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30 novembre 2017

INTERVISTA - Barbara Pascolieri e Polvere di fata

Nuova intervista, oggi conosceremo meglio Barbara Poscolieri, la sua passione, il suo ultimo romanzo e i suoi piani per il futuro.

Barbara Poscolieri nasce a Roma nel 1983. Dopo essersi laureata in Medicina e Chirurgia e aver conseguito la specializzazione in Medicina dello Sport si trasferisce a Venezia, dove attualmente vive e lavora. Quella per la professione medica è la sua seconda passione, perché al primo posto c’è da sempre la scrittura. Nel 2013 ha esordito con il romanzo fantasy “Ombra e Magia” (GDS Editrice) e negli anni successivi si è dedicata soprattutto ai racconti brevi, in particolare di genere fantastico, molti dei quali presenti in antologie e raccolte. Nel 2015 vince il concorso letterario Creep Advisor con il racconto horror dal titolo “Il boia di Roma”, presente nell’omonima antologia. Nel 2017, viene pubblicato il suo primo romanzo mainstream: “Crash” (Dunwich Edizioni), vincitore del concorso Dunwich Life.


Benvenuta su Peccati di Penna Barbara Poscolieri! Quando hai scoperto la passione per la scrittura?
Grazie per l’ospitalità, è un piacere essere qui. Ho sempre avuto la tendenza a inventare storie, credo sia una cosa che facciamo più o meno tutti da bambini quando giochiamo, da soli o con gli amici. Però la voglia di metterle su carta è arrivata solo negli anni del liceo: in quel periodo ho iniziato a scrivere le prime avventure, rigorosamente fantasy, mi sono lanciata nei primi progetti e ho piantato il seme per quella che sarebbe diventata a breve una delle mie passioni più grandi.

Qual è stato il tuo primo testo?
Il mio primo tentativo è stato un fantasy molto molto classico, molto molto influenzato dalle mie letture di quel periodo (Tolkien e Brooks tra tutti). Era nato come una sceneggiatura per un fumetto, che poi ho iniziato pian piano a trasformare in romanzo, ma non se ne è fatto nulla né dell’uno né dell’altro. Per fortuna, direi: era un’opera giovanile con tanti difetti, anche se scritta con entusiasmo.
Per quanto riguarda invece le pubblicazioni, il mio primo libro è stato “Ombra e Magia” (GDS Editrice), uscito nel 2013: è un romanzo fantasy, sebbene decisamente atipico perché più focalizzato sull’introspezione psicologica della protagonista che non sugli elementi più tipici del genere. Sono felice di aver esordito con un fantasy perché, anche se le mie pubblicazioni successive sono state di narrativa generale, il fantastico è un genere che amo e a cui periodicamente ritorno.

Quale genere letterario ti è più affine? Quale invece non riesci a leggere e/o a scrivere?
Durante una presentazione mi hanno descritto come un’autrice con un piede nel fantastico e uno nel reale e devo dire che è una definizione che mi piace tantissimo e che rispecchia i miei gusti letterari sia come lettrice che come autrice.
Da una parte, infatti, è forte il richiamo del mondo fantastico, di cui mi appassionano quasi tutti i generi, dal fantasy alla fantascienza, dall’horror al distopico. Dall’altra, ho un gran bisogno di realtà e la narrativa generale occupa tanti scaffali della mia libreria.
I generi che invece non digerisco molto sono il romance, il giallo e il weird. Credo che la motivazione sia la stessa per tutti e tre: per una ragione o per un’altra non riesco a seguirli, quindi finisco per annoiarmi.

Come è stato il tuo percorso verso la pubblicazione?
La mia prima pubblicazione (“Ombra e Magia”, GDS, 2013) è arrivata per caso: avevo un blog in cui scrivevo le avventure a puntate di questa insolita eroina fantasy e su consiglio di alcuni lettori ho provato a riunirle in un romanzo e a inviarle a qualche casa editrice. La GDS ha risposto per prima e da lì sono partita. Partita in tutti i sensi, perché da quel momento ho iniziato a interessarmi al mondo dell’editoria, ad approfondire la mia conoscenza delle case editrici e dei miei colleghi esordienti e a coltivare con maggior impegno la mia passione, cercando di migliorare scrittura e storie. Ho scritto tantissimo negli anni che mi hanno separato dalla seconda pubblicazione (“Crash”, Dunwich Edizioni, 2017), che in quel caso è stata fortemente voluta: ho infatti vinto un concorso indetto dalla casa editrice per lanciare la nuova collana di narrativa, ottenendo la pubblicazione. Ne vado molto orgogliosa perché finora è la storia a cui sono più legata, liberamente ispirata (e dedicata) alla figura di Alex Zanardi.
Quest’ultima pubblicazione (“Polvere di fata”, Lettere Animate, 2017) ha avuto un percorso più lungo, subendo tante modifiche e tanti cambi di casa. Alla fine è approdata a Lettere Animate e vediamo come andrà.

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TITOLO: Polvere di fata
AUTORE: Barbara Poscolieri
EDITORE: Lettere Animate Editore
GENERE: Narrativa
PREZZO: ebook 2,99 € | cart. 12 €
PAGINE: 192
Come è nata l’idea di Polvere di fata? Cosa ti ha ispirato?
Come dicevo, c’è stato un periodo tra la mia prima pubblicazione e la seconda in cui ho scritto moltissimo, dedicandomi in particolare ai racconti. Molti di questi avevano un tema comune: una ragazza semplice, una di quelle che possiamo avere nella nostra cerchia di amici, che per una delusione che a lei sembra gigantesca ma che in realtà è solo una delle tante della vita, si lascia andare a un mondo “facile”, fatto di relazioni superficiali, alcol, droga. Forse inconsciamente, avevo già cominciato a considerare quei racconti un blocco unico, ma un giorno li ho rielaborati cucendoli addosso a Chiara, la protagonista del romanzo.
Si può dire quindi che a ispirarmi siano stati proprio quei racconti, in particolare il primo che ho scritto, anche se è innegabile che il tema della rinascita sia uno di quelli a me più cari. Non è un caso se finora è stato sempre presente in tutti i miei libri e in molti dei miei racconti, di qualunque genere.
L’Ocean è il locale più esclusivo di Roma, ma nasconde un volto marcio, fatto di sesso, alcol e quella che chi lo frequenta chiama “polvere di fata”: cocaina.Chiara, appena uscita da una relazione che l’ha lasciata distrutta, conosce Simone, il bel proprietario, che si presenta offrendole facili soluzioni di evasione. È l’inizio della discesa.Tra piccole rinascite e nuove cadute, Chiara cerca di riprendere il controllo della propria vita, sempre con l’ombra dell’Ocean ad incombere su di lei.
Quanto c’è di te in questo testo?
In “Polvere di fata” ci sono soprattutto i miei luoghi. Il romanzo è ambientato a Roma, la mia città, ma non si tratta solo di questo. In ogni posto, città o paese che sia, ognuno ha degli angoli che considera in qualche modo suoi, in cui ha passato tanto tempo e in cui continua a tornare, in cui si rifugia nei momenti tristi e in cui va a festeggiare in quelli felici. I miei sono tutti in questo libro: Castel Sant’Angelo e San Pietro prima di tutti, che sono il pezzetto di Roma che avrei voluto mettere in valigia quando mi sono trasferita; Villa Borghese e il suo laghetto, che per me è ancora il mio giardino; la zona universitaria, in cui ho passato sei anni della mia vita. Insomma, non ci sono io in questo libro, ma c’è lo sfondo della mia vita.

Hai mai affrontato il “blocco dello scrittore”? Come lo hai superato?
Sarò onesta: no, non mi sono mai trovata di fronte alla pagina bianca senza sapere cosa scrivere. Io scrivo per piacere, non per dovere, quindi se in un momento o per un periodo non mi viene da fare questo mi metto a fare altro, non succede niente. Ne sono consapevole e la cosa non mi genera ansia, forse per questo non sono mai arrivata a un vero e proprio blocco.
A volte però vorrei finire cose iniziate che stentano a trovare una conclusione, questo sì.

Cosa vuoi comunicare con il tuo Polvere di fata?
Come dicevo prima, mi interessa molto il tema della rinascita. Quello che ho sempre pensato è che non è tanto importante quante volte si cade o perché o come, è importante rialzarsi. Ho già proposto questo tema con “Crash”, in cui a combattere per tornare in piedi era qualcuno che i piedi non ce li aveva più per via di un incidente che gli aveva strappato le gambe, torno a farlo ora con “Polvere di fata”, in cui a cadere è Chiara. Lei lo fa per ragioni se vogliamo più futili (anche se proprio per questo più facili da capire) e deciderà spontaneamente di intraprendere quella discesa che la porterà a toccare il fondo, ma il risultato è comunque doloroso. Il mio intento è scavare in questo dolore e mostrare che si può provare a uscirne.
La prima volta che Chiara tirò cocaina non lo fece con l’idea di provare qualcosa di diverso, di aggiungere una nuova voce all’elenco delle esperienze da fare nella vita o di dare una sferzata di euforia alla serata.
Erano cose che giudicava insignificanti.
La prima volta che tirò cocaina lo fece con la volontà di farsi del male.
Esattamente come tutte le altre.
Cosa pensi del Self-Publishing?
Domanda spinosa e anche qui voglio rispondere con sincerità.
Penso che sia un’arma a doppio taglio: da un lato dà un’alternativa all’editoria tradizionale proponendo qualcosa di nuovo che può gratificare di più dal punto di vista artistico ed economico l’autore, dall’altro questa facilità di pubblicazione si può rivelare un disastro se si comincia a immettere sul mercato prodotti di pessima qualità. Il punto è che chiunque può pubblicare qualunque cosa, ma a mio avviso pubblicare è più una conquista che un diritto.
Con questo non voglio dire di essere contraria al self-publishing o che sia sinonimo di bassa qualità, assolutamente. Ogni anno leggo un buon numero di libri self e ho scoperto autori più che meritevoli, che non faticherebbero certo a trovare una loro collocazione anche nell’editoria tradizionale. Quello che auspico è anzi che il mondo del self-publishing si sviluppi ancora meglio, in modo da garantire una sorta di livello minimo di pubblicabilità, perché credo che i primi a risentire dell’influenza negativa dei (troppi) libri self decisamente impubblicabili siano proprio quegli autori self che propongono invece ottimi testi e che troppo spesso finiscono nello stesso calderone dei primi.

Quali sono i tuoi progetti futuri?
Ho da poco terminato un romanzo fantasy scritto a quattro mani e ho iniziato a inviarlo a qualche case editrice. Dita incrociate per i prossimi mesi!
Adesso invece sto scrivendo una storia a metà tra la fantascienza e l’ucronia, basata sul viaggio nel tempo. Mi sta portando via un sacco di tempo in documentazione e pianificazione, ma mi sta anche appassionando molto. Spero di riuscire a finire entro la prossima estate.
Non mi dispiacerebbe nemmeno fare una raccolta a tema di racconti brevi, che continuo a scrivere tra un romanzo e l’altro (ma anche durante la scrittura di un romanzo: quelli si intrufolano sempre!), ma è un’idea che credo dovrà aspettare ancora un po’.

Grazie a Barbara Poscolieri per averci dedicato il suo tempo. In bocca al lupo per tutti i tuoi nuovi progetti!

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