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19 maggio 2017

INTERVISTA - Stefano Veroux e La Rocca delle Ingrate

Nuova intervista, oggi su Peccati di Penna: Stefano Veroux.

Stefano Veroux , sposato, tre figli, vive a Milano e si occupa da oltre vent’anni di comunicazione a favore di multinazionali, ministeri e enti. Esperto di relazioni pubbliche e ufficio stampa è specializzato in comunicazione pubblica, corporate, tematiche ambientali, politica, crisis management e marketing territoriale. Alcune descrizioni di luoghi e figure istituzionali presenti nel romanzo, sono state ispirate da esperienze professionali dell’autore. Per qualsiasi richiesta di chiarimento o semplicemente per contattarlo lo trovate presso la pagina Facebook dedicata a La Rocca delle Ingrate.

Benvenuto su Peccati di Penna, Stefano! Quando hai scoperto la passione per la scrittura?
Bentrovata e grazie per avermi ospitato. Con le parole, dette o scritte, ci vivo da oltre 30 anni. Mi occupo di comunicazione, marketing e pubbliche relazioni. Quindi ho sempre scritto per conto terzi e da qualche anno scrivo anche per me stesso.

Qual è stato il tuo primo testo?
Nel 2013 ho pubblicato La Rocca delle ingrate, un giallo con forti contaminazioni storiche legate al mondo cattolico. Tengo a precisare che non ha nulla a che vedere con Brown o Cooper, autori che apprezzo, ma non tratto di Graal, Rosacroce o Templari. A dicembre ho pubblicato il sequel, Dalla parte del buio.

Quale genere letterario ti è più affine? Quale invece non riesci a leggere e/o a scrivere?
Divoro gialli e storici ma non disdegno la letteratura con L maiuscola e la saggistica. Sicuramente i romanzi rosa e gli erotici contemporanei, non sono presenti nella mia libreria. Ho provato pure a scriverne uno, mai pubblicato perché il commento più lusinghiero è stato: "Mi sembra un blando erotico depressivo".

Come è stato il tuo percorso verso la pubblicazione?
Mi sono documentato ed ho constatato che l'esordiente non rientra fra le scelte editoriali delle grandi e medie case editrici. Temo che gli ultimi esordienti siano stati Giordano, Avallone e Saviano. Avendo la fortuna di essere in grado di curare tutti gli aspetti necessari per realizzare un prodotto editoriale di qualità, ho optato per l'auto pubblicazione.

Come è nata l’idea de La Rocca delle Ingrate? Cosa ti ha ispirato?
Siamo ciò che leggiamo, i luoghi che visitiamo, le persone che frequentiamo. Quindi dai filoni letterari conosciuti e dall'esperienza, pian piano è venuto fuori un contesto narrativo. Nel romanzo è evidente che sono siciliano, che amo il medio evo evoluto e moderno di Federico II di Svevia, che frequento per lavoro Ministeri e mondo politico e che gli ecclesiastici, in famiglia, non sono una rarità. L'ispirazione invece è venuto dalla cronaca, ovvero i cybercrime, che sempre più evidenti, stanno diventando una forma di crimini che la narrativa, almeno italiana, non ha ancora appieno sondato. 
Era Parravicini, dirigente della Polizia Postale di Milano, è alle prese con un insolito reato: su migliaia di conti correnti transitano ingenti cifre di danaro provenienti da tre conti cifrati esteri, somme, che vengono subito dopo versate a beneficio di ONG e aziende No Profit sparse in tutto il mondo, senza che i sofisticati sistemi di sicurezza degli istituti bancari rilevino alcuna intrusione esterna o anomalia. La Rocca delle Ingrate è un isolotto inaccessibile di proprietà vaticana popolata da una milizia armata, composta esclusivamente da religiose, la compagnia femminile della Guardia Palatina. Le donne sono confinate in un quotidiano fuori dal tempo, dove convivono consuetudini medievali e cerimonie d’investitura. Incontrerete, durante la lettura, esperti informatici del Cyber Command Statunitense e il Prefetto dei Sacri Palazzi Vaticani, mercenari serbi e docenti di storia medievale. Cosa mette in relazione fra loro personaggi così distanti ? Lo scoprirete solo leggendo …

Quanto c’è di te in questo testo? 
Abbastanza, anche se tengo separati i miei personaggi dalla mia vita personale. Invece luoghi e contesti sono frutto della mia esperienza. Tutte le ambientazioni, sono luoghi che conosco bene e molti contesti narrati sono credibili perché legati a esperienze lavorative che ho vissuto in prima persona.

Hai mai affrontato il “blocco dello scrittore”? Come lo hai superato?
Sinceramente no, perché non dovendo rispondere a nessuno di cosa e di come scrivere, non ho avuto alcun blocco da superare. Se non ho in testa una storia da raccontare, semplicemente non scrivo. Di norma, appena trovo un'idea, la plot esce fuori in una ventina di giorni. Poi scrivere, affinare e approfondire, diventano un fatto tecnico.

Cosa vuoi comunicare con il tuo romanzo La Rocca delle Ingrate?
Nessun messaggio di portata universale, ma mi piace pensare che chi legge questo o gli altri romanzi da me scritti, ha l'opportunità di fare un piccolo viaggio nel bello della nostra storia e del nostro patrimonio culturale. Comunque qualche spunto di natura politica, legato all'attualità, si può cogliere.

Cosa pensi del Self-Publishing?
Credo che sia una bella opportunità. Negli USA è una realtà con la quale gli editori devono fare i conti. Da noi stenta a decollare, ma sono ottimista. Partecipo da qualche anno, in qualità di lettore, a un importante concorso letterario per inediti. Ho notato che la qualità media cresce di anno in anno, sia sotto il profilo della trama che sulla cura dello scritto. Sono incappato in inediti che un editore attento farebbe bene a leggere invece di puntare "sull'usato sicuro".

Quali sono i tuoi progetti futuri?
Ora sto scrivendo il terzo capitolo del filone de La Rocca delle Ingrate. Poi sono un paio d'anni che butto giù idee su un romanzo distopico. Vedremo un po' cosa riuscirò a fare...

Grazie a Stefano Veroux per averci dedicato il suo tempo. In bocca al lupo e buona scrittura!

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