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26 giugno 2014

INTERVISTA - Silvestra Sorbera

Una nuova intervista su "Peccati di Penna", vi presento Silvestra  Sorbera.

Silvestra Sorbera, classe 1983, una laurea in Scienza della Comunicazione conseguita nel 2004 presso l’università di Catania. Subito dopo la laurea inizia a scrivere per il quotidiano La Sicilia conseguendo l’iscrizione all’albo dei giornalisti pubblicisti, ha collaborato con diversi periodici cartacei e non. Negli anni ha partecipato a diversi concorsi letterari spesso con buoni esiti pubblicando anche alcuni racconti e aforismi.
Nel settembre del 2013 pubblica una storia per bambini (Simone e la rana) e a dicembre un saggio letterario-cinematografico.
Vita da sfollati è la sua terza opera letteraria. Attualmente vive a Torino, collabora con due quotidiani on-line (Italia24ore e Torinofree) e scrive nel suo blog.






Quando hai scoperto la passione per la scrittura?

La passione è nata molto presto, credo sin da bambina, certo in forme diverse. Il fatto di amare la lettura mi ha portato alla scrittura. Da bambina trascorrevo spesso i pomeriggi in ufficio da mio padre e, per ingannare il tempo, mi mettevo a battere sui tasti della sua macchina per scrivere e scrivevo storielle, brevi, cose da bambina, romanzavo la giornata. Poi negli anni mi sono avvicinata ai vari giornalini della scuola e poi, più avanti alla scrittura creativa.

Quali generi senti più vicini a te? Quali invece non gradisci?

Se parliamo di generi da leggere mi fiondo su tutto. Leggo tutto senza distinzioni, sono curiosa e quindi se mi parlano bene di un libro o mi incuriosisce il titolo o la copertina lo leggo senza distinzioni di genere, poi magari non mi piace. Quando scrivo invece sento molto più vicina la narrativa o il giallo, credo di non riuscire a scrivere un fantasy, no perché non mi piaccia ma, non credo di avere tutta questa fantasia per realizzarne uno, i temi quotidiani mi sono molto più vicini.

Avendo esperienza in ambito giornalistico, hai potuto constatare le differenze tra scrittura creativa e scrittura volta alla cronaca. Per cosa ti senti più portata? Cosa ti alletta maggiormente?

Sicuramente il giornalismo e la cronaca giornalistica. Non sono una scrittrice anche se scrivo per mestiere. Io lavoro con la scrittura e, in ogni pezzo, in ogni articolo che viene pubblicato c’è una storia ma c’è molta differenza tra la produzione di un pezzo di cronaca e la scrittura di un racconto. La cosa più bella è scrivere un pezzo di cronaca dove tra un rigo e l’atro scorrono sentimenti di vita vissuta. Ecco questo sarebbe perfetto.

Cosa pensi dei concorsi letterari? Utili, inutili, tutta esperienza?

Sinceramente ho partecipato a qualche concorso a volte è andata bene altre volte no. Sicuramente il fatto di confrontarsi con altri autori e con persone qualificate è importante, per come la vedo io bisogna partecipare senza guardare però al risultato finale. Della serie l’importante è partecipare.

Come sei arrivata a Lazy Book? Qual è stato il tuo percorso?

Avevo inviato “Vita da sfollati” ad alcuni editori che trattavano racconti brevi. La Lazy, nella persona di Mariantonietta Barbara mi ha contattato dicendosi entusiasta del racconto. Così, tra le varie proposte ricevute ho scelto loro. Sono, anzi siamo, una piccola realtà che ha voglia di crescere e vuole farlo bene, proprio per questo ad ogni testo e ad ogni autore è dedicata un’attenzione notevole fatta di scambi d’idee, proposte, tutto fatto insieme e, l’autore in nessun momento si sente “solo”.

Vita da sfollati narra la storia di un amore, e riesce a far rivivere al lettore uno spicchio di passato. Cosa ti ha ispirato? Quanto c’è di reale in questo racconto?

L’amore di Biagio e Mita è quello di tanti uomini e donne di circa ottant’anni, i nostri nonni. La storia infatti parte proprio dalla vita dei miei quattro nonni, dai loro racconti di vita giovanile e da quello che mia madre e mio padre mi raccontavano e mi raccontano di loro, ma anche dei loro nonni, zii, insomma, una storia articolata che può essere la storia di tutti. In particolare è vero che mio nonno venne scambiato per tedesco durante lo sbarco alleato, così come è vero che mia nonna trovò il suo anello di fidanzamento dentro un uovo di pasqua fatto confezionare in una rinomata cioccolateria di Catania.

Che rapporto hai con il passato?

Ottimo. Il passato ci insegna tante cose, spesso ci spiana la via,  ci riempie di ricordi, belli o brutti, fa la nostra storia, quella che racconteremo a figli e nipoti.

Qual è la soddisfazione più grande ricevuta in ambito letterario? Un riconoscimento? Un commento? Un’esperienza?
Ho avuto qualche riconoscimento nel passato ma la cosa più bella è quando un lettore, un perfetto sconosciuto, dice di aver provato qualcosa leggendo i libri. Per “Commissario Livia” in molti mi dicono di aver riso e riflettuto su alcune tematiche, per “Simone e la rana” le mamme e le nonne hanno imparato insieme ai bimbi le filastrocche che fanno da corredo al testo e, per “Vita da sfollati” diverse persone mi hanno detto di essersi emozionate. Forse è questa la cosa più bella, sapere di aver regalato un quarto d’ora di emozione a qualcuno.
 

Cosa pensi dell’attuale panorama editoriale? E del Self-publishing?

L’argomento meriterebbe interi trattati. Ad ogni modo l’editoria, così come un po’ tutti i settori sono in crisi, fare un libro costa, specie se cartaceo, gli editori difficilmente investono sugli esordienti, forse per paura di fare un flop e, di esordienti ce ne sono tanti così, molti, si rifugiano nell’auto pubblicazione, cosa che ho fatto anche io con “Simone e la rana” e “La forma dell’acqua. Camilleri tra letteratura e fiction”. Il problema è che nel grande calderone del Self-Publishing si trova di tutto e, un lettore che ha speso diversi soldi comprando libri di autori indipendenti che poi non sono piaciuti o sono pieni zeppi di errori, è poi sfiduciato a comprare altri testi magari belli.  Ecco perché spesso il sentire comune è che chi si autopubblica in realtà è uno scarto editoriale ma, non è così. Ne è un esempio Viola Veloce che dopo aver scalato le classifiche di Amazon, e quindi l’auto pubblicazione, ha rieditato il suo testo “Omicidi in pausa pranzo” con la Mondadori. Lo stesso vale per Elisa S. Amore, e poi ci sono anche autori molto bravi che continuano per la via dell’indipendenza letteraria come Silvana Sanna, Riccardo Pietrani, Oreste Patrone.

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Fare il conto alla rovescia per l’inizio delle ferie, nel frattempo sto scrivendo un paio di cose e poi chissà.


Grazie Silvestra per la bella intervista e per il tempo che ci hai dedicato.

Grazie  per la possibilità che mi avete dato e grazie a voi che mi avete letto. Buone vacanze.

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