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30 settembre 2015

INTERVISTA - Susan Moretto e Occhi di ghiaccio

Oggi intervista a Susan Moretto e uno sguardo a "Occhi di giaccio".

Susan Moretto è nata e cresciuta in Friuli, dove vive assieme al compagno, al figlio e a un numero variabile di animali che la fanno impazzire. Dopo aver studiato al liceo linguistico è entrata a far parte delle schiere di giovani italiani in cerca d'occupazione. Tra lo scarrozzare il figlio agli
allenamenti di calcio e lo sfornare torte per la scuola materna, trova il tempo di leggere tutto ciò che le capita sottomano e persino di mettere nero su bianco le fantasie che le ronzano in testa. Nel 2013 ha pubblicato Betty’s Place, edito da Alcheringa Edizioni, mentre nel 2014 è uscito Sopravvissuti, Edizioni Diversa Sintonia.


Ciao Susan, quando hai scoperto la passione per la scrittura?

In realtà io sono una scrittrice (e una lettrice) atipica. Di solito la risposta standard a questa domanda è “sono nata con una penna in mano e una storia nel cuore!”, mentre io ho sempre odiato leggere. Non scherzo: il massimo che sopportavo da bambina era Topolino, e quando dovevo scrivere un tema a scuola era da mettersi le mani nei capelli. Poi in terza media ho fatto un ultimo tentativo con la lettura e ho finalmente capito quale era il problema: non mi piacevano i romanzi da bambini! Ho abbracciato King, Cornwell e Reichs e non li ho più abbandonati. Allo stesso modo la mia passione per la scrittura è nata molto tardi, ben dopo i vent’anni. Mi stavo lamentando con la mia migliore amica (e ora beta reader di fiducia) sulle trame, su come fossero tutte uguali e noiose, e lei ridendo disse “perché non scrivi tu un romanzo?”. L’ho presa in parola!

Qual è stato il tuo primo testo?

Ufficialmente Betty’s Place, un urban fantasy edito da Alcheringa Edizioni. Ufficiosamente invece è Basalt, CO, anch’esso un urban fantasy che dopo circa 400 pagine si è arenato e non ho mai concluso. Chissà se prima o poi…

Quale genere letterario ti è più affine? Quale invece non riesci a leggere e/o a scrivere?

Come generi spazio in tutto quello che è fantastico, amo le contaminazioni fra fantasy, fantascienza e horror, mentre ultimamente mi sto dedicando quasi solo al M/M romance, complici anche le scelte editoriali riguardo l’urban fantasy, che è passato di moda (o almeno così dicono). Un genere che proprio non riesco a sopportare (e fa un po’ ridere dato che amo l’M/M romance) è l’erotico M/F, cioè quello classico fra uomo e donna. A volte provo a leggerlo, e in uno o due casi ho trovato dei romanzi interessanti, ma solitamente mi deludono, e non poco. In generale se una storia è basata solamente sulla storia d’amore e il sesso, non mi fa impazzire.

Come è stato il tuo percorso verso la pubblicazione?

In realtà abbastanza semplice. Concluso Betty’s Place ho aspettato perché non avevo la più pallida idea di cosa fare. Non sapevo proprio come far arrivare la mia storia a un editore, e ho impiegato alcuni mesi a risolvere l’arcano: è bastato guardare sui siti degli editori e cliccare “PROPONI IL TUO MANOSCRITTO”. Sì, lo so, non sono un genio… Ho ricevuto parecchi no, sono stata molto ignorata, e poi è arrivato il contratto da una piccola CE.

Come è nata l’idea di Occhi di Ghiaccio? Cosa ti ha ispirato?

Dopo aver letto una recensione di Sopravvissuti (il mio secondo romanzo, un distopico), mi sono resa conto che non potevo continuare a tergiversare quando si parlava di amore. È il mio tallone d’Achille, sia nella lettura che nella scrittura, e così mi sono detta “scrivi un romance e fatti passare la paura!”. La storia invece è nata dalla mia mente malata, che in uno dei miei sogni a occhi aperti mi vedeva famosa come J.K. Rowling, con stuoli di attori hollywoodiani pronti a chiedere la mia mano. A quel punto è stato semplice trasformarlo in una storia d’amore fra due uomini.
Quando Jess si ritrova sul set del film Occhi di Ghiaccio, crede di avere davanti l’opportunità della vita: il suo romanzo più famoso approda al cinema catapultandolo nell’Olimpo degli scrittori.
Ciò che non si aspetta, però, sono le attenzioni di Adam, l’attore protagonista del film, affetto dal peggior caso di colpo di fulmine mai visto.
Nonostante tenti di rifiutare l’attore e ciò che inizia a sentire per lui, Jess si rende conto di non potersi opporre all’attrazione che prova, e soprattutto ai sentimenti, e si arrende ad Adam.
Ma riuscirà a sopportare di dichiararsi, non ad Adam, ma al mondo intero? Riuscirà ad accettare se stesso e a farsi accettare dagli altri? 

Quanto c’è di te in questo testo?

Beh, dalla mia precedente risposta avrete capito che c’è moltissimo. Specie nel percorso del protagonista, che inizialmente non è solo spaventato dalla propria omosessualità, ma anche se ne vergogna, e solo con il tempo ha il coraggio di accettarla e accettarsi. Io non sono omosessuale (credo che mio marito avrebbe qualcosa da ridire se così fosse!), ma sicuramente vorrei avere il coraggio che contraddistingue tutti i miei protagonisti.

Hai mai affrontato il “blocco dello scrittore”? Come lo hai superato?

Io ogni anno sono preda del blocco dello scrittore, che i comuni mortali chiamano vacanze scolastiche. Scherzi a parte, ogni estate fra Simpson, Cars e “Mamma!!!!! Aiutami!!!!!”, scrivo ben poco. Riprendere non mai facile, è un procedimento lungo e faticoso. Io mi sforzo, cerco di tirare fuori almeno qualche frase, e a poco a poco gli ingranaggi si oliano e riparto. Caparbietà, ecco come risolvo i problemi.

Cosa vuoi comunicare con il tuo Occhi di Ghiaccio?

Ci sono due protagonisti, e credo che entrambi lascino qualcosa di sé al lettore. Jess come ho detto è spaventato dalla propria omosessualità, e alla fine del romanzo trova il coraggio di affrontare non solo il proprio giudizio ma anche quello degli altri, specie di chi lo ama e rifiuta. Adam, d’altro canto, per tutto il romanzo attende pazientemente che Jess faccia coming out, fino a giungere al punto di rottura: l’amore non risolve sempre tutte le cose. A volte semplicemente si deve rompere una relazione per non perdere se stessi.
«Sai, dovresti masticare con più calma quella gomma. Finirai per romperti un dente.» Adam ringhiò a Josh, proprio come un lupo rabbioso. 

«Perché non vai a...» «A quel paese, lo so,» lo interruppe Josh. 

«Me l’hai detto sei volte negli ultimi due giorni. Forse dovresti smetterla con le gomme e passare alla camomilla. E prima che ti scomodi a dirlo: vaffanculo, Josh.» Adam non seppe cosa rispondere. Guardò Josh, bloccato con delle fascette da elettricista sui polsi, nonostante fossero in pausa. La scena nella miniera era piuttosto semplice: il grande e virile Connelly arrivava a salvare il suo amato, rapito dal cattivo di turno, subito prima che l’intera miniera crollasse. Anche se Adam non riusciva a capire perché Josh si ostinasse a tenere ai polsi quelle fascette: gli segavano le carni e la posizione era scomoda. Magari era un amante del BDSM. Sorrise all’idea di Amélie con frusta e manette e capì di essere stato uno stronzo. «Scusami. Non volevo.»
Cosa pensi del Self-Publishing?

Ahi, tasto dolente! Come lettrice sono sempre molto scettica rispetto ai romanzi auto-pubblicati, e la colpa è di quegli pseudo-romanzi che sono in realtà spazzatura con una bella copertina. A volte è difficile trovare qualcosa di buono in mezzo a tanto pressapochismo. Come autrice invece sono sempre stata contraria al self-publishing: io non volevo pubblicare a tutti i costi il mio romanzo, volevo che una CE mi dicesse che avevo la stoffa per essere scrittrice. Il mondo dell’editoria tuttavia sta mutando rapidamente in questi ultimi anni, e forse non potrò permettermi di pensarla così ancora a lungo.

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Nel mio futuro c’è un altro M/M romance, già sotto contratto con Triskell Edizioni, che dovrebbe uscire fra un annetto, mese più, mese meno. Finora è il mio romanzo preferito, quello che più rispecchia la mia personalità. Racconta una storia d’amore fra due ragazzi nella più classica delle high school americane, con cheerleader, bulli e balli scolastici, e mostra i vari modi in cui le persone attorno a noi accolgono l’omosessualità.
Appena quel nano malefico che risponde al nome di mio figlio riprenderà la scuola, io rimetterò le mani su un altro M/M, che a giugno era andato in letargo. Riuscirò a finirlo? Chissà… Però propongo di vietare per legge le vacanze estive scolastiche, per il bene di noi autori-genitori!

Grazie a Susan Moretto per averci dedicato il suo tempo. In bocca al lupo e buona scrittura!

Grazie a voi, Peccati di Penna, per la bella opportunità, e a tutti i lettori per aver sopportato i miei deliri!

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