Eccoci con il quarto rissunto di Masterpiece e lasciatemi dire che quando anche
il coach inizia con le frecciatine, siamo alla frutta.
I concorrenti...
I concorrenti...
Il primo è
un altro romanzo biografico… e penso: inizia a diventar noiosa questa predominanza “dei sé”.
Il secondo è
un fantasy, un po’ nello stile “Heroes” e forse “Misfits” , e va avanti. Sono rimasta sorpresa perché
arriva anche all’ultimo step.
Il terzo è
un romanzo storico-sentimentale, che mostra a una prima lettura una falla
storica che probabilmente ha determinato il suo rifiuto.
Il quarto romanzo è un giallo d’azione, noir, autore di 55 anni. Il
personaggio protagonista è un cinquantenne e nasce dallo stato d’animo dello scrittore, ma poi si
sviluppa in modo indipendente. Arriva alla prova successiva.
Il quinto, “Io
Marco e Lola”, amicizia, amore, rivalità. Romanzo ben scritto, influenzato da
Pasolini. In pratica è il triangolo amoroso dove una donna divide due fratelli o grandi amici. Il romanzo prende due sì. Sa di storia
già sentita, ma passa e poi si ferma.
Il sesto
concorrente, un romanzo di narrativa generale, che ricorda “pericolosamente” un
film ma i giudici lo lasciano procedere per poi eliminarlo in seguito.
Il
romanzo successivo narra di una donna infelicemente sposata che si rifugia nei propri
sogni. Una storia semplice, non originalissima, ma ben raccontata e scritta,
quindi procede e arriva alla fine vincendo la puntata. Il modo di narrare e fresco e originale e secondo me questa è la carta vincente.
L’ottavo
romanzo è anche di ispirazione autobiografica, droga e prigione, temi forti che
Avanzano sino alla fase successiva.
La nona
scrittrice è giovane ed è massacrata. I giudici lo ritengono un insieme di: cliché, di situazioni e nomi
già visti.
“Fa
veramente schifo”
“Viva e poi
scriva”
E poi il
libro viene tirato appresso alla scrittrice.
Il giudice Taiye
Selasi, alla fine si alza e riprende il testo lanciato, lo restituisce alla
ragazza e alla fine anche il giudice che ama il lancio del libro, De Carlo, si
alza e abbraccia la supermortificata autrice. Avrà capito che ha dei modi
pessimi e che anche se ironici non piacciono per niente?
Questa ragazza, inoltre, era l'essenza della modestia: aperta ai consigli e non ha replicato ma ascoltato. Io
più che mortificare una persona del genere la apprezzerei e la guiderei.
Sono poche le persone umili aperte a imparare e a sentirsi dare consigli. Comunque,
dopo i tre no la ragazza torna a casa. Fino a questo concorrente, pensavo che i
giudici si fossero ammorbiditi, che per natale si fossero addolciti, ma mi
sbagliavo.
Capisco che
il mondo della scrittura sia difficile, ma non è con questi modi rudi che si migliorano
le cose. Di certo non sono i giovani autori a rendere il mondo editoriale un
inferno, e lo si vede stesso dal programma, dove un giudice, scrittore
arrivato, fa il simpatico lanciando i testi e esprimendo pareri in modo poco garbato. Un "che schifo" può essere sostituito da "non va per niente bene", ma non
fa show. Qui scatta la solita domanda: come ci è arrivato questo romanzo al
programma se faceva tanto schifo? Il mistero continua.
Ultimo romanzo in gara,
narrativa, tre sì.
Arrivano nel
finale puntata, la "donna infelicemente sposata che vive nei sogni" e il "fantasy
oscuro", due trame che anche io avrei portato alla fine, ma solo una poteva
vincere e vince la prima.
Ci vediamo alla prossima puntata e vi lascio alle note conclusive...
Succede
spessissimo di dover raccontare in pochi secondi cose del proprio romanzo e i
suoi punti di forza.
Succede
quando sei un esordiente e ti devi giocare l’attenzione che hai per pochi
secondi degli adetti ai lavori incrociati magari per caso e succede al ventesimo
titolo che pubblichi
Enrico
Brizzi – Mondadori
Ogni romanzo
è una struttura complessa, non è che puoi ridurlo a una frase, però se c’è una
vera idea in quel romanzo, allora quella la si può enunciare.
Raffaele La
Capra
Una volta ho
letto una frase di Zavattini in una raccolta di lavori di Zavattini in cui
diceva che una buona idea non è buona se non puoi riassumerla sul retro di una
bustina di minerva.
Camilla
Baresani – Bompiani
Io racconto
sempre i concept dei miei libri in pochi secondi, senonché poi me li dimentico
tutti…
…mi rendo
conto che i concept dei libri sono una cosa seria e non vanno raccontati in
pochi secondi.
Daniela Ranieri
Gli editori si incontrano e con loro si parla e il tempo è sempre
prezioso e quindi la brevità è fondamentale.
Massimo Carlotto; Marco Videtta – Einaudi
Magari però capita, non so, a una
cena dove ci sono 100 persone oppure a un bar mentre stai prendendo un caffè e
hai questa urgenza però di cercare di r far passare una cosa che è dentro di te
magari che è soltanto un idea e ci si riesce
Simona Vinci – Einaudi
Le parole che tu puoi raccontare a voce non contano nulla se poi la
storia che hai raccontato e scritta male o in modo sbagliato, quindi
fortunatamente la ragione rimane sempre quella del testo.
Alessandro Mari - Feltrinelli
Di solito non lo faccio, non perché sia difficile raccontare in due
parole tutto si può raccontare in due parole, ma perché non sono brava a
raccontare i romanzi prima di scriverli.
Elena Stancanelli – Einaudi
Io sono uno che risparmia le parole perché le mette in un posto, nel
luogo deputato a riceverle, ossia il libro.
Andrea Pinkketts
Qualunque storia anche la più geniale in realtà conta solo se riesci a
trovare le parole adatte per dirla, non è qualcosa che è già accaduto non lo è mai, deve accadere di nuovo
con le parole che tu troverai.
Flavio Soriga - Bompiani
È tutto
possibile, io sono per la sintesi del pensiero conciso, non sono per la
distruzione del pensiero.
Antonio Pascale
- Einaudi
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