
Cotroneo – Bompiani
E quindi la dote è soprattutto avere la
pazienza di scrivere anche quando non si ha niente da scrivere, soprattutto di
capire cosa va buttato.
Flavio
Soriga – Bompiani
Io credo che la dote più importante sia
quella di avere una progettualità ben definita della propria scrittura.
Massimo
Carlotto; Marco Videtta – Einaudi
Un conto è aver voglia di scrivere, un conto
è capire cosa realmente puoi e devi raccontare.
Andrea
Vitali – Garzanti
Secondo me deve avere la spregiudicatezza,
deve avere l’originalità, deve avere un pensiero proprio, un’idea propria della
vita… un mondo… un mondo…
Raffaele la
Capria
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