Oggi intervista a Susan Moretto
Susan Moretto è nata e cresciuta in Friuli, dove vive assieme al
compagno, al figlio e a un numero variabile di animali che la fanno
impazzire. Dopo aver studiato al liceo linguistico è entrata a far parte
delle schiere di giovani italiani in cerca d'occupazione. Tra lo
scarrozzare il figlio agli
allenamenti di calcio e lo sfornare torte per la scuola materna, trova il tempo di leggere tutto ciò che le capita sottomano e persino di mettere nero su bianco le fantasie che le ronzano in testa. Nel 2013 ha pubblicato Betty’s Place, edito da Alcheringa Edizioni, mentre nel 2014 è uscito Sopravvissuti, Edizioni Diversa Sintonia.
allenamenti di calcio e lo sfornare torte per la scuola materna, trova il tempo di leggere tutto ciò che le capita sottomano e persino di mettere nero su bianco le fantasie che le ronzano in testa. Nel 2013 ha pubblicato Betty’s Place, edito da Alcheringa Edizioni, mentre nel 2014 è uscito Sopravvissuti, Edizioni Diversa Sintonia.
Ciao Susan, quando hai scoperto la passione per la scrittura?
In realtà io sono una scrittrice (e una lettrice)
atipica. Di solito la risposta standard a questa domanda è “sono nata con una
penna in mano e una storia nel cuore!”, mentre io ho sempre odiato leggere. Non
scherzo: il massimo che sopportavo da bambina era Topolino, e quando dovevo
scrivere un tema a scuola era da mettersi le mani nei capelli. Poi in terza
media ho fatto un ultimo tentativo con la lettura e ho finalmente capito quale
era il problema: non mi piacevano i romanzi da bambini! Ho abbracciato King,
Cornwell e Reichs e non li ho più abbandonati. Allo stesso modo la mia passione
per la scrittura è nata molto tardi, ben dopo i vent’anni. Mi stavo lamentando
con la mia migliore amica (e ora beta reader di fiducia) sulle trame, su come
fossero tutte uguali e noiose, e lei ridendo disse “perché non scrivi tu un
romanzo?”. L’ho presa in parola!
Qual è stato il tuo primo testo?
Ufficialmente Betty’s
Place, un urban fantasy edito da Alcheringa Edizioni. Ufficiosamente invece
è Basalt, CO, anch’esso un urban
fantasy che dopo circa 400 pagine si è arenato e non ho mai concluso. Chissà se
prima o poi…
Quale genere letterario ti è più affine? Quale invece non
riesci a leggere e/o a scrivere?
Come generi spazio in tutto quello che è fantastico, amo
le contaminazioni fra fantasy, fantascienza e horror, mentre ultimamente mi sto
dedicando quasi solo al M/M romance, complici anche le scelte editoriali riguardo
l’urban fantasy, che è passato di moda (o almeno così dicono). Un genere che
proprio non riesco a sopportare (e fa un po’ ridere dato che amo l’M/M romance)
è l’erotico M/F, cioè quello classico fra uomo e donna. A volte provo a
leggerlo, e in uno o due casi ho trovato dei romanzi interessanti, ma
solitamente mi deludono, e non poco. In generale se una storia è basata
solamente sulla storia d’amore e il sesso, non mi fa impazzire.
Come è stato il tuo percorso verso la pubblicazione?
Come è nata l’idea di Occhi
di Ghiaccio? Cosa ti ha ispirato?
Dopo aver letto una recensione di Sopravvissuti (il mio secondo romanzo, un distopico), mi sono resa
conto che non potevo continuare a tergiversare quando si parlava di amore. È il
mio tallone d’Achille, sia nella lettura che nella scrittura, e così mi sono
detta “scrivi un romance e fatti passare la paura!”. La storia invece è nata
dalla mia mente malata, che in uno dei miei sogni a occhi aperti mi vedeva
famosa come J.K. Rowling, con stuoli di attori hollywoodiani pronti a chiedere
la mia mano. A quel punto è stato semplice trasformarlo in una storia d’amore
fra due uomini.
Quando Jess si ritrova sul set del film Occhi di Ghiaccio, crede di avere davanti l’opportunità della vita: il suo romanzo più famoso approda al cinema catapultandolo nell’Olimpo degli scrittori.
Ciò che non si aspetta, però, sono le attenzioni di Adam, l’attore protagonista del film, affetto dal peggior caso di colpo di fulmine mai visto.
Nonostante tenti di rifiutare l’attore e ciò che inizia a sentire per lui, Jess si rende conto di non potersi opporre all’attrazione che prova, e soprattutto ai sentimenti, e si arrende ad Adam.
Ma riuscirà a sopportare di dichiararsi, non ad Adam, ma al mondo intero? Riuscirà ad accettare se stesso e a farsi accettare dagli altri?
Quanto c’è di te in questo testo?
Beh, dalla mia precedente risposta avrete capito che c’è
moltissimo. Specie nel percorso del protagonista, che inizialmente non è solo
spaventato dalla propria omosessualità, ma anche se ne vergogna, e solo con il
tempo ha il coraggio di accettarla e accettarsi. Io non sono omosessuale (credo
che mio marito avrebbe qualcosa da ridire se così fosse!), ma sicuramente
vorrei avere il coraggio che contraddistingue tutti i miei protagonisti.
Hai mai affrontato il “blocco dello scrittore”? Come lo
hai superato?
Io ogni anno sono preda del blocco dello scrittore, che i
comuni mortali chiamano vacanze
scolastiche. Scherzi a parte, ogni estate fra Simpson, Cars e “Mamma!!!!!
Aiutami!!!!!”, scrivo ben poco. Riprendere non mai facile, è un procedimento
lungo e faticoso. Io mi sforzo, cerco di tirare fuori almeno qualche frase, e a
poco a poco gli ingranaggi si oliano e riparto. Caparbietà, ecco come risolvo i
problemi.
Cosa vuoi comunicare con il tuo Occhi di Ghiaccio?
Ci sono due protagonisti, e credo che entrambi lascino
qualcosa di sé al lettore. Jess come ho detto è spaventato dalla propria
omosessualità, e alla fine del romanzo trova il coraggio di affrontare non solo
il proprio giudizio ma anche quello degli altri, specie di chi lo ama e
rifiuta. Adam, d’altro canto, per tutto il romanzo attende pazientemente che
Jess faccia coming out, fino a giungere al punto di rottura: l’amore non
risolve sempre tutte le cose. A volte semplicemente si deve rompere una
relazione per non perdere se stessi.
«Sai, dovresti masticare con più calma quella gomma. Finirai per romperti un dente.» Adam ringhiò a Josh, proprio come un lupo rabbioso.
«Perché non vai a...» «A quel paese, lo so,» lo interruppe Josh.
«Me l’hai detto sei volte negli ultimi due giorni. Forse dovresti smetterla con le gomme e passare alla camomilla. E prima che ti scomodi a dirlo: vaffanculo, Josh.» Adam non seppe cosa rispondere. Guardò Josh, bloccato con delle fascette da elettricista sui polsi, nonostante fossero in pausa. La scena nella miniera era piuttosto semplice: il grande e virile Connelly arrivava a salvare il suo amato, rapito dal cattivo di turno, subito prima che l’intera miniera crollasse. Anche se Adam non riusciva a capire perché Josh si ostinasse a tenere ai polsi quelle fascette: gli segavano le carni e la posizione era scomoda. Magari era un amante del BDSM. Sorrise all’idea di Amélie con frusta e manette e capì di essere stato uno stronzo. «Scusami. Non volevo.»
Cosa pensi del Self-Publishing?
Ahi, tasto dolente! Come lettrice sono sempre molto
scettica rispetto ai romanzi auto-pubblicati, e la colpa è di quegli
pseudo-romanzi che sono in realtà spazzatura con una bella copertina. A volte è
difficile trovare qualcosa di buono in mezzo a tanto pressapochismo. Come
autrice invece sono sempre stata contraria al self-publishing: io non volevo
pubblicare a tutti i costi il mio romanzo, volevo che una CE mi dicesse che
avevo la stoffa per essere scrittrice. Il mondo dell’editoria tuttavia sta
mutando rapidamente in questi ultimi anni, e forse non potrò permettermi di
pensarla così ancora a lungo.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Nel mio futuro c’è un altro M/M romance, già sotto
contratto con Triskell Edizioni, che dovrebbe uscire fra un annetto, mese più,
mese meno. Finora è il mio romanzo preferito, quello che più rispecchia la mia
personalità. Racconta una storia d’amore fra due ragazzi nella più classica
delle high school americane, con cheerleader, bulli e balli scolastici, e
mostra i vari modi in cui le persone attorno a noi accolgono l’omosessualità.
Appena quel nano malefico che risponde al nome di mio
figlio riprenderà la scuola, io rimetterò le mani su un altro M/M, che a giugno
era andato in letargo. Riuscirò a finirlo? Chissà… Però propongo di vietare per
legge le vacanze estive scolastiche, per il bene di noi autori-genitori!
Grazie a Susan Moretto per averci dedicato il suo tempo.
In bocca al lupo e buona scrittura!
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