Benvenuti a
una nuova puntata di Masterpiece, ecco cosa ho notato in questo episodio. (Fa molto telefilm vero?)
Punto uno. Una
piccola svalutazione per gli Harmony.
“…Non rischia di spostare verso un po’ collezione Harmony, una sorta di love story un po’ zuccherosa vista però al maschile, che
sarebbe per altro una novità in ogni caso.”
Nonostante questa
nota denigratoria, il romanzo frutta tre sì . Ma perché denigrare? Si denigrano
sempre i generi leggeri e che alla fine vendono nel mondo, non è che non
vendano eh...
Lo scrittore arriva in finale, buon per lui, ma vince sempre l’altro
con la connotazione biografica più forte.
Punto due. La terza concorrente è massacrata e ricordo che è stata selezionata tra tanti e
tanti partecipanti. Possibile non ci siano stati migliori? Tutto per fare un po’
di "spettacolo" e trattar male qualcuno nello stile Masterchef (non che lei fosse
simpaticissima e modesta, ma è altra storia). Per non farci mancare nulla,
tipo piatti volanti, il giudice tira il libro appresso alla concorrente. Gesto atroce,
allucinante per me. Forse voleva essere scherzoso, ma insomma...
In ultimo, una frase che mi ha colpito ma non condivido.
“Google
piaga tra gli scrittori ormai…”
Sarà anche una piaga per il giudice, ma per
molti penso sia una fonte molto utile per le ricerche storiche, geografiche e
ben altro…
Punto
tre. La biografia va forte!
A un ragazzo
di trent’anni, di gran esperienza soprattutto di base scientifica, è detto:
“…Invece che andare a buttarsi nel fantasy
lei dovrebbe attingere da se stesso.”
Quello che
penso io? L’ispirazione non si comanda, ma si asseconda, e se il genere nelle corde
dello scrittore è il fantasy piuttosto che un altro, perché deve spingersi altrove? Il
programma sembra orientato sempre nella stessa direzione…
Deve esserci
per forza una nota biografica per interessare i giudici?
Non so voi,
anche se il programma non mi piace particolarmente, è bello vedere persone
umili e speranzose avere apprezzamenti e i famosi “Sì”.
In
particolar modo ho trovato il rapporto tra due scrittori avversari molto
educativo e quasi commuovente. Tra i due concorrenti ho visto cuore; la signora non è passata ma
era contenta per il ragazzo, l’ha chiamato tesoro, lo ha abbracciato. I due
sono entrati tenendosi per mano, come una nonna accompagna il nipote. Vedere
aspiranti scrittori sostenersi non è cosa da tutti i giorni…
Conclusione.
Due giovani sono i primi finalisti di Masterpiece entrambi con un passato
complesso e un romanzo dallo stile particolare e ovviamente con sfumature di
vita vissuta che tanto piace a questa edizione del talent.
... E la storia
continua…
Consigli per gli acquisti esordienti
Io credo che
un esordiente, quale sono stato anche io, possa commettere un grande errore
quello di credersi già perfetto, già bravo all’inizio, quello di aver scritto il
romanzo che non ha assolutamente bisogno di correzioni e parere altrui.
Andrea
Vitali – Garzanti
Prima che qualcuno
ti faccia l’editing te lo devi far da solo, una sorta di autocoscienza,
autocensura persino, non per i termini che potrebbero appunto turbare le coscienze di eventuali lettori, ma
per una sorta di ritmo, di stile, la letteratura è musica, ti accorgi se stai stonando.
Andrea
Pinketts – Barbera
Chi
esordisce pecca o per eccesso o per difetto. Per eccesso perché sente di dover
sparare tutte le cartucce all’inizio.
Valeria
Parrella – Einaudi
Quella
specie di ansia da dimostrazione, cioè il voler cercare di racchiudere un
racconto, un romanzo, tutto ciò che si è capaci di fare.
Ivan
Cotroneo – Bompiani
Farsi
prendere dall’ansia di dover dimostrare di essere geniali, anziché rilassarsi,
cancellare tutte le aspettative, cominciare semplicemente a raccontare una
storia.
Flavio Soriga
- Bompiani
Quando si
comincia a scrivere, quado si scrivono le prime cose, l’errore che si fa più
spesso è zittire il bisogno di raccontare tutto, mentre un romanzo e il racconto
sono esattamente il contrario, cioè sono esattamente quello che resta una volta hai
tolto tutto quello che c’era intorno.
Elena
Stancanelli - Einaudi stile libero
L’errore è
metter prima quello che viene dopo, anteporre al momento della scrittura la
preoccupazione del successo, per la fortuna che avrà nel mondo il loro libro. Ecco
se uno commette quell’errore lì è destinato a fallire come scrittore.
Antonio
Scurati – Bompiani
Di solito
però l’errore che classico è quello di non capire che un libro
pubblicato è la felice congiunzione tra le aspirazioni umane, culturali,
artistiche, economiche di un autore con quelle di un editore.
Massimo
Carlotto - Einaudi
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